El_tipo
Surrealistic member
Che la condizione della donna nel mondo arabo sia qualcosa di difficile da accettare per il mondo occidentale non è certo un mistero, ma che alla donna fosse vietato addirittura l'uso della bicicletta questo no, non ci risultava, e nello stesso tempo ci fa ridere e ci fa paura. Ci sono molti motivi per cui vedere questo film: è il primo film di una regista donna saudita girato interamente in arabia saudita, con un occhio lucido e critico ma mai inquisitorio di chi conosce molto bene quella realtà. Il mondo femminile è completamente distaccato da quello maschile, e vive nei riguardi di esso una condizione di subalternanza, e questo film riesce nella difficile impresa di affrontare l'argomento senza essere pesanti o cadere nella solita retorica. Mentre le vicende che accadono sono dure da accettare per come intendiamo noi la libertà di espressione nel mondo occidentale, sono del tutto normali in quel contesto. Quella stessa donna a cui non è permesso mangiare allo stesso tavolo col marito, che non puo essere guardata nel volto da altri uomini, che ha serie difficoltà ad integrarsi nel mondo del lavoro, soffre quando il marito sposa (legalmente!) anche un'altra donna, ma non si ribella, così sono le cose e co le accettiamo, non si fa nulla per cercare di cambiare, non si puo fare nulla e nulla si puo cambiare. La donna non ha nessuna tensione verso l'emancipazione. Solo la bambina non ci sta, e quasi cerca di sfruttare il mondo in cui vive per ottenere quella bicicletta, che è sinonimo di libertà, di felicità.
5/5
5/5