Howard, Elizabeth Jane - Tutto cambia (La saga dei Cazalet vol. 5)

qweedy

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...E alla fine sono arrivati gli anni Cinquanta. Il capitolo conclusivo della saga dei Cazalet si apre con una perdita significativa: la Duchessa viene a mancare. Andandosene, porta via con sé gli ultimi frammenti di un mondo che sta scomparendo: quello della servitù domestica, della classe sociale, della tradizione. È quel mondo polveroso, dalle atmosfere d’altri tempi, che ci aveva conquistati all’inizio di questa appassionante storia. Molti anni sono passati, molte vicende ci hanno fatto sorridere e commuovere, molte cose sono cambiate. Il mondo moderno si dimostra pieno di insidie, e gli uomini Cazalet si rivelano poco equipaggiati per affrontarlo e incapaci di seguire le orme del padre: la gestione dell’azienda di famiglia non è cosa facile, e ogni certezza viene meno. Nel frattempo, le donne cercano di farsi strada, ognuna a modo suo. Louise, ormai divorziata, resta invischiata in una relazione con un uomo sposato, mentre Polly e Clary faticano a conciliare il matrimonio e la maternità con le loro idee e ambizioni lavorative; Villy, da tempo abbandonata dal marito, alla fine deve imparare a vivere in maniera indipendente. Ma sarà Rachel, che ha sempre vissuto per gli altri, a dover affrontare la sfida più difficile... Nelle commoventi pagine finali, una nuova generazione Cazalet si ritrova a Home Place per Natale. Solo una cosa è certa: niente sarà mai più lo stesso.

L'ultimo volume della saga dei Cazalet è stato avvincente come il primo, mi è davvero dispiaciuto essere arrivata alla fine. Non so come sia riuscita la scrittrice a far sentire il lettore come fosse parte della famiglia.

Ho preso un altro libro scritto dalla Howard, sono curiosa di vedere se mi trasmette la tranquillità e la leggerezza che ho provato nel leggere la saga dei Cazalet.

Voto 5
 

Jessamine

Well-known member
Home Place non avrebbe potuto avere un nome più adatto: tornare fra le pieghe della famiglia Cazalet, per me, è sempre un po' come tornare a casa. Come tornare a casa, e ritrovare i piccoli gesti, i sapori familiari, quegli odori che forse non sono i più buoni del mondo, ma sanno darti conforto con un solo respiro.
Ci ho messo tanto ad avvicinarmi a quest'ultimo volume, sia perché l'idea di salutare una volta per tutte questa famiglia mi spaventava, sia perché la paura di una delusione era tanta.
Non sono ancora certa che le mie paure fossero o meno fondate: certo è che in questo volume alcune cose non mi sono piaciute, non del tutto, non abbastanza per un addio. Ho avuto l'impressione che il numero di personaggi fosse un po' sfuggito di mano alla Howard, perché tanti, troppi di loro (tra cui il mio favorito, l'eterno ignorato, il grande assente di questa saga, Christopher) fossero lasciati in disparte, senza una degna conclusione. E ho avuto l'impressione che, se tutto cambia, niente cambia. Perché la nuova generazione, i nuovi bambini, altro non sono che dei personaggi identici a loro stessi: si potrebbe tornare agli anni della leggerezza e cambiare il nome ai bambini, e tutto potrebbe ricominciare. Nonostante il grande cambiamento che fa ombra come un macigno a tutto quest'ultimo volume, ho avuto l'impressione che questo libro non avesse una fine vera e propria: per come è impostata l'intera saga, potrebbe potenzialmente proseguire all'infinito. E io la leggerei, con ogni probabilità, ma mi rendo conto che una storia, ad un certo punto, deve cambiare. Cambiare non tanto nei contenuti, ma nel messaggio, nel ritmo del racconto, nell'economia della trama. E questo i Cazalet non sanno farlo.
Nonostante ciò, mi rendo anche conto di aver letto quest'ultimo volume con una sete che ultimamente fatico a provare, fra le pagine dei libri. Ho letto per ore di fila, ho letto con le lacrime agli occhi, ho letto senza rendermi conto del tempo che trascorreva. Fino ad un paio di anni fa questa sarebbe stata la norma, per me, ma ora non è più così, e io devo ringraziare ogni singolo libro che, difetti o meno, mi permetta di continuare a sentire sete d'inchiostro.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Riallacciandomi al post di Jessamine, probabilmente l'autrice ha concluso la saga nel momento in cui si è resa conto di non avere più granché da dire di nuovo sui Cazalet, e secondo me l'ha interrotta nel momento giusto; non so però se nel modo giusto, poiché la parte finale mi ha lasciato un po' insoddisfatta. Dopo quattro volumi tuttavia conoscevo un po' l'orientamento della Howard, perciò me l'aspettavo. Non mi ha lasciato tanto insoddisfatta, in ogni caso, da non soffrire nel dover abbandonare questa saga che pure potrebbe far inorridire qualche esperto di scrittura creativa: su 3000 pagine almeno 1000 si sarebbero forse potute evitare, se si bada solo allo svolgersi della storia e all'economia della trama. Alcune di queste pagine mi sono comunque servite per conoscere meglio i personaggi, per empatizzare con qualcuno più che con altri, per coglierne l'essenza; avrei fatto a meno però di quelle ricche di descrizioni di azioni quotidiane e inutili - spesso anche queste aiutano il lettore a calarsi nella realtà descritta, ma qui sono talvolta, a mio parere, eccessive - e soprattutto di vestiti e case e cibo e bevande - ma quanto bevono? E quante schifezze mangiano? Nessun problema di pressione o colesterolo, tutto perfetto, se a qualcuno per caso piglia un colpo è sempre dovuto allo stress - . Dunque, in fin dei conti, perché questa saga mi è piaciuta tanto? Intanto, la scrittura: very british, classica e accurata. Ciò che mi è piaciuto di più però è stata l'alternanza continua di voci: l'autrice infatti si appoggia sapientemente all'uno o all'altro personaggio, cosa che mi ha consentito, oltre che di non annoiarmi, di cogliere i vari punti di vista. E, soprattutto, di coglierli senza giudicare nessuno: la Howard si immedesima in ciascuno di loro, ergendosi a pura spettatrice di atteggiamenti e azioni talvolta moralmente riprovevoli o dubbie, permettendo in tal modo al lettore di fare altrettanto. Devo dire, però, che alcuni personaggi sono meglio riusciti di altri, il che mi fa pensare che siano più vicini a lei: per questo ho apprezzato la sua scelta di dare particolare spazio alle tre ragazze - l'irrequieta Louise, la buona Polly e la sensibile Clary, la mia preferita - che secondo me sono i personaggi più incisivi, insieme alla dolce Rachel. Ho trovato invece un po' meno riusciti alcuni personaggi maschili, e forse mi sono accorta di questo perché per buona parte della lettura non riuscivo a distinguere Hugh da Rupert senza almeno un minimo di sforzo mentale. In ogni caso, tutti hanno una vita ben definita sia individuale che all'interno della collettività dei Cazalet, e di ciascuno, dai più anziani ai più piccoli, grazie allo stile fortemente evocativo possiamo cogliere l'evoluzione o il cambiamento - notevole, a mio parere, l'evoluzione di Zoe, e il cambiamento di Edward che da uomo senza scrupoli diventa quasi mansueto in vecchiaia - o notare la coerenza, oppure constatare che il personaggio è rimasto in certo qual modo uguale a se stesso malgrado il passare degli anni, e partecipare all'evolversi di fatti e relazioni, sentendoci lì insieme a loro.
 
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