Bruck, Edith - Andremo in citta'

Shoshin

Goccia di blu
Tra le vite dei personaggi di Edith Bruck, cariche di entusiasmo e fiducia nella fraternità degli uomini, incontriamo Silvia, gettata dai genitori dal treno dei deportati in un estremo tentativo di salvezza, che si affezionerà a Robert, figlio di un gerarca nazista, di cui diventerà la sorella che lui ha sempre desiderato; o l’amore acerbo di una vivace ragazza ebrea che detesta andare a fare il bucato al fiume e non vede l’ora che arrivi l’inverno a ghiacciarlo per poter andare a pattinare con l’affascinante ragazzino “gentile” Endre; o, ancora, il riscatto di una donna che, dopo la guerra, riesce a farsi assumere come cameriera dal ristorante di Haifa in cui ha elemosinato un pasto. E poi c’è Lenke, che descrive al fratellino Beni il mondo che non può vedere e gli promette continuamente una nuova vita in città, dove un’operazione dovrebbe dargli la vista, ma la crudezza della realtà stravolge i suoi progetti. Una storia di amore fraterno che ha ispirato l’omonimo film del 1966 per la regia di Nelo Risi. Edith Bruck racconta con la sua scrittura lieve e poetica tutta la speranza della vita che non si arrende, un amore quotidiano che resiste alla tragedia.

La poesia non c'entra nulla con la tragedia della guerra.
La poesia è luce che si fa parola,
è storia di vita,accarezza la tristezza con tenerezza di madre.
Ma ci sono persone che sanno trasformare il racconto atroce di un tempo terribile e non più tanto lontano da noi oramai ,in lievi momenti dove il buio della morte e della ferocia che la determina si stempera dentro gli occhi di un bimbo cieco e nei suoi sogni,diventando poesia.
Le piccole storie di vita quotidiana raccontate da Edith Bruck fanno sorridere ed anche piangere.
Donano speranza e fiducia,
rendono palpabile la grande forza dell'amore e dell'amicizia.
Ho letto da qualche parte che negli scritti di Edith la memoria si fa letteratura,e la scrittura diventa un mezzo per testimoniare agli altri l'immenso dramma della guerra.
Ho letto questo libro perché volevo cercare ancora una volta un poco di luce in mezzo a tutto questo buio che sento cosi inaspettatamente vicino.

Nel 1966 Nelo Risi, che divise la vita con Edith, diresse l'omonimo film,liberamente tratto da Andremo in città.

 
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