Siamo negli anni Settanta alla periferia di Torino, tra palazzoni e terreni incolti, un gruppo di ragazzini figli di emigranti dal Sud ma anche dal Veneto ha fatto di un fabbricato abbandonato il loro castello. Nel gruppo vigono regole e accordi tra i più forti e tra maschi e femmine e tutti le seguono perché la solidarietà tra loro e forte e quando nel quartiere accadrà qualcosa di tragico la banda dei bambini interverrà per metttere la parola fine a modo loro.
Diventati adulti tre di quei bambini ricorderanno i fatti del passato, così gravosi da non poterli più dimenticare.
Un film inconsistente, girato in modo didascalico e con personaggi al limite della caricatura, con Filippo Timi che pensa di essere a teatro o ancor peggio di poter emulare il grande GianMaria Volontè, Mastrandrea e Accorsi fanno i compitini, la Solarino anche se non ci fosse non cambierebbe nulla. Io ne sconsiglio la visione, anche perché il tema, quello della pedofilia e della violenza ad essa connessa, avrebbe meritato ben altro spessore.
Diventati adulti tre di quei bambini ricorderanno i fatti del passato, così gravosi da non poterli più dimenticare.
Un film inconsistente, girato in modo didascalico e con personaggi al limite della caricatura, con Filippo Timi che pensa di essere a teatro o ancor peggio di poter emulare il grande GianMaria Volontè, Mastrandrea e Accorsi fanno i compitini, la Solarino anche se non ci fosse non cambierebbe nulla. Io ne sconsiglio la visione, anche perché il tema, quello della pedofilia e della violenza ad essa connessa, avrebbe meritato ben altro spessore.