SPOILER
Se penso a Norwegianwood la prima cosa che mi viene in mente è “L’assenzio” di Degas.
La solitudine riecheggia in ogni pagina del romanzo che, altro non è che la storia di tante solitudini che NON si incontrano. I personaggi, ciascuno con peculiarità caratteriali distinte, hanno un minimo denominatore che li accomuna: una sorta di male di vivere dovuto al venir meno delle illusioni dell’adolescenza che li schiaccia e li porta a chiudersi in se stessi così che, pur vivendo l’uno accanto all’altro, sono comunque lontanissimi tra di loro, ognuno perso nel proprio mondo interiore, combattuto tra il desiderio di vivere la vita a piene mani e la paura di non essere abbastanza forte per affrontare il mondo esterno e le sue lotte continue.
Allora c’è chi, come Reiko o Naoko, impazzisce e si rifugia in un mondo tanto ovattato quanto irreale, c’è chi pur di non ammettere le proprie mancanze o debolezze usa gli espedienti più meschini per danneggiare gli altri e catalizzare l’attenzione altrui su di sé; c’è chi, come Nagasawa,si nutre di successi per evitare di fare i conti con il vuoto interiore che si porta dentro; oppure c’è chi, come Watanabe, per sfuggire al peso del proprio dolore, si rifugia nella monotonia della routine, dello studio e del sesso occasionale. Altri invece, come Kizuki e come Naoko, incapaci di vedere ciò che di bello si cela inloro, vinti dal senso profondo di inadeguatezza e sfiducia, scelgono ilsuicidio come via di fuga.
Eppure, nonostante la malinconia e l’atmosfera cupa che si respira pagina dopo pagina, Norwegian Wood è un inno alla vita.
Watanabe infatti, dopo aver fatto i conti, all’età di soli 17 e20 anni, con una serie di esperienze negative quali la morte, il cancro, la malattia mentale ecc., esce da questo limbo tra vita e morte e sceglie la vita.
Esce dal suo passato profondamente segnato ma ritemprato. Seguendo il consiglio di Nagasawa smette di autocompatirsi, di assumere un atteggiamento passivo verso la vita, di rimanere inchiodato ad un passato che non può più tornare e decide invece di agire concretamente per costruire un presente di cui essere contento e fiero, pur rimanendo fedele al proprio cuore e alla propria integrità. Finalmente matura,cresce, ritrova se stesso ed è pronto ad aprirsi alla vita adulta.
Norwegian wood è il primo libro di Murakami che leggo. Considerando il clamore del fenomeno Murakami ho comprato questo libro con interesse, entusiasmo e con un grande carico di aspettative…purtroppo però la lettura è stata abbastanza deludente. Al di là degli spuntidi riflessione che offre riguardo a temi importanti come l’amicizia, la perdita, la solitudine, la vita che cerca il modo di andare avanti nonostantela morte, il delicato passaggio dall’adolescenza e l’età adulta ecc. , ho trovato i dialoghi vuoti, banali e a volte piuttosto improbabili. Va avanti a stento, e personalmente mi sono annoiata parecchio. L’impulso di lasciarlo a metà era sempre fortissimo. Probabilmente l’approccio con Murakami è partito col libro sbagliato ma sinceramente non ho trovato in Norwegian wood il capolavoro che molti esaltavano.