Quasi tutti i racconti di questa raccolta celano una sorpresa, proprio come i biscotti del titolo, che nascondono al loro interno un biglietto con su scritta una frase. Più che altro, i racconti spiazzano il lettore nel finale, e questa, sì, è una sorpresa.
Quasi tutti hanno come scenario un luogo ben definito e descritto in maniera colta, accattivante (nel senso che viene voglia di andarci o di ritornarci) e particolareggiata, come ad esempio il cimitero Pere-Lachaise di Parigi o la New York post 11 settembre.
Quanto allo svolgersi dei fatti i racconti, scritti con fine linguaggio chiaro ma accurato, si sviluppano lentamente, tanto che non ci si aspetta l'originalità e, talvolta, la genialità dei finali che, tuttavia, non danno mai risposte, ma generano domande spesso accompagnate da un sorriso ironico, malgrado la quasi sempre presente malinconia di fondo. Pare quasi che l'autore si sia divertito a cercare il modo di "fregare" (nel senso buono) il lettore, che resta quasi stordito, con un'espressione sul volto che sembra dire qualcosa che sta in mezzo tra l'esclamazione "che genialata"" e la domanda "e quindi?"
Consigliato a chi non cerca soluzioni a tutti i costi e a chi ama la buona scrittura.
I miei preferiti: I biscotti della fortuna, Il nostro amico, ma soprattutto il racconto ambientato a New York, di cui non ricordo il titolo.
Quasi tutti hanno come scenario un luogo ben definito e descritto in maniera colta, accattivante (nel senso che viene voglia di andarci o di ritornarci) e particolareggiata, come ad esempio il cimitero Pere-Lachaise di Parigi o la New York post 11 settembre.
Quanto allo svolgersi dei fatti i racconti, scritti con fine linguaggio chiaro ma accurato, si sviluppano lentamente, tanto che non ci si aspetta l'originalità e, talvolta, la genialità dei finali che, tuttavia, non danno mai risposte, ma generano domande spesso accompagnate da un sorriso ironico, malgrado la quasi sempre presente malinconia di fondo. Pare quasi che l'autore si sia divertito a cercare il modo di "fregare" (nel senso buono) il lettore, che resta quasi stordito, con un'espressione sul volto che sembra dire qualcosa che sta in mezzo tra l'esclamazione "che genialata"" e la domanda "e quindi?"
Consigliato a chi non cerca soluzioni a tutti i costi e a chi ama la buona scrittura.
I miei preferiti: I biscotti della fortuna, Il nostro amico, ma soprattutto il racconto ambientato a New York, di cui non ricordo il titolo.