Howard, Elizabeth Jane - Il lungo sguardo

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La storia ripercorre il matrimonio della protagonista, Antonia Vaughan: la sua travagliata vita sentimentale ed emotiva è segnata da sostanziali delusioni e solitudine. La scelta della narrazione, a ritroso nel tempo, scandito dagli anni focalizzati come capitoli (1950, '42, '37, '27, '26), rimarca il senso di distacco e di perdita rispetto agli anni più lieti e carichi di speranza della donna. (da Wikipedia)

Quest'autrice inglese non la conoscevo anche se qui in piccola biblioteca ci sono diversi suoi libri recensiti. Questo è un romanzo pubblicato nel 1956 e fa sempre parte degli ebook che ho ricevuto in regalo. All'inizio lo stile piuttosto ricercato e l'andamento della narrazione mi sembrava un po' difficile da seguire, soprattutto perché va a ritroso nel tempo. Poi man mano che proseguivo sentivo sempre più il coinvolgimento emotivo nella storia. Alla fine posso ritenermi soddisfatta e magari proseguirò con altri suoi romanzi.
 
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Pur essendo molto diversa dalla protagonista ho trovato lo stesso alcune sue considerazioni che mi hanno colpita. Ne posto qualcuna:

Non era una semplice questione di lacrime, insulti o recriminazioni splendidamente facili come quelle di cui i bambini e gli agitatori politici riempiono i loro discorsi: lei non aveva convinzioni semplici a sostenerla, non aveva un luogo segreto in cui trovare rifugio dalla coscienza, né una creatura semidivina, traboccante d'amore e saggezza, a cui rivolgersi...

Le prime ore del mattino erano
sempre le peggiori: i terribili momenti di dormiveglia in cui il presente faceva irruzione nel sonno, in cui metà della mente s'aggrappava all'oblio col suo corredo di illusioni mentre l'altra lottava strenuamente per emergere alla coscienza, finché l'intera dolorosa situazione non prendeva possesso della mente e del corpo; il giorno balzava improvvisamente alla vita e altrettanto improvvisamente si dileguava il sonno.

Il guaio era dover andare incontro alla realtà senza sapere prima cosa fosse. Bisognava scoprirlo da soli e attraversarla, la battigia, in
equilibrio tra le sabbie mobili della paura del peggio e la speranza del meglio. Complicare anche di
poco le cose voleva dire cadere
nelle trappole tese all'immaginazione; semplificarle voleva dire condannarsi a vivere nella più vacua mediocrità, rifiutando in blocco il gioco per paura di perdere...

Quando l'immaginazione ha successo la chiamano lungimiranza, quando è usata male o fallisce dicono che è morbosa, o peggio. Quando va bene viene chiamato in causa Dio, quando va male, uno psichiatra.

La mattina il sole sorgeva arrancando, soffuso e inefficace, come un triste Pulcinella ubriaco.
 
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