Mi ricordo quando 13,14 anni fa c'era quella bellissima libreria per ragazzi,ora sostituita da un orribile negozio di abiti hip hop. Era un negozio lungo e stretto, con una saletta sul retro abbellita da alcuni divanetti. Scaffali gialli ricolmi di libri colorati, ceste con i volumi in saldo, la commessa sempre sorridente e un profumo di pagine scritte. Era un'oasi di pace. Mi ci portava mio padre dopo la scuola, o il sabato pomeriggio. Ci stavo almeno mezz'ora e insieme a lui sceglievo i libri migliori. Gianni Rodari, Roald Dahl, Piccole Donne, Mary nel giardino segreto, Pinocchio, Il giro del mondo in 80 giorni, Robinson Crusoe, L'Isola del tesoro, La Gabbianella e il Gatto, i "Piccoli Brividi", o quelli della casa editrice Salani - collana "Gli Istrici" -, con la copertina color crema, che poi esponevo fiera sulle mensole di camera mia. E poi mi piaceva mettere in ordine di colore tutti i libri, una volta arrivata a casa.
A mia mamma piace leggere, ma non ne ha una "ossessione" come papà. Lei se li fa prestare, li legge quando trova del tempo, quindi piuttosto raramente.
Anche la maestra delle elementari, a cui volevo un bene dell'anima, ci ha messo del suo. Lei ci consigliava di andare in biblioteca, che era vicinissima alla scuola. Ma la mia "fase-biblioteca" è durata ben poco: i libri li volevo in camera mia. Volevo guardarli, volevo sfogliarli, volevo rileggere i migliori più e più volte. Come ora, del resto.
Voglio sottolinearli, voglio avere tutto il tempo che mi serve per leggerli, voglio interromperli e riprenderli, voglio conservarli e andarli a rileggere quando mi pare, quando non mi viene in mente qualcosa. Anche questo l'ho preso da mio padre.