Dostoevskij, Fedor - Le notti bianche

selen

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Letto in poche ore.
Dialoghi stupendi.
Il mio primo libro di Dostoevskij,non vedo l ora di leggere qualcos'altro!
 

MadLuke

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Letto in poche ore.
Dialoghi stupendi.
Il mio primo libro di Dostoevskij,non vedo l ora di leggere qualcos'altro!

"Umiliati e offesi" è dello stesso genere ma molto più drammatico.

Poi ci sono i capolavori "L'idiota" e "I Karamazov".

Un po' ti invidio perché li hai ancora da scoprire.

Ciao, MadLuke.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Letto in poche ore.
Dialoghi stupendi.
Il mio primo libro di Dostoevskij,non vedo l ora di leggere qualcos'altro!

Mi associo alla "sana" invidia di Mad :wink:, io sono riuscita a finire tutti i romanzi ed ora mi restano solo alcuni racconti (ma molti dei quali introvabili o incompleti). Prosegui pure, non te ne pentirai :).
 

Colibrì94

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Anche per me è il mio primo Dostoevskij e mi è davvero piaciuto davvero molto per continuare la scoperta di questo autore, oltre a "Memorie del sottosuolo", va bene anche "Il Giocatore"?
 

Valuzza Baguette

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Bellissimo,come sempre Dostoevskij crea atmosfere incredibili e in questo caso lo fa con pochi personaggi ma capaci di trasmetterci appieno sensazioni contrastanti,amore,solitudine e disperazione la fanno da padroni e in poche pagine si delinea la vita intera del protagonista,così colma di vuoto da attaccarsi ad ogni scintilla di speranza.
Mi è piaciuto molto e sto iniziando davvero ad apprezzare i romanzi brevi.
 

Trillo

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Questo romanzo breve è il secondo che leggo di Dostoevskij, dopo Povera gente. Scritti nello stesso periodo, questi due libri presentano diverse analogie: dai protagonisti, con le loro caratteristiche e i loro sentimenti, al ritmo e alla struttura del romanzo, oltre all'ambientazione pietroburghese. In entrambi i romanzi, infatti, ci sono due protagonisti, di sesso opposto, soli, non benestanti, e che si esprimono con due stili diversi, uno più colto e raffinato, l'altro più semplice e diretto. In entrambi i casi, l'amore che l'uomo prova per la donna è così intenso e disinteressato da dare senso alla propria vita solo in funzione di lei, senza però essere corrisposto allo stesso modo. Inoltre, come in Povera gente il tempo e l'evoluzione della storia sono scanditi dalle lettere che i due protagonisti si scambiano regolarmente e nelle quali si invitano reciprocamente a scriversi tutto senza reticenze, qui in modo analogo l'incedere della storia è cadenzato dalle notti bianche in cui i due ragazzi si conoscono, si incontrano e rivelano se stessi ed i propri segreti come se si conoscessero da sempre. E come in Povera gente la scansione temporale delle lettere ad un certo punto si interrompe per lasciar spazio ad una sezione dedicata alle memorie di lei, anche qui la scansione delle notti è interrotta da un paragrafo a parte relativo alla storia di Nasten'ka e in cui, tra l'altro, come accade nell'analoga sezione in Povera gente, vediamo come lei si avvicini alla lettura spinta dall'uomo che ama, per poi appassionarsi davvero. Entrambi i libri, infine, si concludono in modo repentino con il distacco finale che, in particolare per il protagonista, chiude la breve parentesi di vita, di passione e di senso in un'esistenza vuota, solitaria e anestetizzata dalle routine della vita.

Ne Le notti bianche il tema della solitudine è portato all'estremo: il protagonista non ha relazioni sociali, vive in se stesso rifugiandosi nei sogni che intesse per sopperire alla mancanza di vita nel mondo reale. La sua estraneità agli uomini, alla società, alla vita, è sottolineata ulteriormente dallo scenario di una città che all'unisono improvvisamente si svuota, e dal fatto che a lui non possiamo associare neppure un nome. La natura improvvisa della conoscenza di Nasten'ka, la velocità con cui la vita del protagonista sembra prendere un'altra piega nell'arco di sole quattro notti con lei, e il brusco distacco finale, contribuiscono ad enfatizzare ulteriormente la condizione estrema in cui vive il protagonista, così come ogni sensazione che prova. D'altra parte, l'incontro stesso con Nasten'ka diventa anche il presupposto per mostrare come la condivisione, l'interesse, l'affetto e l'aiuto reciproco, possano arginare e rendere più lieve questa condizione, risvegliare e rinvigorire un animo intorpidito infondendogli nuovi sentimenti desiderosi di sgorgare prorompenti.

Il Mattino che chiude il libro, nel suo risvegliare metaforicamente il protagonista dal sogno di quelle notti, sembra illuminare e rendere nitida soltanto la triste e solitaria realtà della sua condizione, quasi fosse qualcosa di naturale e immutabile. Eppure, per quanto questo abbaglio accechi per un attimo il protagonista incupendone l'anima, questi non si lascia sopraffare dalla rabbia, dalla disperazione e dalla rassegnazione, ma sembra accogliere quella luce per proiettarla in una direzione diversa. Le ultime frasi del protagonista mi aprono così alla possibilità di riconsiderare le cose secondo una prospettiva alternativa: l'aver potuto vivere intensamente nella realtà per qualche notte, il suo ricordare con gioia la beatitudine di quei momenti senza mai rinnegarli e, nonostante questo, il prendere coscienza che forse questi, da soli, non possono bastare a colmare un'esistenza intera, mi lasciano il pensiero, o forse la speranza, di una persona cambiata, consapevole di un mondo diverso e reale di cui anche lui può far parte, una persona che, con il suo atteggiamento positivo al capovolgimento in peggio della situazione, e con la questione finale che si pone, non si rassegna alla sua condizione e si apre maggiormente alla vita, mettendo da parte le catene dei timori, delle diffidenze e delle abitudini. Per quanto possa essere improbabile, mi piace lasciarmi andare a questi pensieri, in fondo la domanda finale mette tutto in discussione e lascia spazio ad ogni interpretazione.

In generale, mi sarebbe piaciuto sapere qualcosa di più dei protagonisti e della loro storia, assaporare le emozioni dell'innamoramento per Nasten'ka quando invece l'amore del protagonista per lei sembra quasi qualcosa di innato e scontato, e partecipare ai pensieri e alle varie sensazioni dei giorni che precedevano quelle notti piene di vita. Ma credo che tutto ciò non fosse nelle intenzioni dell'autore per una precisa scelta stilistica. Nel complesso mi ritengo soddisfatto da questa lettura, certe sensazioni sono descritte alla perfezione e, nonostante non sia ancora rimasto folgorato dal suo autore, questo libro mantiene viva in me la curiosità di leggere le sue opere più mature.
 

Roberto89

MODerato
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Il primo racconto che leggo dell'autore, la terza opera dopo due romanzi. Inizio col dire che si sente appieno lo stile dell'autore, nonostante la brevità del racconto. I temi che sto imparando ad associare al Dosto sono presenti, almeno quelli che riesco a riconoscere come temi per lui importanti: la povertà, i sentimenti, qui l'amore in particolare, la solitudine. Non manca quel senso di isolamento, quella sensazione che i personaggi non riescano mai a trovare il modo di comunicare fra loro, di dire esattamente cosa sentono, di spiegarsi e aprirsi pienamente con le persone a cui tengono. E per questo ogni sentimento, che sia affetto, amore, simpatia, amicizia, acquista una nota nostalgica, triste, di isolamento a volte quasi insuperabile. I personaggi provano qualcosa che non riescono ad esprimere a parole, o a concretizzare. L'autore ci fa entrare nella loro testa e tutto sembra logico, chiaro, ma poi mille problemi si presentano e comunicare quella chiarezza ad altri diventa enormemente difficile.
Un altro aspetto interessante delle opere di Dostoevskij, almeno per quanto ho notato da quello che ho letto, è il contrasto realistico fra diverse emozioni. Niente è mai semplice, diretto, tutto si complica per un motivo o per un altro, e per quanto sia triste penso che la vita sia davvero così, piena di complicazioni che non vorremmo, nessun sentimento, anche il più puro e bello, è perfetto. Ci sono sempre contrasti, difficoltà, altri sentimenti, difetti, storie passate, ecc. che entrano nel gioco e complicano tutto.

Tornando al racconto, l'ho trovato breve e abbastanza triste. Quello che mi piace è che il messaggio dell'autore non manca mai, e questa è una cosa difficile (o impossibile, a livello editoriale) nei romanzi di oggi. Non si può scrivere per dire qualcosa e abbellirla per intrattenere, bisogna scrivere per intrattenere e poi se ci si riesce (o se si ha qualcosa da dire) inserire il proprio pensiero (ma attenzione, bisogna mascherarlo bene). Questa è una cosa che adoro della letteratura passata, che con qualche difetto rispetto alla narrativa a cui siamo abituati oggi era pur sempre letteratura, arte, pensiero.
Tornando al racconto (per la seconda volta) la storia è breve e un po' triste come dicevo, ci si affeziona ai personaggi solo per lasciarli andare subito dopo. Sarebbe stato bello ritrovarli in un'opera più grande, ma questo è un bisogno nostro, quasi egoistico, non dell'autore. Per lui quei personaggi hanno svolto la loro funzione, e forse è anche un bene che la storia si concluda così, perché nella vita non sempre c'è un lieto fine.
 
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