Riflessioni scritte sul Brigantaggio

Brandy Alexander

New member
La prima cosa che fece Garibaldi a Marsala fu di fregarsi la cassa, che conteneva ben 890ducati e 45 grana..

...che pezzente maledetto.



Ecco anche un bel libro su due storici briganti nell'altopiano delle Cinque Miglia, terra di passaggio fra Napoli e L'Aquila:

"Abruzzo terra di briganti" di Franco Cercone

Si coglie in questo libro che narra la storia di due briganti in Abruzzo – Crucitto e Tamburrino – un aspetto ciclico della realtà italiana presente anche nei nostri giorni. Il lavoro sui campi, si sa, è decisamente faticoso e lo era di più all’epoca di Crucìtte, quando per dissodare la terra non c’era il prezioso ausilio dei moderni trattori ma soltanto la zappa ed il bidente. Ecco allora presentarsi ai sudditi del papa una occasione veramente d’oro: l’impiego di forze pagate a bassissimo costo ed adibite a lavori che nello Stato della Chiesa nessuno voleva più compiere.
I proprietari si guardavano bene pertanto dal denunciare alle autorità locali o ai Francesi che garantivano il regno del papa i fuorusciti abruzzesi ricercati per brigantaggio, ma costituenti una forza lavorativa preziosa e mal pagata da adibire ai più faticosi lavori.

Sorge spontaneo così il confronto con gli odierni clandestini che raggiungono in ogni modo l’Italia e vengono impiegati a basso costo ed in nero, senza che la loro presenza sia segnalata alle autorità competenti. La storia, occorre riconoscerlo, è in questo caso davvero maestra di vita.

Sottratti dalle reali vicende che li videro protagonisti di un tormentato e drammatico periodo della nostra storia nazionale, Crucìtte e Tamburrine sono assurti grazie alla fantasia popolare a figure leggendarie, assumendo nell’orizzonte culturale abruzzese e non solo una dimensione che è quella dei personaggi delle fiabe.

i libri / ABRUZZO-BRIGANTI.jpg
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Quarta settimana di problemi con Fastweb che se ne frega e mi sono preso una chiavetta che costa un patrimonio.

Cronologicamente l’Unità d’Italia è un processo che inizia indicativamente tra la prima campagna napoleonica in Italia (1796) e il Congresso di Vienna (1815), e finisce (a seconda dei gusti), con la sconfitta dello Stato Pontificio (1871) o la fine della I Guerra Mondiale (1918), insomma, male che vada si parla di 60, o 100 o più anni di storia.
Da un punto di vista geografico invece, è un elenco di guerre e motti insurrezionali che coinvolge tutto il paese: le 3 guerre d’Indipendenza al nord, la Repubblica Romana al centro, gli innumerevoli moti nelle città e campagne del sud… tanto per dirne solo alcuni.
Il Risorgimento è un fenomeno lungo e complesso, ma di sicuro non si limita ad essere una spedizione del nord contro il sud.

In Italia, capire gli eventi e il loro perché è sempre stato un impresa, figuriamoci se dobbiamo rimontarci a 150/200 anni fa quando di Italie ce n’era una manciata!
Quel che è sicuro è che di interessi ce n’erano tanti: quelli di varie case regnanti + il papa; quelli di una aristocrazia a questi legata vecchia e corrotta; di una chiesa che non aveva più un referente politico; di una borghesia agricola, industriale e commerciale che si stava affermando; delle masse cittadine che cominciavano a sentire il richiamo delle teorie socialiste; della plebe delle campagne che non ne poteva più di fare la fame; dei francesi e austriaci ai quali faceva comodo che rimanessimo divisi; degli inglesi a cui faceva comodo che ci unissimo per creare problemi a francesi e austriaci…. L’Unità d’Italia è un guazzabuglio di tutti questi interessi.
Tra tutti questi però, ce n’erano alcuni molto nobili, come il desiderio di liberarsi da una manica di tiranni dispotici quanto incapaci, tanto al nord, come al centro come al sud.
Purtroppo, la sfilza di governi iper-conservatori che hanno governato l’Italia dall’Unità al fascismo, il fascismo stesso, quarant’anni di democrazia cristiana e i 25 anni di diarrea successiva, hanno (dolosamente) fanno di tutto per farcelo dimenticare.
Eh sì: non fosse mai che in un motto di memoria storica e dignità mandassimo a quel paese chi da allora c’ha governato! E allora c’hanno fatto sempre credere (vedi la storia dei sussidiari con cui inizia questa discussione) che l’Unità d’Italia è stata puro e solo patriottismo contro lo straniero (come se non fosse stata proprio la classe dirigente d’allora a volere gli stranieri a parar loro il culo), oppure (secondo i revisionisti di oggi) una guerra di cattivi (nord) contro buoni (sud), teoria altrettanto falsa quanto ingiusta.

Infatti il Risorgimento coinvolge tanto i meridionali come i settentrionali, e per capire perché, basta dare un’occhiata a cosa avvenne prima dello sbarco dei Mille: Francesco Lomonaco (lucano, caso strano!) è considerato il primo risorgimentista; la Carboneria è nata a Napoli (combinazione!); il primo moto carbonaio è avvenuto nel 1817 a Macerata (ma guarda!) contro lo stato pontificio; nel 1817 i borboni tornano a Napoli ma non per volontà del popolo (che invece li odiava), bensì per imposizione degli austriaci che li proteggeranno da lì in poi e sempre per reprimere la popolazione; nel 1820 a Palermo c’è una rivolta secessionista contro la Napoli borbonica, ma viene repressa nel sangue; poco dopo, sempre nel 1820, sono i napoletani ad averne piene le tasche dei borboni, vi si ribellano e impongono a ferdinando I la Costituzione, ma il porco chiede aiuto agli austriaci, che tornano, impiccano tutti i ribelli e ristabiliscono l’assolutismo; nel 1822 i palermitani ci riprovano ma i borboni gli tagliano le teste che vengono lasciate in bella mostra fino al 1846… Continuo? Sì, ma saltando a francesco II, figlio del porco di prima, che sì che costruisce la prima ferrovia d’Italia a beneficio suo e dei suoi amici di merende (non serviva né all’industria né ai pendolari), però continua l’attività repressiva di suo padre, ma in grande stile, infatti reprime l’ennesima rivolta siciliana (siamo nel 1848) antiborbonica cannoneggiando Messina per nove mesi fino a raderla al suolo e guadagnandosi così il nomignolo di Re Bomba… Vogliamo passare a quel deficiente di suo figlio franceschiello o va bene così?

Il punto è che associare l’Unità d’Italia esclusivamente alla Spedizione dei Mille, e pensare che questa fu un’opera dei piemontesi contro il Meridione, è un punto di vista storico veramente limitato, oltre che ingiusto perché condanna all’oblio tutti quei meridionali che hanno combattuto e spesso sono morti, per dare a tutti (non solo al Meridione) uno Stato e una Costituzione che ci garantissero un minimo di dignità e libertà, e il fatto che tutti ‘sti revisionisti dell’ultima ora non ne facciamo mai cenno (almeno è quello che si direbbe dai post di questo thread), puzza. Puzza perché fa comodo ai secessionisti del nord che così possono rimaneggiare il Risorgimento a modo loro sostenendo che i Meridionali non sono degni del favore ricevuto dai savoia (quando invece la verità è che per levarsi di dosso certi maiali hanno lottato come leoni) e quindi bisogna abbandonarli alla loro sorte. Ma puzza anche perché il secessionismo meridionale è tornato in auge ogniqualvolta la mafia ha perso i propri referenti politici, per poi una volta ritrovati, scomparire e non infastidire più di tanto: l’ultima volta che è scomparso infatti, è stato nel 1993, quando un individuo (oggi condannato per concorso in associazione mafiosa e quindi recluso) ha fondato un nuovo partito politico… ma questa è un’altra storia.

Comunque, il punto è che quando arrivarono i Mille, ai siciliani non sembrò neanche vero e vi si allearono subito perché dei borboni non ne potevano più, perchè come qualsiasi altro popolo europeo desiderava uno stato che fosse uno Stato e non un estensione delle tasche del tiranno di turno, ed erano stufi di massacri ogni volta che chiedevano di tenersi la farina che avevano prodotto.
Che poi l’Unità d’Italia non abbia dato tutti i frutti sperati è fuori discussione, così come è vero che c’è stato un nord che ha preso dal sud, ma prima di dare colpe agli altri, forse varrebbe la pena interrogarsi sul ruolo che i ministri meridionali, i senatori meridionali, i generali meridionali, la nobiltà terriera meridionale e il clero meridionale hanno avuto in tutto ciò, e domandarsi perché mentre i bersaglieri piemontesi sparavano sui contadini meridionali, i loro referenti politici restavano a guardare e se la godevano.
Visto che finora questa domanda me la sono fatta solo io, mi permetto di darmi una risposta da solo: tutto ciò permetteva alla classe dirigente meridionale costituita per lo più da nobili latifondisti, di conservare il proprio status, spazzare via la borghesia industriale e commerciante che come nel resto d’occidente era nata, reprimere i contadini ed evitare il ricambio politico che ha investito il resto del mondo, proprio come è avvenuto in Spagna e Portogallo, nei Balcani e in Russia, ovvero le zone più povere e arretrate d’Europa.
In altre parole: la classe dirigente meridionale ha adoperato i bersaglieri piemontesi esattamente come in passato aveva adoperati le truppe asburgiche o i mercenari svizzeri.
E siamo da capo: invece di vedere la trave che si ha nel proprio occhio, si guarda la pagliuzza nell’occhio altrui, così dando la colpa agli altri, il problema resta dov’è.
In poche parole, tutto è cambiato (lo stato) affinché non cambiasse nulla (la classe dirigente), e se qualcuno si lamenta, si da la colpa agli altri (Garibaldi, i savoia, i bersaglieri…).

Baldassarre, io non discuto i fatti da te finora elencati, la loro gravità e le tragedie che ne sono conseguite, ma la loro interpretazione e il fatto che non sia mai stata fatta un’analisi reale di come vivessero i meridionali con i borboni; anzi, spesso hai detto o fatto capire che i problemi siano nati dopo.
Guarda che il Meridione (come il resto d’Italia), a sputare sull’Unità, può solo passare dalla padella alla brace (oltre che a buttar via 60 anni di Risorgimento dei meridionali stessi contro la peggior classe dirigente d’Europa).
 
Ottimi spunti per puntualizzare come anni di storia ufficiale abbiano forgiato le menti degli italiani.
Dovrei scrivere un papiello lungo altrettanto, mi soffermerò, per ora, su alcuni punti.


"Continuo? Sì, ma saltando a francesco II, figlio del porco di prima, che sì che costruisce la prima ferrovia d’Italia a beneficio suo e dei suoi amici di merende (non serviva né all’industria né ai pendolari), però continua l’attività repressiva di suo padre, ma in grande stile, infatti reprime l’ennesima rivolta siciliana (siamo nel 1848) antiborbonica cannoneggiando Messina per nove mesi fino a raderla al suolo e guadagnandosi così il nomignolo di Re Bomba… Vogliamo passare a quel deficiente di suo figlio franceschiello o va bene così?"

Un pensiero scritto su queste cinque righe.
Saltiamo a Francesco II, che ovviamente non è Francesco, ma Ferdinando, tuttavia nella foga del tuo post ci può essere l'errore, tant'è che poi scrivi Franceschiello.
Ferdinando II costruisce la prima linea ferroviaria d'Italia "a beneficio suo e dei suoi amici di merende (non serviva né all’industria né ai pendolari)".
La propaganda sabauda ha sempre cercato di sminuire questo primato delle Due Sicilie derubricandolo a ciò che viene affermato nel post soprastante. Pertanto non mi meraviglia che un buono studente riporti pari pari tale inesattezza.
La Napoli - Portici fu costruita in soli quattro anni e inaugurata nel 1839, con i fondi del tesoro reale, non delle casse statali. Costruita a doppio binario, quando nel 2013 la linea adriatica conserva ancora 30 km di strada ferrata a binario unico. Considerate dunque, la lungimiranza borbonica, o l'arretratezza contemporanea. In soli quaranta giorni trasportò circa 90000 passeggeri, doveva averne di amici di merende Ferdinando, ma se per 150 anni ti dicono questa fesseria uno spirito semplice ci crederà. Ovviamente, ciò che è taciuto era che la Napoli - Portici faceva parte di un progetto ferroviario vastissimo. Il piano ferroviario borbonico costituito a raggiera, con Napoli come centro fu appaltato ai francesi che in 15 anni si impegnarono a congiungere con la capitale le città più importanti del Regno. Ovviamente, appena i savoia misero le mani anche sugli appalti ferroviari, iniziarono a rubare a mani basse, il Sud è rimasto senza ferrovie e Napoli - Campobasso tragitto di poco più di cento chilometri, necessita di quattro ore, il che equivale a dire non prendete il treno, ma se non lo prendiamo, Moretti/Elia non miglioreranno la linea perché non ha passeggeri. Capirete che è un cane che si morde la coda, caro Moretti, congiungi Napoli - Campobasso in un'ora e mezza e riempirai i treni.

Per quanto riguarda l'epiteto di Ferdinando II "Re Bomba" credo sia meritato, il massacro di Messina fu una macchia che porterà sulla coscienza, ma a sua discolpa, o quanto meno attenuante, è necessario dire che in Sicilia c'erano spinte secessioniste, per bloccarle Ferdinando offrì al popolo siciliano una costituzione diversa rispetto a quella napoletana, un parlamento separato da quello napoletano, ed altri vantaggi "federali", ma la Sicilia voleva la secessione e ci fu una dura repressione da parte del generale Filangieri.

Nello stesso periodo il Re Galantuomo, scherzi della storia, uno ammazza decine di siciliani e diventa Re Bomba, l'altro ammazza centinaia di genovesi e migliaia se non milioni di meridionali e viene soprannominato re galantuomo, dicevo nello stesso periodo vittorio fece mettere Genova a ferro e fuoco da La Marmora, colpevole la città di chiedere l'indipendenza assaporata sotto i francesi.

"Durante il pesante bombardamento del 5 aprile le truppe piemontesi presero di mira le abitazioni civili e persino l'ospedale di Pammatone (già Portoria ed oggi Piccapietra), sparando a raffica dalle batterie di San Benigno; gli inglesi, dal canto loro, continuarono il bombardamento, in particolare della zona di San Teodoro. I genovesi riuscirono a resistere fino all'11 aprile all'occupazione della città da parte di un corpo di spedizione di 25.000-30.000 uomini.

Durante questo periodo, la soldataglia sabauda, (con ammirevoli eccezioni come narrato dall'anonimo di Marsiglia), si abbandonò alle più meschine azioni contro la popolazione civile, violentando donne ed uccidendo padri di famiglia e fratelli che si opponevano allo scempio, sparando alle finestre alla gente che vi si affacciava e correndo per le strade al grido di I Genovesi son tutti Balilla, non meritano compassione, dobbiamo ucciderli tutti; oppure: Denari, denari o la vita, a cui fecero seguito irruzioni e predazioni.

Neppure i luoghi sacri vennero risparmiati e le argenterie razziate; i prigionieri, anche quelli che si erano arresi, vennero uccisi o stipati in celle anguste e costretti addirittura a dissetarsi della propria urina.

A seguito di quanto accaduto, era consuetudine che le famiglie genovesi non inviassero i figli a prestare servizio militare nei bersaglieri. La "pace" tra Genova e i fanti piumati avvenne solo nel 1994, quando la città accettò di ospitare il 42º raduno nazionale del corpo, con Amedeo di Savoia-Aosta nelle vesti di "paciere
".

Se un porco c'è, non è certo Ferdinando.
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
La Napoli-Portici sarebbe stato di interesse pubblico se avesse unito zone industriali o commerciali e se avesse avuto un prezzo accessibile a tutte le tasche; invece collegava Napoli con Portici, un paesino (allora) dove i nobili avevano fatto erigere le loro ville e andavano in villeggiatura, e si pensò a fare prezzi che non fossero proibitivi solo dal 1840 in poi. Che poi nei primi 40gg fosse frequentata da 90.000 persone, vuol dire che i nobili si divertirono molto mentre artigiani, contadini, pescatori, lavandaie… restarono esclusi.
Comunque, anche se il Meridione vide la prima ferrovia italiana, rimase indietro fin da subito rispetto al Centro Nord per vari motivi:
1. stendere i binari nella pianura Padana è relativamente facile, mentre nell’Appennino Campano o in Calabria, no, soprattutto all’epoca;
2. oltre ad essere più difficile è anche molto più costoso, perciò di fronte all’incertezza di un ritorno economico, può anche essere stata una scelta prudente (il Nord invece s’indebitò fino al collo trascinando con sé l’economia nazionale)
3. ferdinando II si rese conto che mentre le innovazioni tecnologiche per l’aristocrazia erano un passatempo, per la borghesia – che lui detestava - erano un mezzo per guadagnare soldi, potere ed emergere socialmente, perciò a un certo punto tirò il freno a mano.
Nel 1861, al momento dell’Unità d’Italia, il Nord contava 1.801Km di ferrovia, il Centro 535 e il Sud 184, una differenza abissale causata dai motivi di cui sopra, perciò in alcun modo si può dare la colpa ai savoia, al Piemonte o a Garibaldi; ad oggi la sproporzione continua ad esserci anche se i problemi tecnici sono stati ampiamente superati, è una vergogna ma è anche un altro discorso che esula dal presente.
Le fonti di quanto sopra (in fondo i link) provengono dal Corriere del Mezzogiorno, QuiCampania.it : il sito di chi ama la Campania! e il portale del sud che ho scelto perché non mi risultano essere veicoli di propaganda sabauda o leghista; spero vadano bene.

Ti ringrazio per la correzione a proposito di ferdinando e francesco, anzi, onde evitare altri qui pro quo elenchiamoli un po' bene.
Nel 1816 gli austriaci impongono al Meridione ferdinando I re delle Due Sicilie, e ci resta fino al 1825 reprimendo tutti i moti che scoppiano a Napoli, Palermo e resto del regno, che avevano come obiettivo il riconoscimento di una Costituzione (come appunto quelle palermitane o napoletane del 1820).
Nel 1825 sale francesco I che anche se dura solo 5 anni, riesce a reprimere anche lui un moto carbonaro, quello del Cilento (1828), dove il generale di turno, a guerra vinta, per rappresaglia, mozzò un po’ di teste che mise in bella mostra e rase al suolo a cannonate le città di Bosco e Celle di Bulgheria.
Dal 1830 al 1859 abbiamo ferdinando II che nel 1849, per venire incontro ai siciliani che come tutti gli altri meridionali erano insorti contro di lui, offre di sua spontanea volontà (bisogna ammetterlo) una Costituzione: peccato fosse carta straccia in quanto non prevedeva nemmeno la Libertà di Stampa (pensa che concessioni che faceva!). I siciliani la rifiutano e per punizione distrugge Messina a cannonate.
Poi va be’, dal 1859 c’è francesco II…
I borbone (ma ho trovato borboni anche su fonti italiane) sono stati degli spietati tiranni, dei porci che per conservare e aumentare il loro potere e ricchezze non si fecero mai alcuno scrupolo, né in Spagna, né in Meridione, né in Centro e Sud America, né in Africa…mai. Il migliore che hanno avuto finora è stato juan carlos I ex re di Spagna, che un paio di anni fa (quando ancora era re) venne beccato a esportare l’eredità ricevuta da suo padre in una banca svizzera.
Per quanto riguarda i savoia non posso assolutamente dire di meglio, anzi, mi dispiace che non abbiano mai fatto la fine dei romanov, almeno ci saremmo risparmiati i penosi siparietti di questi ultimi anni. Va bene o ci sono ancora dubbi sulla mia sabaudicità?
Il problema di tutta questa feccia coronata è che hanno fatto finta di non capire che il potere impone doveri e il primo è la responsabilità verso lo stato e i suoi abitanti, non tutti i privilegi che hanno sempre preteso per se senza farsi scrupolo alcuno.
ferdinando II non ebbe mai tutti quei morti sulla coscienza per il semplice motivo che non aveva una coscienza, anzi a lui e a quei servi in divisa che gli ubbidivano saranno valsi parecchie medaglie di cui fregiarsi vita natural durante.

Baldassarre, posso chiederti per favore di rispondere alle seguenti domande?
1. Quanto ti pesano tutti i morti (meridionali) di cui sopra?
2. Abbastanza da farti schifare i borboni e il loro regno - imposto dagli austriaci - oppure no? Lo so che ti fanno schifo i savoia (anche a me), ma non è che un tanfo riesce a coprire l’altro!
3. Vedi nel Risorgimento una guerra di classe per il potere tra aristocrazia e borghesia, una guerra di classe tra aristocrazia e contadini per il controllo delle terre, una sorta di guerra fredda tra Austria, Francia e Gran Bretagna giocata su territorio italiano, l’azione espansionistica del Piemonte su tutta l’Italia (e non solo sul Meridione)… o vedi solo un’azione del nord contro il sud?
4. Pensi ci sia qualche legame tra il secessionismo meridionale contemporaneo e la mafia oppure no?
Grazie.

Borbone, il regno delle ferrovie? Falso mito, lo dimostrano i dati Svimez - Corriere del Mezzogiorno
Lo sviluppo delle Ferrovie nel Regno delle due Sicilie
la prima ferrovia d'Italia
 
Ultima modifica:
Alto