Jessamine
Well-known member
TRAMA
A Holt, una cittadina sperduta nelle grandi pianure del Colorado, vivono Tom, un insegnante separato e padre di due gemelli adolescenti, Victoria che, ancora ragazzina, si scopre incinta e viene scacciata dalla madre, e due anziani agricoltori che, con affetto paterno, sceglieranno di prendersi cura di Victoria. Le storie di questi personaggi, sfiorati dalla malinconia di vivere ma anche pronti alla curiosità e all'ironia, si dipanano sullo sfondo di un paesaggio carico di suggestione.
COMMENTO
C'è una costante in gran parte delle recensioni che ho letto di "Canto della pianura": molte persone, descrivendo la cittadina immaginaria di Holt, parlano della sensazione del "ritorno a casa". Ed è vero, non posso che concordare: avevo avuto questa sensazione leggendo "Benedizione", l'ho avuta ancora di più ora. Perché ciò di cui parla Haruf è la quotidianità, una quotidianità che scorre pacata e senza scossoni, come potrebbe farlo in un ricordo: non è quotidianità edulcorata, è uno scorrere dei giorni che porta con sé tanta luce ma anche tanto dolore, tante difficoltà e preoccupazioni, eppure, durante tutta la lettura, mi sono sempre sentita al sicuro: la scrittura asciutta e misurata di Haruf mi ha dato una sensazione di solidità e sicurezza che raramente ho provato, ho sempre saputo che non avrei dovuto preoccuparmi troppo, che potevo permettermi di lasciarmi andare e di soffrire con e per i personaggi, perché tanto prima o poi questa sofferenza si sarebbe trasformata in qualche altra cosa.
E forse è perché sono stata cresciuta da persone piuttosto anziane, che avevano poco da offire ad una bambina, se non i racconti di un'infanzia senza dubbio difficile e costellata da sofferenze, ma questa sensazione di racconti asciutti e pieni di luce, nonostante il dolore, mi è particolarmente familiare. Naturalmente la campagna di Holt degli anni ottanta non ha niente a che vedere con la Brianza della Seconda Guerra Mondiale, si tratta solo di un modo di raccontare, un'aria di famiglia fra le parole misurate, la cura e l'attenzione per i dettagli, il rispetto e l'affetto per la storia narrata e al tempo stesso per colui che è destinato ad accogliere questo racconto: quest'atmosfera, questo modo di fare storie ha fatto sì che Main Street, la High School, il pub, la stazione degli autobus di Denver, la campagna senza fine mi ha fatto sentire come se Holt fosse qualcosa che sì, non ho conosciuto direttamente, ma che in ogni caso fa parte del mio passato, delle mie radici.
Kent Haruf è uno scrittore straordinario, e mi rammarico moltissimo di averlo incontrato solo dopo la sua morte. Ma ringrazio il cielo di averlo inconrato, e vorrei poterlo ringraziare di avermi permesso di passeggiare per le srade di Holt, di cavalcare fino a sera tardi e di mangiare purea di fagiolini calda, di fare a pugni sulla bella veranda di una bella casa nel quartiere residenziale, di far l'amore sul sedile posteriore di una vecchia auto e di cucinare biscotti d'avena misuratissimi, con uova marroni e zucchero bianco. Ho indossato stivali di cuoio e comprato la boccetta più economica di profumo da donna, ho corso per i corridoi costellati da armadietti metallici di una scuola superiore, ho misurato il mondo attraverso il metro di paragone delle mie vacche, ho parlato di mercato e mi sono stretta al petto una scatola di cartone con solo il mio nome sopra.
Perché "Canto della pianura" è così, una lenta girandola di immagini che vanno a comporre una sinfonia, la rete sociale di un paese piccolo e apparentemente rigido, difficile da amare. È stato difficile vivere a Holt, avere un padre ormai anziano e incapace di riconoscere chiunque, avere una moglie che non riesce più ad alzarsi dal letto o una madre che spegne la luce e finge di non sentire i miei colpi alla porta. È stato difficile cercare i miei vestiti al buio, con le luci della città così lontane da sembrare irraggiungibili, ed è stato difficile accettare di cambiare radicalmente le abitudini di una vita trascorsa in solitudine. Quel che è straordinario di Haruf, e per cui gli sono immensamente grata, è che lui non si è limitato a mostrare quanto possa essere difficile la vita, o quanto meschine possano essere certe persone. Non si è nemmeno limitato a spargere manciate di buonismo a destra e a sinistra. Haruf ha mostrato chiaramente quanto la luce possa riscaldare, ha saputo creare dei personaggi assolutamente sinceri e credibili, privi di fronzoli e retorica, ma capaci di rischiarare veramente le sue pagine.
È una lettrua veramente catartica, che mi ha lasciata piena del calore dei ricordi e della sicurezza che può provare un bambino sereno nel proprio letto.
Non avrei mai voluto ripartire da Holt, ma la mia consolazione è che difficilmente Holt se ne andrà da me.
A Holt, una cittadina sperduta nelle grandi pianure del Colorado, vivono Tom, un insegnante separato e padre di due gemelli adolescenti, Victoria che, ancora ragazzina, si scopre incinta e viene scacciata dalla madre, e due anziani agricoltori che, con affetto paterno, sceglieranno di prendersi cura di Victoria. Le storie di questi personaggi, sfiorati dalla malinconia di vivere ma anche pronti alla curiosità e all'ironia, si dipanano sullo sfondo di un paesaggio carico di suggestione.
COMMENTO
C'è una costante in gran parte delle recensioni che ho letto di "Canto della pianura": molte persone, descrivendo la cittadina immaginaria di Holt, parlano della sensazione del "ritorno a casa". Ed è vero, non posso che concordare: avevo avuto questa sensazione leggendo "Benedizione", l'ho avuta ancora di più ora. Perché ciò di cui parla Haruf è la quotidianità, una quotidianità che scorre pacata e senza scossoni, come potrebbe farlo in un ricordo: non è quotidianità edulcorata, è uno scorrere dei giorni che porta con sé tanta luce ma anche tanto dolore, tante difficoltà e preoccupazioni, eppure, durante tutta la lettura, mi sono sempre sentita al sicuro: la scrittura asciutta e misurata di Haruf mi ha dato una sensazione di solidità e sicurezza che raramente ho provato, ho sempre saputo che non avrei dovuto preoccuparmi troppo, che potevo permettermi di lasciarmi andare e di soffrire con e per i personaggi, perché tanto prima o poi questa sofferenza si sarebbe trasformata in qualche altra cosa.
E forse è perché sono stata cresciuta da persone piuttosto anziane, che avevano poco da offire ad una bambina, se non i racconti di un'infanzia senza dubbio difficile e costellata da sofferenze, ma questa sensazione di racconti asciutti e pieni di luce, nonostante il dolore, mi è particolarmente familiare. Naturalmente la campagna di Holt degli anni ottanta non ha niente a che vedere con la Brianza della Seconda Guerra Mondiale, si tratta solo di un modo di raccontare, un'aria di famiglia fra le parole misurate, la cura e l'attenzione per i dettagli, il rispetto e l'affetto per la storia narrata e al tempo stesso per colui che è destinato ad accogliere questo racconto: quest'atmosfera, questo modo di fare storie ha fatto sì che Main Street, la High School, il pub, la stazione degli autobus di Denver, la campagna senza fine mi ha fatto sentire come se Holt fosse qualcosa che sì, non ho conosciuto direttamente, ma che in ogni caso fa parte del mio passato, delle mie radici.
Kent Haruf è uno scrittore straordinario, e mi rammarico moltissimo di averlo incontrato solo dopo la sua morte. Ma ringrazio il cielo di averlo inconrato, e vorrei poterlo ringraziare di avermi permesso di passeggiare per le srade di Holt, di cavalcare fino a sera tardi e di mangiare purea di fagiolini calda, di fare a pugni sulla bella veranda di una bella casa nel quartiere residenziale, di far l'amore sul sedile posteriore di una vecchia auto e di cucinare biscotti d'avena misuratissimi, con uova marroni e zucchero bianco. Ho indossato stivali di cuoio e comprato la boccetta più economica di profumo da donna, ho corso per i corridoi costellati da armadietti metallici di una scuola superiore, ho misurato il mondo attraverso il metro di paragone delle mie vacche, ho parlato di mercato e mi sono stretta al petto una scatola di cartone con solo il mio nome sopra.
Perché "Canto della pianura" è così, una lenta girandola di immagini che vanno a comporre una sinfonia, la rete sociale di un paese piccolo e apparentemente rigido, difficile da amare. È stato difficile vivere a Holt, avere un padre ormai anziano e incapace di riconoscere chiunque, avere una moglie che non riesce più ad alzarsi dal letto o una madre che spegne la luce e finge di non sentire i miei colpi alla porta. È stato difficile cercare i miei vestiti al buio, con le luci della città così lontane da sembrare irraggiungibili, ed è stato difficile accettare di cambiare radicalmente le abitudini di una vita trascorsa in solitudine. Quel che è straordinario di Haruf, e per cui gli sono immensamente grata, è che lui non si è limitato a mostrare quanto possa essere difficile la vita, o quanto meschine possano essere certe persone. Non si è nemmeno limitato a spargere manciate di buonismo a destra e a sinistra. Haruf ha mostrato chiaramente quanto la luce possa riscaldare, ha saputo creare dei personaggi assolutamente sinceri e credibili, privi di fronzoli e retorica, ma capaci di rischiarare veramente le sue pagine.
È una lettrua veramente catartica, che mi ha lasciata piena del calore dei ricordi e della sicurezza che può provare un bambino sereno nel proprio letto.
Non avrei mai voluto ripartire da Holt, ma la mia consolazione è che difficilmente Holt se ne andrà da me.