Dostoevskij, Fedor - Le notti bianche

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Breve ma intenso, ho apprezzato anche (o dovrei dire soprattutto) il non lieto fine :wink:.
La mia è stata una rilettura, ma posso considerarla come la prima volta, visto che non lo ricordavo affatto e solo grazie ad una coincidenza di eventi ho avuto la possibilità di leggerlo dopo che una utente l'aveva nominato in un botta e risposta sull'autore.
Nel protagonista ho trovato delle assonanze con Leopardi ed anche qualcuna con Bernardo Soares de Il libro dell'inquietudine di Pessoa.

Mi opprimono dei pensieri così strani, delle sensazioni così cupe, delle domande per me ancora così oscure si affollano nella mia mente, - e mi pare di non avere né la forza, né la voglia di risolverle.


Ho scoperto nella mia introduzione che anche Dosto si è trovato in una situazione simile con una donna.
 
Ultima modifica:

Nerst

enjoy member
Ogni riga è sentita. L' autore descrive i sentimenti che lo avvolgono in queste quattro notti , che sembrano concentrare la sua vita in un turbine di sentimenti provati tutti assieme e mai prima di allora. Che cosa pùò succedere in quattro notti? Di tutto, ci si scopre innamorati, dilaniati e diversi. Davvero un' essenza di vita.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Oggi mentre stavo riposando il libro nello scaffale della mia libreria, ho trovato un'orecchietta :mrgreen: con questa citazione sottolineata che prima mi era sfuggita:

Ascoltate, perché non ci comportiamo tutti come fratelli? Perché anche l'uomo migliore è come se nascondesse sempre qualcosa all'altro e gli tacesse qualcosa? Perché non dire subito, direttamente, quel che si ha nel cuore, se sai che non parlerai al vento? Altrimenti ognuno appare più severo di quanto in effetti sia, come se tutti temessero di offendere i propri sentimenti palesandoli molto velocemente...
 

DesertoRosso

New member
Letto d'un fiato durante una mia "notte bianca" (mi sembrava appropriato:D).

Una narrazione limpida e delicata. Una notte magica.
 
P

ParallelMind

Guest
Viene da chiedersi se le notti bianche che si organizzano spesso nelle grandi citta`non prendano proprio inizio da quest'opera.Infondo l'intero libro non e`che un girovagare del protagonista per la stupenda S.Pietroburgo..ogni angolo e`per lui qualcosa di speciale,nel suo cuore.
Cio`che mostra Dostoevskij e`quanto sia inadatto a vivere un sognatore in questo triste e duro mondo reale.Quanto sia fragile il suo sperare,miserevole il suo anelare ad un lieto fine per la tragedia che e`l'immensa solitudine della sua quieta esistenza.
E`come se fosse un angelo,una creatura incorporea,troppo pura e non destinata ai beni e piaceri di questa terra.Incapace di conquistare l'amore della donna che ama proprio perche`vittima dei suoi stessi sentimenti,troppo nobili e virtuosi come i suoi intenti.
Questo sognatore e`come un principe azzurro,destinato a gioire solo nelle favole,li dove il mondo non puo`nulla contro la sua arma piu`grande: il sentimento sincero e profondo che nutre per cio`che ama.
E`un perdente questo sognatore ma come lo si sente ogni lettore che in cuor suo sente,anche se per breve tempo,di esserlo stato,prima di diventare grande,prima che il mondo lo cambiasse.
Inevitabilmente quando lessi questo triste libro il mio pensiero volo`al Giovane Holden,altro protagonista votato alla sofferenza del sognatore,eterno adolescente,che vive sospeso finche`puo`tra cielo e realta`.
 

Jessamine

Well-known member
Ok, dato che ho riletto questo racconto proprio ora, credo lascerò un nuovo commento, visto che quello che già c'era l'ho scritto che ero arrivata sul forum da poco, ero timida e non ancora prolissa come ora :mrgreen:

Ho riletto per la seconda volta questo breve racconto a distanza di pochi anni, e devo dire che le sensazioni che ho riportato da questa seconda lettura sono state le stesse, forse ancora più intense: è un racconto straziante, un onirico viaggio fra le notti pietroburghesi dove un sognatore, una figura fragile ed appassionata, sola, incontra l'animo spaventato di Nasten'ka, una giovane ragazza spaventata da un futuro che tarda a mostrarsi limpido.
Ed è un incontro che ha i contorni di un sogno, un incontro fatto di anime che si schiudono e si raccontano con slancio e passione, con la sincerità che si può avere quando in realtà non si è davvero convinti che quello che si sta vivendo sia davvero un rapporto reale e duraturo, ma piuttosto un rapido scambio, un incontro fugace che durerà solo il tempo di potersi raccontare fino in fondo, per poi svanire.
E il senso di amaro struggimento, la sofferenza del sognatore alle prese con l'inevitabile misurarsi con quella che è la realtà al di fuori di cinque notti bianche mi ha colpito tantissimo.
È un racconto in cui ci si deve perdere, lasciandosi trascinare solo dalle emozioni e dalle sensazioni che lo splendido lirismo di Dostoevskij evocano.
 

Ugly Betty

Scimmia ballerina
L'ho letteralmente divorato e mi è piaciuto tantissimo.
Come dice il caro Marcel Proust, "Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che è offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso". Ecco, io ho letto me stessa in questo breve romanzo, sia in Nasten'ka che nel personaggio maschile 'innominato', e ho avuto modo di sognare un po'. Sembra poco, sembra banale, ma, a mio avviso, è questo l'obiettivo della lettura.
Non avevo mai letto nulla di Dostoevskij. Gli scrittori russi mi incutono timore, a partire dai loro nomi impronunciabili e, soprattutto, inscrivibili e non ho mai avuto il coraggio di affrontare i grandi classici della letteratura russa, temendo di dovermi buttare in mattonazzi scritti con un linguaggio tanto complesso quanto i loro nomi! E invece mi sono dovuta ricredere! Mi si è aperto un mondo! Credo di essermi innamorata di Dostoevskij alla seconda pagina, leggendo questa sequenza: "Quando cammino ho l'impressione che ogni casa mi corra incontro, mi guardi con tutte le sue finestre e mi dica: "Buon giorno, come state? E anch'io, grazie a Dio, sto bene e nel mese di maggio mi aggiungeranno un piano", oppure: "Come state? Domani cominceranno a ripararmi", oppure: "Per poco non sono bruciata! Che spavento!", eccetera. Ho le mie case preferite, ho tra loro delle amiche intime; una addirittura è intenzionata a farsi curare quest'estate da un architetto. Verrò a trovarla appositamente ogni giorno, perché non me la curino male, Dio la protegga!... Non dimenticherò mai l'episodio accaduto ad una bellissima casetta, color rosa chiaro. Era di pietra, così graziosa che sembrava guardarmi con tanta affabilità, ma fissava le sue goffe vicine con tanta alterigia da far rallegrare il mio cuore, quando mi accadeva di passarle accanto. Ecco che la settimana scorsa, ad un tratto, passo per la strada e, non appena ho dato uno sguardo all'amica, sento un grido lamentoso: "Mi pitturano di giallo!". Malfattori! Barbari! Non hanno risparmiato nulla: né le colonne, né i cornicioni, e la mia amica è diventata gialla come un canarino." Per questa ragione mi è venuto quasi un attacco di bile, e finora non ho avuto la forza di rivedere quella poveretta, tutta sfigurata, dipinta con il colore dell'impero celeste." Queste parole hanno fatto breccia nel mio cuore! Uno scrittore che fa parlare un suo personaggio con le case è un genio!
E la conclusione, signori, che spettacolo: Dio mio! Un minuto intero di beatitudine! È forse poco per colmare tutta la vita di un uomo?

10 e lode!
 
Ultima modifica di un moderatore:

Grantenca

Well-known member
Ho appena finito di leggere questo breve libro. Concordo su quanto di positivo è stato scritto in queste recensioni. Si incontrano due anime fragili più portate a vivere in una loro dimensione onirica che nel mondo presente. Purtuttavia il loro incontro è un proficuo scambio di sensazioni, emozioni, stati d'animo che alleviano le loro solitudini e suscitano nel protagonista emozioni nuove che mai avrebbe pensato di provare e che alla fine, pur nella drammaticità dell'epilogo, gli fanno dire più o meno"che un momento di felicità può valere una vita". Bellissimo libro di un grande autore.
 

velvet

Well-known member
Un racconto lungo, più che un romanzo breve che vola via veloce come un sogno, e come un sogno ci lascia però forti sensazioni.
Il sognatore e la ragazza sono due figure che rappresentano sensazioni universali, di cui chiunque di noi ha fatto a suo modo esperienza ed è questo che ce li rende così amabili e vicini, pur nella loro particolarità. Ed è questa universalità dei sentimenti che a parere mio accomuna questo racconto agli altri scritti dell'autore, pur non essendo sicuramente il più rappresentativo della sua produzione.
L'unica nota a demerito per me è stato il linguaggio molto ripetitivo dei discorsi del sognatore, ma questa percezione può probabilmente essere causata dalla traduzione.
 

Ursula

Member
Finito ieri questo libro, che è stato consigliato direttamente da esperti di Dostoevskij qui nel forum :)
Come primo approccio all'autore è stato un successo, anche se con qualche difficoltà iniziale

Ecco il mio commento a caldo, ripreso dall'altra discussione:



Devo dire che non è stato facile entrare nello stile ottocentesco della scrittura... le prime pagine le ho trovate un po' lente, forse anche perchè appunto mi sono interrotta diverse volte, ma poi nel proseguio della lettura ho capito che si trattava proprio di fare un po' "l'occhio" allo stile.

E infatti il libro, concluso, si è rivelato una piccola perla di dolcezza e di umanità.
Un piccolo scrigno.

L'ho trovato un libro di una densità sentimentale incredibile.
Non pesante, retorico il giusto per entrare nel personaggio del "sognatore", che in effetti, ho trovato molto ben rappresentato.

Consigliato, e grazie a voi per avermi introdotta in questo vortice profondo di Dostoevski... ora devo solo recuperare la concentrazione necessaria per portarmi avanti con il prossimo step... e vedere fin quale profondità si può spingere questo russo...
 

MadLuke

New member
Una per me sgradita variazione del maestro

Io che credo di aver letto tutte le opere principali (e non solo) di Dostoevskij, con gran soddisfazione, sono rimasto piuttosto spiazzato da questa sua opera. Se da una parte c'è la consueta perizia del maestro nello scandagliare ogni angusto anfratto e minima piega dell'animo umano, dall'altra mi ha deluso il finale, talmente "onirico", tale da ricordarmi "Il libro dell'inquietudine" di Pessoa.
Lo struggimento per la storia d'amore mancata, proprio a causa del repentino ritorno di un terzo incomodo, è ben presente, anche di più, nella sua successiva opera "Umiliati e offesi" ma mentre nella successiva opera, la frase finale della protagonista (vado parecchio a memoria) "Oh Vanja, cosa abbiamo fatto? Avremmo potuto essere felici insieme, per sempre." è estremamente zuppa di irrimediabile amarezza e rimpianto, le pur vagamente simili parole della frase finale de "Le notti bianche" sembrano invece voler suggerire che un'esperienza, ancorché solo intensamente sognata, è sufficiente per poterci far dire che è come l'avessimo realmente vissuta. Di più: è sufficiente a ritenere una vita degna di essere vissuta. E' proprio in questo senso che mi ricorda l'aspetto onirico di Pessoa (di nuovo vado a memoria): "Colui che sta da un canto del salone, balla con tutti i danzatori...", che così tagliava fuori l'esperienza del corpo.
Ancora: diversamente dai personaggi degli altri romanzi di Dostoevskij, che si pongono come antagonisti della figura innocente e ingenua del protagonista, o anche solo come inconsapevoli ostacoli, ma che tanto basta a renderli odiosi, in questa sua opera non mi è riuscito neanche un momento di disprezzare il suo rivale d'amore, e neanche la fatua Nastenka. Come a ribadire il carattere di assoluta leggerezza del breve romanzo.
A questa sua opera giovanile, seguirono poi le altre, ben più note, di ben altro carattere "ottimistico", molto più realistiche, e forse solo per questo ne rimango disorientato. Forse solo leggendo le opere di Dostoevskij nell'ordine esatto in cui le ha scritte, mi sarei risparmiato questo piccolo disappunto da parte del mio autore preferito in assoluto.

Ciao, MadLuke.
 
Ultima modifica:

Karmelj

New member
Confermo che è il miglior scritto di Dostoevskij da cui partire per scoprire questo scrittore, belli i pensieri liberi del protagonista che vaga per S.Pietroburgo, a volte passeggiando per la mia città penso le stesse cose, finale amaro per il povero protagonista :(
 

madeline88

Member
Questo racconto mi ha fatto compagnia ieri durante un viaggio, una compagnia molto gradita. Dopo poche righe ti ritrovi immerso in una lunga passeggiata per le vie di S. Pietroburgo, immaginandone ogni minimo dettaglio e sentendo sulla pelle lo stato di solitudine del protagonista.
Le anime di due sognatori che si incontrano per caso e scoprono di avere molto in comune, un’intera vita appesa ad un filo e un futuro offuscato e intangibile. Da leggere d’un fiato. Consigliato!


“Invano il sognatore rovista nei suoi vecchi sogni, come fra la cenere, cercandovi una piccola scintilla per soffiarci sopra e riscaldare con il fuoco rinnovato il proprio cuore freddo, e far risorgere ciò che prima commuoveva la sua anima, che gli faceva ribollire il sangue, da strappargli le lacrime dagli occhi, così ingannandolo meravigliosamente.”
 

Nefertari

Active member
Finito oggi e mi ha davvero appassionato. Anch'io come tanti avevo un pò di timore nell'affrontare questo autore ed invece mi è piaciuto moltissimo.

Lo consiglio
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
E' la prima opera che leggo di Dostoevskij e penso sinceramente che sia un capolavoro. Da sempre nutro un certo timore reverenziale davanti ad opere di autori classici ed ho paura di non riuscire ad apprezzarli a pieno. Sto cercando di superare questo gap e penso che leggerò altro di Dostoevskij!
 

velmez

Active member
Primo libro che lego di Dostoevskij, carino, prevedibile il finale, ma la bellezza sta nello stile.
Leggerò di sicuro altro
 
Alto