Ammaniti, Niccolò - Ti prendo e ti porto via

Raskolnikov

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OK, provo a rompere le uova nel paniere.
Premessa:
Ho cominciato a leggere Ammaniti lo scorso Ottobre, decidendo di leggerlo bibliograficamente e optando quindi per l'acquisto di "Branchie" e: niente male davvero, scorre, è sfrenato, furioso, un bel polpettone onirico e qualche frecciatina critica al malcostume mondano (peccato aver già letto "la notte del drive in" di Lansdale che, per inciso, ad Ammaniti se lo mangia).
Ma in molti dicevano: leggiti "ti prendo e ti porto via", leggiti "come dio comanda", vedrai che capolavori.
Calma, dico io, c'è prima "Fango". E "Fango" dico: bè, niente male ancora di più, "lultimo capodanno dell'umanità" (di cui avevo più volte gustato l'ottima trasposizione su pellicola di Risi) è decisamente una perla preziosa, gli altri racconti diciamo: un po' su e un po' giù ma tutto sommato penso: OK, continuiamo, leggiamo codesti capolavori.
E allora, aspettate, ora lo dico... allora compro... sì, lo dico, compro questo "ti prendo e ti porto via"!


Dicevo, lo compro e comincio a leggerlo.
mmmhh

Continuo a leggerlo ma qualcosa non mi va giù, non capisco bene cosa ma comunque, sì, continuo a leggere, alla fine scorre che è un piacere anche se...
...anche se i personaggi non mi piacciono, non mi piace come parlano ma non perchè chissà cosa dicano o cosa non dicano, comunque dai, sebbene sia fortemente tentato di smettere (so che è un'ingiustizia ma la tentazione è forte) mi dico 'continua, continua, se c'è chi lo chiama capolavoro prova a capire perchè!' e infatti continuo e alla fine (inevitabilmente) lo finisco.
E lì finisce, nel senso letterale del termine: finisce! Finisce nel senso che è un libro (per me, sia chiaro) che una volta concluso è concluso e in testa (la mia) rimane poco e niente a cui pensare e nel cuore (il mio) transita un vuoto doloroso (doloroso per la sensazione d'aver perduto tempo) e mi segno sul taccuino: basta Ammaniti, chiuso!
In sintesi: non è scritto male, affatto, anzi è scritto bene, non è magistrale ma ben scritto lo è; non è noioso, tira di fretta e scorre senza intralci e vuoi sempre sapere cosa succederà; non delude le aspettative, infatti una volta che sai cosa succede dopo esserti chiesto 'e ora?' pensi 'cacchio, questo succede? ohibò' ma: alla fine mi chiedo 'cosa mi porterò dietro di questo libro?' e mi rispondo: l'epica scena del poliziotto che molesta i due ragazzacci figli di papà perchè rosica per la macchina del papà.
Ma: nient'altro!
Ciao!
 

anvi

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Devo dire che questo libro mi ha alquanto deluso; personalmente apprezzo i linguaggio esplicito, spesso utilizzato dagli scrittori contemporanei, ma trovo che in questo romanzo Ammaniti si sia ostinato molto spesso ad utilizzare un gergo veramente spiacevole e volgare. A parte lo stile, penso che sia anche piuttosto insensato, privo di contenuti interessanti o messaggi particolari.

Sinceramente dopo la lettura di "Io non ho paura" mi aspettavo qualcosa di meglio.
 

velmez

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io sarò decisamente fuori dal coro...

di Ammaniti avevo letto Che la festa cominci e non mi era piaciuto... allora tutti mi hanno consigliato Ti prendo e ti porto via...
e sinceramente non posso che cadere nello sconforto della banalità e del libro facile... io ho l'impressione che la maggior parte degli autori italiani contemporanei (e putroppo quelli + conosciuti...) non scriva che cose banali e strabanali, hanno paura di osare...
a proposito: non è uno stile crudo... è piuttosto immediato, scorrevole: scrive come parla e non lo trovo un grande merito...
rispetto a Che la festa cominci ha il pregio di aver approfondito un po' di più la psicologia dei personaggi... e l'unico che mi è piaciuto (anche se non mi ha convinto del tutto) è Pietro: se si legge il libro al contrario potrebbe essere un'interessante analisi della psicologia di un bambino sensibile con problemi familiari, che arriva a fare una pazzia che a leggerla sui giornali verrebbe considerata una mostruosità, ma a leggerla qui così... è accettabile: in fondo Pietro è così simpatico...
Ma gli altri personaggi sono banali, tristi, prevedibili...
insomma, un libro leggero, anche troppo scorrevole...
poteva fare di meglio...
 

Sibyl_Vane

Fairy Member
Davvero molto bello! Divertente, coinvolgente... La maggior parte dei personaggi hanno conquistato la mia simpatia. Mi piace il suo modo di scrivere, semplice e diretto, e la narrazione incalzante; non mi sono annoiata mai! La fine mi ha lasciato un po' d'amaro in bocca e molti pensieri per la testa... consigliatissimo! Tra l'altro, vogliamo parlare della mamma del Biglia... l'ho adorata! :D
Sicuramente proverò a leggere anche "Come Dio comanda".
 

Ugly Betty

Scimmia ballerina
E va bene, Ammaniti ha usato un linguaggio talvolta eccessivamente volgare, diretto, privo di filtri letterari. Ma in questo modo ha rappresentato meglio la realtà, la quotidianità di questo paesino sperduto. A me è piaciuta questa scelta.
Ho divorato le quattrocento pagine di Ti prendo e ti porto via, e quella lettera che Pietro manda a Gloria sei anni dopo l'ho trovata 'la ciliegina sulla torta'! :HIPP
Bravo Niccolò, hai scritto un libro come dio comanda. :mrgreen:
 

Des Esseintes

Balivo di Averoigne
Ammaniti narra gli avvenimenti accaduti in un breve lasso di tempo a due personaggi opposti: il timido e taciturno Pietro Moroni, studente delle medie e il grezzo piacione quarantenne Graziano Biglia. Le loro storie si svolgeranno a Ischiano Scalo, immaginario paesello della maremma. Diversi i personaggi che si pareranno sulle loro strade e di cui faremo conoscenza (la Trettel, Pierini, la professoressa Palmieri, Italo, Miele, Mimmo, Gloria...). L'epilogo di entrambe le vicende giungerà non senza sorprendere il lettore.


Avevo letto "Fango" molti anni fa e sapevo cosa aspettarmi: un libro contemporaneo piacione in tutto e per tutto che usa un linguaggio "parlato" che rende lo scritto molto scorrevole. Un perfetto esempio dell'applicazione dello "show don't tell".
Nonostante le poche ore a disposizione ho finito il romanzo in sei giorni e questo vuol dire che quantomeno Ammaniti sa come scrivere qualcosa che sia di gradevole, e poco impegnativa, lettura. Sia chiaro, non siamo davanti a un capolavoro, però si legge con piacere e la curiosità viene solleticata. La cosa che è riuscita meglio all'autore è stata quella di rappresentare situazioni, personaggi e luoghi in cui ognuno può trovare qualcosa che conosce. Alle scuole medie ci sono stati tutti, allo stesso modo tutti (o quasi) hanno avuto un fidanzato o una donna sbagliata. Storie semplici di facile presa (con pennellate di tinte fosche frammiste a colori allegri), questo è il segreto. Forse ho gradito maggiormente la parte dedicata a Graziano (immagino per vicinanza anagrafica). Non ho capito il finale; Ammaniti non è la Reeve, il suo scopo precipuo non è didattico. Quindi per quale motivo i personaggi più retti fanno una brutta fine mentre quelli più disgraziati la passano lascia? Quale era il messaggio da cogliere? Forse perché la vita è dura e non possiede una morale?
E' una lettura che consiglierei come mero svago :)
 
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