Parole

Apart

New member
Pensavo leggendo i commenti e gli spunti di questa discussione che l’idea di Apart di aprire la discussione sulle “parole” e sul loro etimo è bella davvero.

Ho sempre pensato che le parole, o meglio certe parole, in ciascuno di noi, risuonano in modo particolare. Magari per le circostanze in cui sono state pronunciate, o per le persone che le hanno dette, o per qualsiasi altra ragione per cui alcune di esse sono importanti per noi nel momento in cui ci rimandano ad altro, sono cariche di altro, di un qualche metasignificato che tocca dentro qualcosa di nascosto e profondissimo.

Beh.. cosa è in fondo l’etimologia se non la ricerca di ciò di cui l’umanità (e quindi un gran numero di persone come noi) nel tempo ha caricato le parole? Forse è questo che fa delle parole un materiale denso ed a peso specifico altissimo.

Mi vien quasi da dire che il fascino di questa disciplina, l’ etimologia, sia tutto qui.

Uff.. troppo noioso e serio. Rimediamo.

Perché si dice “infinocchiare” per significare il “dare una fregatura” ? L’ho scoperto da poco e lo trovo interessante sebbene di rigorosamente etimologico ci sia ben poco.
Oggi se si va in birreria con mezza chiara si mangiucchiano patatine, noccioline, olive ed anacardi. Gli osti romani invece, quando ancora c’erano le osterie, insieme al quartino avevano l’usanza di servire da sgranocchiare del finocchio che ha la proprietà di pulire bocca e predisporla in modo tale che qualunque vino bevuto a seguire sembra buonissimo, inclusi quelli di bassa qualità o annacquati. Provare per credere. Devo aggiungere altro? :)

Interessante! :wink:
 

Zefiro

da sudovest
l'inappagato desiderio di tornare

"In greco «ritorno» si dice nóstos. Algos significa «sofferenza». La nostalgia è dunque la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare. Per questa nozione fondamentale la maggioranza degli europei può utilizzare una parola di origine greca (nostalgia, nostalgie), poi altre parole che hanno radici nella lingua nazionale: gli spagnoli dicono añoranza, i portoghesi saudade. In ciascuna lingua queste parole hanno una diversa sfumatura semantica. Spesso indicano esclusivamente la tristezza provocata dall'impossibilità di ritornare in patria. Rimpianto della propria terra. Rimpianto del paese natio. Il che, in inglese, si dice homesickness. O, in tedesco, Heimweh. In olandese: heimwee. Ma è una riduzione spaziale di questa grande nozione. Una delle più antiche lingue europee, l'islandese, distingue i due termini: söknudur: «nostalgia» in senso lato; e heimfra: «rimpianto della propria terra». Per questa nozione i cechi, accanto alla parola «nostalgia» presa dal greco, hanno un sostantivo tutto loro: stesk, e un verbo tutto loro; la più commovente frase d'amore ceca: styská se mi po tobe: «ho nostalgia di te»; «non posso sopportare il dolore della tua assenza». "

(da: L'ignoranza, M. Kundera)

Sembra ce ne siano altri cui piace riflettere un po' sul significato delle parole..:)
 

Sir

New member
"In greco «ritorno» si dice nóstos. Algos significa «sofferenza». La nostalgia è dunque la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare. Per questa nozione fondamentale la maggioranza degli europei può utilizzare una parola di origine greca (nostalgia, nostalgie), poi altre parole che hanno radici nella lingua nazionale: gli spagnoli dicono añoranza, i portoghesi saudade. In ciascuna lingua queste parole hanno una diversa sfumatura semantica. Spesso indicano esclusivamente la tristezza provocata dall'impossibilità di ritornare in patria. Rimpianto della propria terra. Rimpianto del paese natio. Il che, in inglese, si dice homesickness. O, in tedesco, Heimweh. In olandese: heimwee. Ma è una riduzione spaziale di questa grande nozione. Una delle più antiche lingue europee, l'islandese, distingue i due termini: söknudur: «nostalgia» in senso lato; e heimfra: «rimpianto della propria terra». Per questa nozione i cechi, accanto alla parola «nostalgia» presa dal greco, hanno un sostantivo tutto loro: stesk, e un verbo tutto loro; la più commovente frase d'amore ceca: styská se mi po tobe: «ho nostalgia di te»; «non posso sopportare il dolore della tua assenza». "

(da: L'ignoranza, M. Kundera)

Molto bella questa...

Vado con un'altra un po' più "leggera"...
La parola alfiere ha un'origine su cui si è a lungo discusso, alcuni la vedevano provenire dalla radice germanica Halp- (soccorso, aiuto), ma manca l'aspirazione. Altri vi rintracciavano la base latina Ferens (che porta), ma sappiamo per certo che la parola è entrata in Spagna per mezzo degli arabi.
Bisogna quindi risalire al pezzo degli scacchi: lo spagnolo alfil, corruzione di alfiro, viene direttamente dall'arabo-persiano al-fil, ovvero l'elefante. Infatti il gioco, nato in India e subito spostatosi in Persia, inizialmente rappresentava sulla scacchiera una tipica formazione di battaglia del luogo, con carri, fanteria, cavalleria e, appunto, elefanti. :)
 

Zefiro

da sudovest
un elefante camuffato da salvadanaio

Molto bella questa...

Vado con un'altra un po' più "leggera"...
La parola alfiere ha un'origine su cui si è a lungo discusso, alcuni la vedevano provenire dalla radice germanica Halp- (soccorso, aiuto), ma manca l'aspirazione. Altri vi rintracciavano la base latina Ferens (che porta), ma sappiamo per certo che la parola è entrata in Spagna per mezzo degli arabi.
Bisogna quindi risalire al pezzo degli scacchi: lo spagnolo alfil, corruzione di alfiro, viene direttamente dall'arabo-persiano al-fil, ovvero l'elefante. Infatti il gioco, nato in India e subito spostatosi in Persia, inizialmente rappresentava sulla scacchiera una tipica formazione di battaglia del luogo, con carri, fanteria, cavalleria e, appunto, elefanti. :)

Uhm... notevole: qs non la sapevo. Grazie Sir...

Non che si possa saper tutto ma tenuto conto di quanto mi piace giocare a scacchi mi chiedo perchè non mi sia mai venuto in mente di chiedermi la ragione del perchè si chiami "alfiere", l'unico tra i pezzi a ben pensarci ad avere un nome che non sia self evident visto che gli altri lo sono (cavallo, regina, torre, etc...)

Uff.. Riflesso condizionato: quando mi sorprendo a non farmi domande sulle cose che mi interessano mi secca sempre un po' :?

Caro alfiere, diciamo che è colpa tua: sei un elefante e ti travesti da salvadanaio... dico io... :W

PS già...chissà perchè mai l'alfiere è rappresentato così... mah!
 
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Zefiro

da sudovest
il salvadanaio che era un vescovo

Come dice Marzullo, fatevi una domanda e datevi una risposta.

da Wikipedia: "L'alfiere viene spesso rappresentato con il copricapo da vescovo dato che nei paesi anglofoni è chiamato appunto Bishop (vescovo)".
 

luxi

New member
Visto che avete parlato di scacchi, ricordo che il termine scacco matto deriva dal persiano shah mat che significa il re è morto.

Io ho un rapporto contraddittorio con la parola maieutica. La trovo fastidiosa da pronunciare, anche se nel farlo mi sembra di compiere comunque un buon esercizio per i muscoli facciali, e la trovo affascinante e appropriata quando con essa si indica il metodo di insegnamento adottato da Socrate.
Secondo lo Zingarelli tale metodo consiste nel mettere in grado l'allievo, mediante il dialogo, di acquistare chiara coscienza delle conoscenze che si formano nella sua mente.
Per la verità non mi appaga molto questa definizione, spero di trovarne qualcuna che mi soddisfi meglio nella spiegazione.
Ciao
 

Zefiro

da sudovest
l'ostetrico delle statue

Visto che avete parlato di scacchi, ricordo che il termine scacco matto deriva dal persiano shah mat che significa il re è morto.

Io ho un rapporto contraddittorio con la parola maieutica. La trovo fastidiosa da pronunciare, anche se nel farlo mi sembra di compiere comunque un buon esercizio per i muscoli facciali, e la trovo affascinante e appropriata quando con essa si indica il metodo di insegnamento adottato da Socrate.
Secondo lo Zingarelli tale metodo consiste nel mettere in grado l'allievo, mediante il dialogo, di acquistare chiara coscienza delle conoscenze che si formano nella sua mente.
Per la verità non mi appaga molto questa definizione, spero di trovarne qualcuna che mi soddisfi meglio nella spiegazione.
Ciao

Cito l’incipit di wikipedia alla voce “maieutica” :

“Il termine maieutica viene dal greco maieutiké (sottinteso: téchne). Letteralmente, sta per "l'arte della levatrice" (o "dell'ostetricia"), ma l'espressione designa il metodo socratico così come è esposto da Platone nel Teeteto. L'arte dialettica, cioè, viene paragonata da Socrate a quella della levatrice: come quest'ultima, il filosofo di Atene intendeva "tirar fuori" all'allievo pensieri assolutamente personali, al contrario di quanti volevano imporre le proprie vedute agli altri con la retorica e l'arte della persuasione (Socrate, e attraverso di lui Platone, si riferiscono in questo senso ai Sofisti). Parte integrante di questo metodo è il ricorso a battute brevi e taglienti in opposizione ai lunghi discorsi degli altri - ovvero la brachilogia - e la rinomata ironia socratica.”

Come spiegazione a me sembra buona, che dici? :?

Una variante di questa idea, "tirar fuori da dentro" eliminando quanto di sovrastrutturale, fuorviante e non necessario, viene ripresa in tutt’altro campo, con le varianti del caso e con pesante reificazione di un qualcosa che per Socrate e Platone era affare prettamente inerente l’uomo, anche da Michelangelo nel suo modo di concepire la scultura. A suo parere la statua esiste già all’interno del blocco di marmo, è lì. Il compito dello scultore consiste nell’eliminare il marmo in sovrappiù che la nasconde.
 
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Sir

New member
Pagano - il termine viene dal latino paganus, contadino, e pagus, villaggio



Riguardo a questo termine, c'è anche un'utile spiegazione.
In tanti si sono chiesti com'è che dai contadini siamo arrivati ai miscredenti. L'ipotesi più accreditata è quella che ritorna agli esordi dell'espansione cristiana a Roma, dove la nuova fede si inserì per prima tra la nobiltà cittadina e solo dopo, molto dopo, riuscì a riunire tutti quelli che abitavano nelle campagne. Da qui l'equazione succitata, un uso così netto del termine viene anche dal fatto che i primi cristiani vedevano se stessi come una vera e propria milizia, una forza organizzata anche se non armata, in contrapposizione con la realtà del pagus.
 

luxi

New member
Sì sì Zefiro, molto meglio.
Sul campo della maieutica Wikipedia-Zingarelli 1-0 allora.

Tre parole allegre e facili che solo recentemente mi sforzo di ricordare e adoperare: stravagante, buffo, bizzarro; in molti casi sostituiscono quel termine "strano" che, come diceva Lello Arena in un film di Troisi: "Che significa strano, strano non vuol dire niente", anche se nel suo caso egli sospettava che fosse pronunciato al posto dell'offensivo "brutto".

Ciao
 

Zefiro

da sudovest
dove meno te l'aspetti: sincera/o

Sincero/Sincera

La parola deriva dalla composizione delle parole spagnole sin e cera (=senza cera). Sembra che gli scultori d’epoca rinascimentale usassero scolpire in unici blocchi di marmo, monoblocco. In caso di errore, scheggiatura, imperfezione ponevano rimedio con la cera. Da qui, un’opera “con cera” era un opera imperfetta e, per derivazione “disonesta”; mentre un’opera “sin cera” (senza cera) invece stava a significare perfetta, onesta. Sincera appunto.

Beh… Come etimo non c’è male, anzi direi che è proprio bello. Pescato leggendo Crypto di Dan Brown. Pensa un po': non si può mai dire dove vanno a nascondersi le cosettine interessanti…
 

asiul

New member
Losco dal latino luscus='cieco da un occhio'. Si dice di chi, per difetto della vista, è costretto a guardare stringendo gli occhi e aggrottando le sopracciglia.
Usato in seguito anche per definire un individuo disonesto (contrario di sincero), es. "Un losco individuo".
 

Sir

New member
Questa è nota, ma vista la sua particolarità, ed il fatto che si riferisce ad una parola comunissima, mi sembrava il caso di metterla.

PERSONA

Ha un'origine etrusca: i romani, nel primo periodo del loro insediamento, assistevano spesso agli spettacoli di strada degli attori etruschi, gli histrio-->istrioni (altra parola con tale origine), e chiamarono così le maschere di legno usate da questi perchè capaci di far risuonare la voce (per-sonàre).
Da qui si passò al personaggio, l'individuo rappresentato sulla scena, e in tempi più recenti al più vasto significato attuale.
 

Apart

New member
Questa è nota, ma vista la sua particolarità, ed il fatto che si riferisce ad una parola comunissima, mi sembrava il caso di metterla.

PERSONA

Ha un'origine etrusca: i romani, nel primo periodo del loro insediamento, assistevano spesso agli spettacoli di strada degli attori etruschi, gli histrio-->istrioni (altra parola con tale origine), e chiamarono così le maschere di legno usate da questi perchè capaci di far risuonare la voce (per-sonàre).
Da qui si passò al personaggio, l'individuo rappresentato sulla scena, e in tempi più recenti al più vasto significato attuale.

Interessante, l'avevo letta anch'io. E' curioso che il suo significato originario faccia riferimento ad una maschera. Dietro una persona, come dietro una maschera, c'è altro, c'è molto di più. C'è qualcosa che non riusciremo mai a cogliere del tutto finchè non ci viene svelato.
 

Zefiro

da sudovest
Questa è nota, ma vista la sua particolarità, ed il fatto che si riferisce ad una parola comunissima, mi sembrava il caso di metterla.

PERSONA

Ha un'origine etrusca: i romani, nel primo periodo del loro insediamento, assistevano spesso agli spettacoli di strada degli attori etruschi, gli histrio-->istrioni (altra parola con tale origine), e chiamarono così le maschere di legno usate da questi perchè capaci di far risuonare la voce (per-sonàre).
Da qui si passò al personaggio, l'individuo rappresentato sulla scena, e in tempi più recenti al più vasto significato attuale.

Si, nota è vero, ma densissima se ci si pensa su. Persona=maschera. Fa riflettere molto. Il caso eccome: bel colpo Sir :wink:
 

Zefiro

da sudovest
Speciàle: dal latino, “specialem”, da “specie”, “figura”, “immagine”. Indicante appartenenza o dipendenza. Particolare ad una specie, in opposizione a generale.

Quando si dice “speciale” pertanto non si intende (o non si dovrebbe intendere) come un vago sinonimo di "originale", "non cumune", etc etc… bensì con "speciale" si intende qualcosa di “perfettamente corrispondente” dipendente, funzionale, a qualcos’altro, a quella forma, a quella specie. Per esempio, una particolare serratura ha bisogno di una chiave “speciale” ossia fatta apposta proprio per quello.
 

Sir

New member
Appena scoperta (devo verificare la fonte, mal che vada rettifico:mrgreen:).

Ciarlatano: i poeti erranti medievali vagavano di città in città cantando spesso le mirabili gesta di Carlo Magno. Si iniziò a dire che facevano il Carlocantare... da cui Carlotanare --> Ciarlatanare --> Ciarlatano.
 
Sfogliando il Dizionario filosofico di Voltaire:
ENTUSIASMO
Questa parola greca significa «commozione di viscere, agitazione interiore». I greci inventarono questa parola per indicare le scosse dei nervi, la dilatazione e la contrazione degli intestini, le violente palpitazioni del cuore, il corso precipitoso di quegli spiriti di fuoco che salgono dalle viscere al cervello quando si è violentemente commossi?
Oppure si diede il nome di entusiasmo, di turbamento delle viscere alle contorsioni di quella Pizia che, sul tripode di Delfi, riceveva lo spirito di Apollo per una via che non sembra fatta altro che per ricevere dei corpi?
Cosa intendiamo, noi, per entusiasmo? Quante sfumature nei nostri sentimenti! Approvazione, sensibilità, emozione, turbamento, affanno, passione, impeto, demenza, furore, rabbia: ecco tutti gli stati per i quali può passare questa povera anima umana.
Un geometra assiste a una tragedia commovente: nota soltanto che è ben rappresentata. Un giovane al suo fianco è commosso e non nota nulla; una donna piange; un altro giovane è talmente eccitato che, per sua sventura, si mette a scrivere anche lui una tragedia: si è preso la malattia dell'entusiasmo. Il centurione o il tribuno militare, che consideravano la guerra solo come un mestiere nel quale si poteva fare un po' di soldi, andavano tranquilli a combattere, come un muratore sale su un tetto. Cesare piangeva contemplando la statua di Alessandro. Ovidio parlava d'amore con spirito; Saffo esprimeva l'entusiasmo di questa passione; e se è vero che essa le costò la vita, fu perché in lei l'entusiasmo si convertì in demenza. Lo spirito di partito dispone in modo sbalorditivo all'entusiasmo: non c'è fazione che non abbia i propri energumeni.
L'entusiasmo è soprattutto il retaggio della religiosità male intesa. Il giovane fachiro che, nel dire le sue preghiere, vede la punta del suo naso, si monta a poco a poco sino a credere che, se si carica di catene del peso di cinquanta libbre, l'Essere supremo gliene sarà molto grato. Si addormenta con la fantasia piena di Brahma, e naturalmente lo vede in sogno. Qualche volta, fra il sonno e la veglia, dai suoi occhi sprizzano scintille: vede Brahma splendente di luce, cade in estasi, e questa malattia diventa spesso incurabile.
La cosa più difficile è il saper congiungere ragione ed entusiasmo; la ragione consiste nel vedere sempre le cose come sono; chi, nell'ubriachezza, vede doppio, è in quel momento privo di ragione.
L'entusiasmo è come il vino: può suscitare tanto tumulto nei vasi sanguigni e così violente vibrazioni nei nervi,che la ragione ne viene ottenebrata. Può anche causare soltanto leggere scosse, che provocano nel cervello un'attività un poco più intensa del normale: è quello che accade nei grandi moti d'eloquenza, e soprattutto nella poesia sublime.
L'entusiasmo ragionevole è il dono dei grandi poeti.
Questo entusiasmo ragionevole è la perfezione della loro arte; è quel che fece credere un tempo che essi
fossero ispirati dagli dei; ed è ciò che non fu mai detto degli altri artisti.
Come può la ragione governare l'entusiasmo? Un poeta traccia dapprima l'ordito della sua opera; e la ragione guida la sua penna. Ma, se vuole animare i personaggi e infondere loro la forza delle passioni, allora l'immaginazione si accende e subentra l'entusiasmo; è come un corsiero che prenda la mano, ma corra lungo una strada regolarmente tracciata.
 

Zefiro

da sudovest
caro, cara

Due etimologie possibili per “caro/a”, a seconda si vada a pescare dal greco o dal latino. Le trovo tutt’e due molto belle, nonché tra loro in qualche modo -come dire?- segretamente connesse.

Dal latino “carus” , prezioso, costoso, per derivazione dal verbo “careo”, io manco, da cui anche “carestia”, situazione in cui i beni scarseggiano ed i prezzi salgono. È a noi quindi “caro”, prezioso, qualcosa, e per estensione qualcuno, che ci “manca”, di cui avvertiamo al contempo il bisogno e l’assenza.

Dal greco “chairo”, rallegrarsi, godere, provare piacere; ci è "caro" ciò che (la persona che) ci rallegra, ci dà gioia, piacere.
 
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