Insolita ambientazione, per la prima volta (almeno per me) lascia la sua amata Sardegna e si trasferisce in Emilia Romagna, nella bassa padana (viene nominato anche Brescello, il paese di don Camillo e Peppone).
Il protagonista è un ragazzino, orfano di padre, di nome Adone, che viene adottato dallo zio, senza figli, per sottrarlo alla fame e alla povertà in cui sarebbe vissuto se fosse rimasto con la mamma e gli altri fratelli più piccoli. Solo che, pur avendo da mangiare, cresce senza essere amato perché purtroppo lo zio che gli voleva bene e voleva farlo suo erede muore troppo presto. La moglie dello zio, in combutta con il fratello, strappa il testamento, diventando lei stessa erede di tutto il patrimonio.
Nella narrazione ho ritrovato alcuni ricordi culinari della mia infanzia, come il lardo pestato col prezzemolo che mi preparava mia zia e le tagliatelle nel vino, anche se mia nonna materna di origini piemontesi ci metteva i ravioli preparati da lei e un paio li lasciava mangiare anche a me.
Non mi hanno disturbato neppure le descrizioni della natura che di solito mi annoiano, sembrava di essere lì, da Grazia le accetto sempre perché so che non sono mai fini a se stesse. Continua ad affascinarmi con il suo stile e il suo modo di narrare. La storia è coinvolgente e ti permette di empatizzare subito con il protagonista, Adone, che ricorda tutto della sua vita passata, come me, e con gli altri indimenticabili personaggi, come la Zia Barberina (con cappello e pipa, sembrava un uomo); l'amico Marco che muore prematuramente; l'amico più grande Davide; Caterina (Ella sarà una moglie buona, un'amante appassionata, ma non sarà forse mai la sua compagna. Siamo stati fratelli prima che amanti. Ella è, direi quasi, la mia coscienza. Lasciarla sarebbe come mutar principi.
Bada però di non esser la sua
vittima! Spesso si è vittime della propria coscienza! sentenzio' Davide).
Spoiler sul finale:
Adone resta deluso da Davide che gli ha nascosto la storia del testamento.
"Tutto era menzogna, ombra senza fine" Ma poi anche lui mente con gli altri e con sé stesso.
L'amore per Maddalena è solo un'illusione. Si rende conto che alla fine può contare solo su se stesso.
"Ma ora tu puoi procedere egualmente verso l'avvenire, perchè puoi fidarti, se non in tutti, almeno in uno dei tuoi fratelli: il più intimo, il
più sincero: in te stesso " .
Una curiosità: la parola inventata stinchiringhori è equivalente al tozzabancone usato dalle mie parti, da piccoli infatti si mandava a comprare dai bambini più ingenui questo cibo inesistente per prenderli in giro.
Il protagonista è un ragazzino, orfano di padre, di nome Adone, che viene adottato dallo zio, senza figli, per sottrarlo alla fame e alla povertà in cui sarebbe vissuto se fosse rimasto con la mamma e gli altri fratelli più piccoli. Solo che, pur avendo da mangiare, cresce senza essere amato perché purtroppo lo zio che gli voleva bene e voleva farlo suo erede muore troppo presto. La moglie dello zio, in combutta con il fratello, strappa il testamento, diventando lei stessa erede di tutto il patrimonio.
Nella narrazione ho ritrovato alcuni ricordi culinari della mia infanzia, come il lardo pestato col prezzemolo che mi preparava mia zia e le tagliatelle nel vino, anche se mia nonna materna di origini piemontesi ci metteva i ravioli preparati da lei e un paio li lasciava mangiare anche a me.
Non mi hanno disturbato neppure le descrizioni della natura che di solito mi annoiano, sembrava di essere lì, da Grazia le accetto sempre perché so che non sono mai fini a se stesse. Continua ad affascinarmi con il suo stile e il suo modo di narrare. La storia è coinvolgente e ti permette di empatizzare subito con il protagonista, Adone, che ricorda tutto della sua vita passata, come me, e con gli altri indimenticabili personaggi, come la Zia Barberina (con cappello e pipa, sembrava un uomo); l'amico Marco che muore prematuramente; l'amico più grande Davide; Caterina (Ella sarà una moglie buona, un'amante appassionata, ma non sarà forse mai la sua compagna. Siamo stati fratelli prima che amanti. Ella è, direi quasi, la mia coscienza. Lasciarla sarebbe come mutar principi.
Bada però di non esser la sua
vittima! Spesso si è vittime della propria coscienza! sentenzio' Davide).
Spoiler sul finale:
Adone resta deluso da Davide che gli ha nascosto la storia del testamento.
"Tutto era menzogna, ombra senza fine" Ma poi anche lui mente con gli altri e con sé stesso.
L'amore per Maddalena è solo un'illusione. Si rende conto che alla fine può contare solo su se stesso.
"Ma ora tu puoi procedere egualmente verso l'avvenire, perchè puoi fidarti, se non in tutti, almeno in uno dei tuoi fratelli: il più intimo, il
più sincero: in te stesso " .
Una curiosità: la parola inventata stinchiringhori è equivalente al tozzabancone usato dalle mie parti, da piccoli infatti si mandava a comprare dai bambini più ingenui questo cibo inesistente per prenderli in giro.