Questo libro è il seguito de L'Arminuta, la cui protagonista è cresciuta, così come è cresciuta la sorella Adriana, unico vero punto di riferimento in un'infanzia priva di calore. Tanto è riservata, riflessiva e intellettuale la prima, quanto è vivace, pasticciona e impulsiva la seconda. All'inizio del libro la protagonista o meglio l'io narrante - l'Arminuta, appunto, della quale se non sbaglio il nome non viene mai detto - giunge dalla Francia, dove si è stabilita, a Pescara e precisamente a Borgo Sud, un quartiere che odora di mare e di povertà, in cui tutti si conoscono, parlano in dialetto, litigano, ridono e gridano per strada e a vent'anni hanno già almeno due figli: il quartiere in cui Adriana ha vissuto per molto tempo. Il motivo del viaggio si scoprirà solo alla fine. Intanto il libro percorre a ritroso, con vari balzi temporali, la vita adulta delle due, entrambe travagliate: l'una ricca di silenzi e incomprensioni, di cose non dette, l'altra piena di passione vitale, ma anche di litigi e botte. E soprattutto ripercorre il rapporto viscerale di queste due sorelle così diverse ma così legate, gli avvenimenti talvolta dovuti al caso, ma più spesso alle scelte di vita di entrambe e alla loro indole, le carenze emotive dovute a una famiglia retrograda e a una madre che non ha conosciuto altro che la fatica fisica e che ha avuto poco tempo e una scarsa capacità di comunicare con i figli.
Il modo di scrivere di Donatella Di Pietrantonio è particolarmente evocativo, è un'autrice che sa scavare nel profondo e, senza mai appesantire la narrazione, cogliere le diverse sfaccettature di ogni avvenimento, personaggio o emozione, soffermandosi sui rapporti familiari che sono il tema principale dei suoi libri. In particolare mi ha colpito l'analogia con Bella mia: anche in quel romanzo si racconta la vita di due sorelle completamente diverse ma in un certo senso dipendenti l'una dall'altra e la protagonista è la più riservata, quella che non riesce a emergere rispetto all'altra la quale, invece, mostra una personalità più forte.
Un libro profondo e malinconico, che lascia qualcosa dentro, scritto benissimo, con uno stile raffinato ma fluido, empatico e caloroso. Molto bello.
Il modo di scrivere di Donatella Di Pietrantonio è particolarmente evocativo, è un'autrice che sa scavare nel profondo e, senza mai appesantire la narrazione, cogliere le diverse sfaccettature di ogni avvenimento, personaggio o emozione, soffermandosi sui rapporti familiari che sono il tema principale dei suoi libri. In particolare mi ha colpito l'analogia con Bella mia: anche in quel romanzo si racconta la vita di due sorelle completamente diverse ma in un certo senso dipendenti l'una dall'altra e la protagonista è la più riservata, quella che non riesce a emergere rispetto all'altra la quale, invece, mostra una personalità più forte.
Un libro profondo e malinconico, che lascia qualcosa dentro, scritto benissimo, con uno stile raffinato ma fluido, empatico e caloroso. Molto bello.