Proietti, Gigi - Tutto sommato qualcosa mi ricordo

Roberto89

Moderator
Membro dello Staff
"Ibsen, Shakespeare, Brecht..." Quando gli insegnanti del Centro universitario teatrale gli sottoposero una lista di autori da portare in scena, il giovane Luigi Proietti per poco non svenne: non ne aveva mai sentito nominare nessuno. Come tanti ragazzi cresciuti nella periferia della capitale, all'ombra del boom economico, Proietti pensava soprattutto alla musica e guardava all'America. Per lui l'unico palco era quello dei night club, dove suonava e cantava insieme agli amici di sempre. Si era iscritto per gioco a quel corso di recitazione, spinto dalla voglia di qualcosa di diverso: non poteva immaginare che quel "gioco" gli avrebbe cambiato la vita. Il "cantante dalla voce ritmico-melodica-moderna" dimostra subito una versatilità senza precedenti, un potenziale che esprimerà al meglio in "A me gli occhi, please" e negli altri one-man show scritti con Roberto Lerici, dei tour de force nei quali salta dal dramma al varietà lasciando il pubblico a bocca aperta. E in cinquant'anni di carriera Proietti ha conquistato generazioni di spettatori, contaminando la cultura "alta" e quella "bassa" senza pregiudizi. In "Tutto sommato" ci restituisce quella voglia di mischiare le carte in tavola, intrecciando le gioie della vita a quelle del palco e lasciando sempre sullo sfondo la sua Roma, città eterna e fragile, tragica e ironica, cinica e innamorata.



Un'autobiografia che non è un'autobiografia. E lo dice l'autore stesso nelle prime pagine, giusto per non illudere il lettore. E' l'autore che si racconta, come dice lui stesso raccontare "senza nostalgia", "con la gioia per un passato che la mente riscrive come vuole, come un sogno voluto e gestito, e mai subìto".
I capitoli proseguono in modo piuttosto lineare, dall'infanzia al tempo presente (o meglio, più o meno l'anno in cui Proietti finì di scrivere il libro), pubblicato nel 2013. Alcune volte l'autore si lascia trasportare dai ricordi, perdendosi in dettagli forse un po' noiosi (almeno per me che conosco pochissimo sia lui che la sua carriera). Il tono è sempre leggero, e se no non sarebbe più lui, e ogni tanto si avverte una punta di orgoglio per i successi ottenuti nei tanti anni di attività.
Per riassumere, non è una grande autobiografia ma è comunque una lettura piacevole, sia per conoscere un po' meglio Proietti, sia per lo spaccato storico, sociale e culturale del periodo che, sebbene abbozzato, è comunque interessante.

Voto: 3/5
 
Alto