Kurosawa, Akira - Dodes'ka-den

elisa

Motherator
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In una bidonville di Tokio vive una piccola comunità di personaggi che nascondono problemi e connotazioni umane diverse. La signora Okuni-san prega per il figlio Rokkuchan, che con mentalità infantile ha riempito casa di disegni primitivi di vetture tranviarie e attraversa il villaggio guidando un fantomatico tram scandendo il verso onomatopeico "dodes'ka-dèn... dodes'ka dèn!". Due operai, sempre sbronzi, si scambiano le mogli e scandalizzano le donne alla fontana. Il vecchio e saggio Tamba-san dispensa pillole di intelligenza al ladro che si introduce nella sua casa, all'uomo che si vuole suicidare e a quello che s'aggira brandendo una spada. Katsuko, una 15enne, viene violentata dallo zio e, reagendo alla scoperta di essere incinta, finisce per mettere in pericolo la vita del garzone che la ama. Un modesto impiegato sopporta le angherie di una moglie bisbetica. Un grassone accudisce con amore la numerosa prole, regalatagli dagli amanti diversi della moglie. Un barbone vive con il figlio in una carcassa d'automobile. Un uomo rifiuta la moglie pentita dopo il tradimento. Rokkuchan riporta la sua invisibile vettura nel deposito dicendo: "la vettura è vecchia! ma dovrebbero trattarla un po' meglio, quei signori! lo dirò domani alla squadra di manutenzione". (dal web)

Primo film a colori del maestro giapponese e altro suo grande fallimento di pubblico e di critica (sembra che a causa di questo abbia tentato il suicidio). Il film non poteva essere accettato con il suo pessimismo e con l'azzardo di presentare un Giappone di miserabili senza riscatto ma adesso va rivalutato per tanti aspetti il primo tra i quali è l'uso simbolico del colore, la poesia che accompagna le anime fragili e lo sguardo impietoso verso gli ultimi incapaci di cambiare da sé la propria realtà. Se non attraverso i sogni o la fuga dalla realtà o l'altruismo.
 
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