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Non ha nessuna attinenza con questa storia, però una volta il professor Kimura ha sorpreso alcuni studenti che leggevano riviste con racconti gotici.
Curiosamente non li ha rimproverati, ha solo provato a convincerli che tali letture si addicono ai vigliacchi piuttosto che ai coraggiosi.
Secondo la sua particolare teoria, la passione per le storie gotiche è un tentativo di aggirare il lato drammatico dell’esistenza trasformandolo in qualcosa di troppo assurdo per essere reale. I personaggi dei racconti gotici passano attraverso sofferenze fisiche e mentali mostruose, ma alla fine non riceveranno nessun premio. Il fine di quelle sofferenze è solo sopravvivere ad esse.
Non potrebbe essere una metafora dolorosa della vita?
Però vedere questa metafora materializzata in gesti quotidiani e comuni sarebbe troppo devastante, e allora viene camuffata sotto forme meno palesi. Il dolore sadico inflitto da un mostro antropomorfo non potrà mai sembrare autentico come quello procurato deliberatamente da un altro essere umano. L’angoscia del personaggio perseguitato da una creatura immaginaria non può apparire verosimile al lettore, al quale non verrà mai in mente di accomunarla ai pensieri ossessivi che talvolta premono sulle tempie degli uomini togliendogli serenità.
Paure reali mascherate da paure impossibili, questa è la natura profonda delle storie gotiche.
Ecco, forse per Hideo sarebbe stato meglio sognare dei mostri inesistenti anziché persone in carne e ossa che soffrono o compiono atti immorali. Se avesse descritto ai genitori un fantasma con un solo occhio e braccia lunghe sino ai piedi, non l’avrebbero sgridato. Gli avrebbero concesso un sorriso e una carezza di incoraggiamento, unitamente alla rassicurazione che si trattava di mere fantasie della mente destinate a svanire al risveglio.
Invece non lo sono affatto…
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