Borgese, Giuseppe Antonio - Rubè

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Giovane siciliano laureato in legge, Filippo Rubè va a Roma per iniziare la pratica dell’avvocatura e darsi alla politica. Acceso interventista, allo scoppiare del primo conflitto mondiale decide di arruolarsi. Terrorizzato dall’idea di avere paura, disperatamente alla ricerca di eroica consacrazione, si getta nella mischia, riportandone ferite e gloria. Ma ciò non basterà a placare le sue confuse e mai sopite ambizioni. Altrettanto inquieta e incerta è anche la sua vita sentimentale, divisa fra l’aristocratica Mary, la giovane Eugenia e la bellissima Celestina. La sua esistenza procede così fra insicurezze economiche e fallimenti sentimentali, passioni politiche smodate e frustrazioni professionali, fino a un tragico epilogo segnato dalla follia. (quarta di copertina)

Capolavoro della letteratura italiana degli anni '20. Borgese fu critico letterario e docente universitario, fu uno dei 13 docenti universitari che non giurarono fedeltà al fascismo e per questo fu esule negli Stati Uniti. Il romanzo è bello da leggere anche perché a distanza di cento anni mantiene intatta una modernità sia realista che simbolista sorprendente. L'autore ha un continuo monologo interiore e si avvicina anche all'interpretazione psicoanalitica dei comportamenti, rendendo quest'opera unica.
 
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