Siamo stanchi di una società in cui i bambini vengono allevati dalle donne????

asiul

New member
Cito testualmente: "questo "attrattore strano" che chiamiamo "ruolo" è stato assegnato nel tempo a seconda di certe caratteristiche che forse al giorno d'oggi non valgono più".

Secondo questo modo di vedere, prima e crudele colpevole fu madre natura; le sue leggi impongono l'ordine delle cose: dalle sue leggi traiamo le morali e le varie etiche, dal suo ordine perfetto derivano i nostri ordinamenti giuridici, di ieri, di oggi, ed anche quelli di domani avranno uguale provenienza. E' per natura che la vita debba perpetrarsi nel grembo di una donna, ferree leggi biologiche che non ammettono confutazioni; la forma giuridica della maternità e della famiglia potrà mutare negli aspetti futili, temporanei, contingenti, ma mai nella sua essenza, in quanto ampiamente presente nel nostro dna.

Per dirla in termini sicuri e comprensibili: nella sua contingenza la donna può trovare ampi margini di libertà individuale,
ma nella sua propria e più remota essenza, fuor che tutto, ella è madre, e di questo non può andare dimentica.

Mi domando ..ed in tutto questo dove si colloca il caso di Thomas Beatie. Siamo sicuri che l'essenza di una donna sia l'essere madre?:?
Io credevo che l'essenza di una donna in quanto essere umano fosse tutt'altro che quello di madre?

Un'altra domanda, quando si parla di libertà individuale della donna,quali sarebbero gli ampi margini?
 

Nikki

New member
nella sua contingenza la donna può trovare ampi margini di libertà individuale,
ma nella sua propria e più remota essenza, fuor che tutto, ella è madre, e di questo non può andare dimentica.

oh be, che non possa andar dimentica è tutto da dimostrare! :mrgreen: ma il concetto di fondo è chiaro e condivido, condivido tantissimo. :ad:
 

Dory

Reef Member
Cito testualmente: "questo "attrattore strano" che chiamiamo "ruolo" è stato assegnato nel tempo a seconda di certe caratteristiche che forse al giorno d'oggi non valgono più".

Secondo questo modo di vedere, prima e crudele colpevole fu madre natura; le sue leggi impongono l'ordine delle cose: dalle sue leggi traiamo le morali e le varie etiche, dal suo ordine perfetto derivano i nostri ordinamenti giuridici, di ieri, di oggi, ed anche quelli di domani avranno uguale provenienza. E' per natura che la vita debba perpetrarsi nel grembo di una donna, ferree leggi biologiche che non ammettono confutazioni; la forma giuridica della maternità e della famiglia potrà mutare negli aspetti futili, temporanei, contingenti, ma mai nella sua essenza, in quanto ampiamente presente nel nostro dna.

Per dirla in termini sicuri e comprensibili: nella sua contingenza la donna può trovare ampi margini di libertà individuale,
ma nella sua propria e più remota essenza, fuor che tutto, ella è madre, e di questo non può andare dimentica.

Non potrei mai dire nulla contro la Natura (non "madre" natura), semmai contro l'interpretazione che l'uomo ne dà. Qui si parla in termini di organizzazione della società umana, che in natura appunto non ha uguali se non in alcune società di insetti. Pensiamo ad esempio alle api in cui il fuco (maschio dell'ape) non ha assolutamente nessun "ruolo" se non quello prettamente riproduttivo e per il resto non è buono a nulla!! Le mantidi religiose dopo (e anche durante) l'accomppiamento se lo mangiano addirittura! :mrgreen:
Ma l'animale "essere umano" ha altre questioni da tenere in conto, l'etica è invenzione sua, necessaria certo, ma non voglio impelagarmi in questo discorso che posso solo intuire ma non parlarne con te con i termini adeguati... :mrgreen:
 

Mizar

Alfaheimr
ma scusa... ha la cravatta! e va bene la confusione di ruoli.. ma alcune etichette sono sempre indici affidabili! :mrgreen:
AmMore, oggi non si può mai sapere
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oh be, che non possa andar dimentica è tutto da dimostrare!
Ghghgh
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Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
Mi domando ..ed in tutto questo dove si colloca il caso di Thomas Beatie.

Beatie in precedenza nacque donna, non fa scalpore che abbia potuto concepire.

Siamo sicuri che l'essenza di una donna sia l'essere madre?:?

Non mi faccia così superficiale.
Uomo e donna, da bambini, sono tutto in potenza; non hanno limiti se non quelli ontologici.
Non possiamo pronosticare il comportamento degli umani, tranne che la loro funzione biologica.

Insomma, Michelangelo non nacque con in mano un pennello, eppure aveva il suo corredo al basso ventre.
E così una donna non nasce laureata e realizzata, ma con tanto di apparato genitale.
Insomma, madre natura prevede la maternità, e la impone senza possibilità d'appello.
Può non piacere, ma così è.

Un'altra domanda, quando si parla di libertà individuale della donna, quali sarebbero gli ampi margini?

Il nuovo secolo non mi pare inficiato da serie discriminazioni.
La donna ha potere di affermarsi e realizzarsi indipendentemente dal suo essere madre. Per fortuna.
 

asiul

New member
Beatie in precedenza nacque donna, non fa scalpore che abbia potuto concepire.
Non mi faccia così superficiale..

Non l'ho mai pensato.Giuro!:mrgreen:
Mi stai dando di nuovo del lei:wink:
Uomo e donna, da bambini, sono tutto in potenza; non hanno limiti se non quelli ontologici.
Non possiamo pronosticare il comportamento degli umani, tranne che la loro funzione biologica.

Insomma, Michelangelo non nacque con in mano un pennello, eppure aveva il suo corredo al basso ventre.
E così una donna non nasce laureata e realizzata, ma con tanto di apparato genitale.

Sono d'accordo!

Insomma, madre natura prevede la maternità, e la impone senza possibilità d'appello.
Può non piacere, ma così è.
L'appello ci sarebbe, basta disattendere madre natura:mrgreen:

Maternità si! L'essere ( in quanto essere vivente intendo) madre è un'altra cosa.
Mi spiego meglio. Fin dall'inizio ho portato avanti il concetto del termine madre, non solo come di colei che ha la funzione di genitrice, ma di persona che cresce ed educa i suoi figli.Criticandone la sublimazione che viene dato al ruolo di madre.
Anche per me la possibilità della maternità è soltanto una conseguenza della genetica dell'essere donna. Proprio per questo ne faccio una questione purammente biologica.
Ma sembra che per alcune donne e uomini questo fatto di essere madre sia un dono non so di chi.:?
Per me non rende la donna diversa da qualsiasi altra che abbia scelto di non usare il suo sistema risproduttivo per mettere al mondo della prole.

Qundi tornado all'origine di questo thread,per me questa concezione del termine madre come essere "supremo" è sbagliata, ove ci sia ed ha fatto solo danni.
 

Dory

Reef Member
Per D=i: premesso che io non discuto l'importanza di essere madre, e "l'onore" direi quasi, che la natura ha fatto a noi donne di poter mettere al mondo una vita, dico anche che l'importanza dell'uomo in questo processo non può essere relegato al semplice concepimento, come avviene nelle società di insetti.
Per questo motivo non condivido il fatto che l'uomo, (non la natura, che non si è certo autodefinita), gli abbia dato questo appellativo di "madre".

La vita nasce dall'unione di due cellule una maschile e una femminile, e tutti i vari surrogati sia del mondo vegetale che animale (riproduzione asessuata e persino partenogenesi, dove la femmina sviluppa un individuo dalla sola cellula femminile senza bisogno della fecondazione da parte del maschio) si sono rivelati di qualità inferiore nonostante siano economicamente (in termini di dispendio energetico) più vantaggiose.
Il motivo è che un organismo che si genera per unione di due gameti diversi maschile e femminile ha un patrimonio genetico differente da ciascuno dei genitori e quindi ha più probabilità di adattarsi a cambiamenti dell’ambiente circostante.
Quindi potremmo reinterpretare questa caratteristica della natura per spiegare perché un figlio educato sia da una figura maschile che da una femminile potrebbe imparare ad affrontare meglio la vita.

 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
L'appello ci sarebbe, basta disattendere madre natura:mrgreen:

Magra consolazione. :roll:

Maternità si! L'essere ( in quanto essere vivente intendo) madre è un'altra cosa.
Mi spiego meglio. Fin dall'inizio ho portato avanti il concetto del termine madre, non solo come di colei che ha la funzione di genitrice, ma di persona che cresce ed educa i suoi figli.

Certo, e qui sta il nostro disaccordo, questo lo snodo fondamentale del nostro divergere.
Madre è per certo colei che ai suoi nati si dedica con tutte le forze, curandosi della corretta crescita della sua semenza; anche l'educazione - e ne abbiamo a sfare di prove - è fenomeno biologico, è utile alla sopravvivenza futura, quando i piccoli saranno adulti. A suo modo è anch'essa innata, posso garantirti che i miei cani non hanno imparato da nessuno come crescere i loro figli :mrgreen: e così per tutti i mammiferi e gran parte degli ovipari: la madre insegna per costruzione genetica, per queste ragioni dicevo che nessuna madre potrebbe nuocere alla discendenza. Ovvio, la psicologia ce lo insegna a chiare lettere, i mammiferi minori godono di comportamento istintivo, con chiare delucidazioni dei livelli ormonici comprese nella definizione, l'uomo ha invece dalla sua il comportamento consapevole, egli può scegliere sulla base della sua auto-assolta volontà, ma non significa che sia esente dalle direttive provenienti dalle sue cellule.

E' poi chiaro che una donna rimanga identica nei suoi caratteri generali ed non determinanti dopo la gravidanza, ma sappiamo per certo, per costituzione, che ella muoverà mari e monti per i propri figli, e che si attiverà in ogni senso per aprirli al mondo, con percezione piena di rischi e pericoli in agguato; così come mamma lince, anche la donna si prefigura, o anche senza prefigurarsi, esegue quanto deve. Madri non conformi se ne sono viste tante, per di più giovani e spaventate, ed io mi sento di azzardare che quelle ragazze siano state (è termine inopportuno) vittime della prevaricazione tentata dall'ordinamento morale su quello biologico, quando dovrebbe avvenire il contrario.
Ciò detto, non credo si possano trovare surrogati alla famiglia, in quanto esiste un legame molto più che affettivo.

Il legame genetico, anche nel crudo sommovimento ormonale, coinvolge quella madre e quel figlio, e non altri.
Funzioni iniettive, insomma: ad ogni x del dominio, corrisponde una sola immagine f(x) nel codominio.

Per questi motivi sono convinto che una madre adottiva possa solo accostarsi infinitamente alla consapevolezza del procreare,
senza mai, però, poter raggiungere la piena soddisfazione biologica dell'avere avuto un figlio.

Dory ha scritto:

Il motivo è che un organismo che si genera per unione di due gameti diversi maschile e femminile ha un patrimonio genetico differente da ciascuno dei genitori e quindi ha più probabilità di adattarsi a cambiamenti dell’ambiente circostante.
Quindi potremmo reinterpretare questa caratteristica della natura per spiegare perché un figlio educato sia da una figura maschile che da una femminile potrebbe imparare ad affrontare meglio la vita.


Non mi convince, raramente il maschio ha ruolo di educatore.
Solitamente insemina e se ne va, lasciando il fardello alla femmina.

Ma non nego che un cucciolo d'uomo possa meglio destreggiarsi nella vita,
avendo esperito dell'uomo e della donna, madre e padre.
 

Zefiro

da sudovest
Eheheheh… certo Mizar che sono y_munito. Oltre al fatto che porto la cravatta, come credi avrei potuto sobbarcarmi la distruzione e ricostruzione dell’occidente con la preoccupazione del latte sul fuoco? Mi dicono che abbia l’antipatica attitudine ad uscire dal pentolino dopo un po’. :W:W Troppo complicato per noi y_muniti fare l’uno e l’altro :wink:

In proposito (forse sono fuori thread) per chi fosse interessato al diverso funzionamento -non peggiore o migliore, diverso- del cervello maschile e quello femminile, segnalo, per chi non lo conoscesse già, di Allen e Barbara Pease: “Perché le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano mai a chiedere le indicazioni stradali” un simpatico volumetto scritto da due psicoterapeuti, marito e moglie, che si interrogano e tentano di rispondere al perché uomini e donne, mediamente e con tutte le eccezioni del caso, abbiano approcci alla realtà radicalmente diversi. Questo almeno è quel che sostengono loro.
La psicoterapia non è esattamente il mio campo (anzi per niente), non so pronunciarmi quindi sulla rigorosità scientifica del testo, ma è un libro di piacevole lettura e spunti interessanti su cui riflettere ne offre.
Mi è venuto in mente perché una delle tesi che gli Allen sostengono e su cui si soffermano parecchio, è appunto (sempre mediamente!) la superiore abilità della donna ad agire e pensare in parallelo, fare più cose contemporaneamente, rispetto all’approccio, normalmente maschile, di procedere in serie, una cosa alla volta, ma più velocemente e tipicamente per vie più dirette.
 

asiul

New member
Certo, e qui sta il nostro disaccordo, questo lo snodo fondamentale del nostro divergere.

E' già qualcosa!:mrgreen:Non è da tutti capire l'esatto punto del disaccordo:mrgreen:

Madre è per certo colei che ai suoi nati si dedica con tutte le forze, curandosi della corretta crescita della sua semenza; anche l'educazione - e ne abbiamo a sfare di prove - è fenomeno biologico, è utile alla sopravvivenza futura, quando i piccoli saranno adulti. A suo modo è anch'essa innata, posso garantirti che i miei cani non hanno imparato da nessuno come crescere i loro figli :mrgreen: e così per tutti i mammiferi e gran parte degli ovipari: la madre insegna per costruzione genetica, per queste ragioni dicevo che nessuna madre potrebbe nuocere alla discendenza. Ovvio, la psicologia ce lo insegna a chiare lettere, i mammiferi minori godono di comportamento istintivo, con chiare delucidazioni dei livelli ormonici comprese nella definizione, l'uomo ha invece dalla sua il comportamento consapevole, egli può scegliere sulla base della sua auto-assolta volontà, ma non significa che sia esente dalle direttive provenienti dalle sue cellule.

Appunto. Quindi una madre può nuocere alla sua discendenza!:?

E' poi chiaro che una donna rimanga identica nei suoi caratteri generali ed non determinanti dopo la gravidanza, ma sappiamo per certo, per costituzione, che ella muoverà mari e monti per i propri figli, e che si attiverà in ogni senso per aprirli al mondo, con percezione piena di rischi e pericoli in agguato; così come mamma lince, anche la donna si prefigura, o anche senza prefigurarsi, esegue quanto deve.

Mamma lince è una cosa mamma essere umano è un'altra.

Madri non conformi se ne sono viste tante, per di più giovani e spaventate, ed io mi sento di azzardare che quelle ragazze siano state (è termine inopportuno) vittime della prevaricazione tentata dall'ordinamento morale su quello biologico, quando dovrebbe avvenire il contrario.
Ciò detto, non credo si possano trovare surrogati alla famiglia, in quanto esiste un legame molto più che affettivo.

A mio avviso,ma solo mio,non sono surrogati, perchè per me la famiglia non può solo essere composta dalla madre e il padre biologici.Molti bambini soso stati cresciuti con risultati migliori,pur non avendo come genitori coloro che li hanno cencepiti.

Il legame genetico, anche nel crudo sommovimento ormonale, coinvolge quella madre e quel figlio, e non altri.
Funzioni iniettive, insomma: ad ogni x del dominio, corrisponde una sola immagine f(x) nel codominio.

Per questi motivi sono convinto che una madre adottiva possa solo accostarsi infinitamente alla consapevolezza del procreare,
senza mai, però, poter raggiungere la piena soddisfazione biologica dell'avere avuto un figlio.

La volontà di avere un figlio non è una soddisfazione biologica, ma semmai dovrebbe essere un desiderio pensato e ponderato. Che può essere realizzato pienamente anche non essendo la genitrice del piccolo.
Forse il punto, nel danno che recano certe madri ai loro figli risiede proprio in questa concezione di pura soddisfazione biologica.
Tanto per restare nel mondo animale, a volte una femmina abbandona il suo piccolo ed un'altra femmina lo alleva come se fosse il suo.Il piccolo non nota questa differenza e si adatta subito all'odore della nuova madre riconoscendolo come suo.
Forse dovremo imparare di più dal mondo animale:wink:

Non mi convince, raramente il maschio ha ruolo di educatore.
Solitamente insemina e se ne va, lasciando il fardello alla femmina.
Tra noi essere umani si!Ma nel mondo animale no!Il maschio contribuisce quasi sempre alla crescita del piccolo.
 

asiul

New member
In proposito (forse sono fuori thread) per chi fosse interessato al diverso funzionamento -non peggiore o migliore, diverso- del cervello maschile e quello femminile, segnalo, per chi non lo conoscesse già, di Allen e Barbara Pease: “Perché le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano mai a chiedere le indicazioni stradali” un simpatico volumetto scritto da due psicoterapeuti, marito e moglie, che si interrogano e tentano di rispondere al perché uomini e donne, mediamente e con tutte le eccezioni del caso, abbiano approcci alla realtà radicalmente diversi. Questo almeno è quel che sostengono loro.
La psicoterapia non è esattamente il mio campo (anzi per niente), non so pronunciarmi quindi sulla rigorosità scientifica del testo, ma è un libro di piacevole lettura e spunti interessanti su cui riflettere ne offre.
Mi è venuto in mente perché una delle tesi che gli Allen sostengono e su cui si soffermano parecchio, è appunto (sempre mediamente!) la superiore abilità della donna ad agire e pensare in parallelo, fare più cose contemporaneamente, rispetto all’approccio, normalmente maschile, di procedere in serie, una cosa alla volta, ma più velocemente e tipicamente per vie più dirette.

Grazie della segnalazione

p.s.
Io la so leggere la cartina (quella stradale intendo:mrgreen:).Cosa vorrà dire:??
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
parlo da donna, madre, genitore, educatrice, partner, figlia, appartenenete a questa società, e altro ancora...dimensioni diverse, ognuna delle quali implica un punto di vista particolare rispetto al problema dell'allevamento ed educazione dei figli.
Appartengo ad una società che si basa sulla famiglia, intesa come genitori e figli e che fino a pochi anni fa aveva come pilastro la moglie e madre mentre il padre aveva più una funzione di mantenimento e di protezione.
La mia famiglia e quella dei miei coetanei era così, i padri lavoravano fuori casa e le madri accudivano la casa e allevavano i figli.
Le generazioni precedenti vivevano in grandi case dove esistevano più nuclei familiari e l'educazione dei figli solitamente era definita dal capofamiglia, solitamente il nonno oppure il primogenito, a volte era la nonna, la matriarca, ma non c'erano molti gradi di libertà nell'educazione da parte delle singoli madri rispetto ai propri figli.
Le cose sono cambiate oggi, cosa sia famiglia è ancora tutto da definire, quale sia il ruolo della donna deve ancora essere ben compreso dalla donna stessa, i figli stessi hanno una parte molto più rilevante nella loro educazione, tanto da avere delle famiglie dove i soggetti, compreso i bimbi piccolissimi, sono alla pari rispetto ai loro genitori, da determinarne le scelte più che ad essere guidati nelle scelte.
E poi ci sono tutta una serie di istituzioni sociali che supportano la nuova famiglia e la nuova donna già da tempo, gli asili nido e le scuole materne ad esempio, il tempo pieno e il doposcuola, le attività socializzanti, sportive, ricreative, nuove figure adulte "pseudogenitoriali" come nuovi partner, nuovi fratelli, nuovi zii, nuovi nonni, non appartenenti alla famiglia di origine.
I nonni stessi hanno assunto un ruolo determinante e spesso completamente sostitutivo così come le baby sitter a cui si deve delegare non solo l'accudimento ma anche l'educazione dei figli, per non parlare dei mass media e di tutte le forme sociali, comprese quelle religiose, a cui si affidano i nostri figli, pensiamo solo a alla precoce socializzazione dei bambini con feste, viaggi, soggiorni, ecc.
Poi c'è il ruolo dei pediatri, dei psicologi dell'infanzia, dei formatori, degli orientatori...
In tutto questo ricavare un ruolo educativo alla madre è arduo, pensare che invece è una coordinatrice di interventi quando le va bene, ma questa complessità è lo specchio della nostra società, va letta per poterla poi gestire in modo positivo e non frustrante e vivere il proprio ruolo materno in modo nuovo e non legato ad una realtà che forse esiste solo negli spot del Mulino bianco.
 

darida

Well-known member
[QUOTE = elisa]parlo da donna, madre, genitore, educatrice, partner, figlia, appartenenete a questa società, e altro ancora...dimensioni diverse, ognuna delle quali implica un punto di vista particolare rispetto al problema dell'allevamento ed educazione dei figli.
Appartengo ad una società che si basa sulla famiglia, intesa come genitori e figli e che fino a pochi anni fa aveva come pilastro la moglie e madre mentre il padre aveva più una funzione di mantenimento e di protezione.
La mia famiglia e quella dei miei coetanei era così, i padri lavoravano fuori casa e le madri accudivano la casa e allevavano i figli.
Le generazioni precedenti vivevano in grandi case dove esistevano più nuclei familiari e l'educazione dei figli solitamente era definita dal capofamiglia, solitamente il nonno oppure il primogenito, a volte era la nonna, la matriarca, ma non c'erano molti gradi di libertà nell'educazione da parte delle singoli madri rispetto ai propri figli.
Le cose sono cambiate oggi, cosa sia famiglia è ancora tutto da definire, quale sia il ruolo della donna deve ancora essere ben compreso dalla donna stessa, i figli stessi hanno una parte molto più rilevante nella loro educazione, tanto da avere delle famiglie dove i soggetti, compreso i bimbi piccolissimi, sono alla pari rispetto ai loro genitori, da determinarne le scelte più che ad essere guidati nelle scelte.
E poi ci sono tutta una serie di istituzioni sociali che supportano la nuova famiglia e la nuova donna già da tempo, gli asili nido e le scuole materne ad esempio, il tempo pieno e il doposcuola, le attività socializzanti, sportive, ricreative, nuove figure adulte "pseudogenitoriali" come nuovi partner, nuovi fratelli, nuovi zii, nuovi nonni, non appartenenti alla famiglia di origine.
I nonni stessi hanno assunto un ruolo determinante e spesso completamente sostitutivo così come le baby sitter a cui si deve delegare non solo l'accudimento ma anche l'educazione dei figli, per non parlare dei mass media e di tutte le forme sociali, comprese quelle religiose, a cui si affidano i nostri figli, pensiamo solo a alla precoce socializzazione dei bambini con feste, viaggi, soggiorni, ecc.
Poi c'è il ruolo dei pediatri, dei psicologi dell'infanzia, dei formatori, degli orientatori...
In tutto questo ricavare un ruolo educativo alla madre è arduo, pensare che invece è una coordinatrice di interventi quando le va bene, ma questa complessità è lo specchio della nostra società, va letta per poterla poi gestire in modo positivo e non frustrante e vivere il proprio ruolo materno in modo nuovo e non legato ad una realtà che forse esiste solo negli spot del Mulino bianco.[/QUOTE]

Ottimo l'intervento di elisa:completo, ricco di fatti, di esperienza, in una parola concreto :)
 
Ultima modifica di un moderatore:
Uno dei dibattiti che da quasi mezzo secolo tiene banco nelle discussioni, da quelle nel bar della stazione a quelle nei palazzi di potere, è quello sul ruolo della donna nella società. Nonostante i numerosi approcci, le infinite teorie psicosociali e i meri pareri, non sembra ancora essersi trovata una posizione univoca sulla collocazione della donna nell'ambito della famiglia, un tempo saldo pilastro delle faccende domestiche, anche se relegata ad indiscutibile ruolo di subalterna.
Una posizione originale l'ho trovata in un libro che ho letto recentemente ma che non ricordo qual'è, in cui il protagonista si lagnava di vivere una società troppo fragile perchè i bambini, uomini o donne che fossero, vengono allevati esclusivamente dalle donne.
Vi ricordate per caso di quale libro si tratta? e soprattutto, che ne pensate di questa affermazione?

Stanco non me ne reputo per nulla.
ma è interessante come quesito(pur retorico)
e neanche io ne ho mai compreso veramente il perchè(di fondo).
una vecchia amica mi diceva spesso che l'"istinto materno"(con gli impliciti e gli annessi è connessi) è una bufala.
vorrei dirti che anch'io la penso cosi'..ma non posso.Contradir tale tesi ,e da parte di masculo, espone a molti rischi...........:wink:


T.
 

SALLY

New member
Stanco non me ne reputo per nulla.
ma è interessante come quesito(pur retorico)
e neanche io ne ho mai compreso veramente il perchè(di fondo).
una vecchia amica mi diceva spesso che l'"istinto materno"(con gli impliciti e gli annessi è connessi) è una bufala.
vorrei dirti che anch'io la penso cosi'..ma non posso.Contradir tale tesi ,e da parte di masculo, espone a molti rischi...........:wink:


T.

Sono anch'io d'accordo con la tua amica Tavolo,o almeno,non è sviluppato in tutte in egual misura..
 
Sono anch'io d'accordo con la tua amica Tavolo,o almeno,non è sviluppato in tutte in egual misura..

sai..certe volte(ma sicuramente mi sbaglio)..ho come la sensazione di uno slittamento di significato che ha a che fare con termini o sintagmi inappropriati. Ovvero: ho per esempio la sensazione che quel che si definisce per "spirito e/o istinto materno"o giu' di li..altro non sia (ma perdonatemi!di sicuro erro)che uno spiccatissimo senso del dovere.
Solo che (rispetto al ruolo tradizionale maschile e agli "oggetti" a cui il suo ruolo è dedicato) cio' che differisce è cio' che oggetto di questo (assai spiccato)senso del dovere.
Da qui tante cose, poi.Dai sensi di colpa a peggio.
ma sicuramente mi sbaglio.
T.
 

asiul

New member
Alla tua amica,se posso Tavolo, risponderei che negli animali l'istinto materno è ancora presente. Noi umani lo abbiamo perduto da tempo, mantenendo comunque un senso di appartenenza che potrebbe salvarci... :wink:

PS Questo thread è per me una delizia, ringrazio chi l'ha portato in evidenza.
 
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