Pathurnia
Well-known member
Deve pur significare qualcosa se un lettore, arrivato all'ultima parola di un romanzo, torna alla prima pagina per rivedere come è cominciato. Un po' come quando in montagna alla fine della salita ci si ferma per rimirare il sentiero appena percorso, per quanto è stato bello, e quasi quasi si vorrebbe tornare indietro e ripercorrerlo di nuovo per scoprire tutto ciò che non si è visto la prima volta.
E sono sicura che lo rileggerò, come sempre ho riletto i libri di Maggiani, ma recensirlo ora mi sembra un modo per ringraziare l'autore di tutta la gioia e tutto l'amore che ha saputo risvegliare in me. Gioia e amore per la Storia, quella dei popoli oppressi ma non rassegnati, ma anche per la sua storia (dell'Autore) e per la mia che a volte dimentico, per gli ideali e per le vicende di gente che ha nutrito in sé la speranza e la fede in un mondo migliore, gli stessi ideali che a volte mi sembra di aver messo in un baule accantonato in soffitta.
Non voglio spiegare la trama del romanzo, forse potrei solo accennare un vago paragone con "Cent'anni di solitudine" per il suo essere una saga familiare che si dipana attraverso le generazioni assumendo a volte i contorni indefiniti della leggenda, ma sarebbe fuorviante. In Maggiani non c'è nulla di magico e l'afflato che permea questo romanzo è passione civile, è lotta di popoli, è santa indignazione e sacrosanto desiderio di vendetta.
Ma la vendetta covata a lungo, quel tritolo nascosto per decenni nella cassettina della Canarina, resterà forse solo un sogno sempre vivo e sempre capace di rinascere nel cuore degli oppressi.
Intanto i padri, i figli, i nipoti e le generazioni a venire seguiranno i propri destini di amori, vittorie, sconfitte, e l'eterna gioventù sarà domani come sempre la speranza in un mondo più giusto.
*****
Concludo questo breve commento al romanzo esprimendo la mia gratitudine per le meravigliose figure storiche di cui mi ha fatto scoprire l'esistenza, primo fra tutti quel Carlo Tresca di cui sono andata a cercare la vera biografia, e che Maggiani definisce "L'uomo più buono del mondo". O anche come Emma Goldman, che nel libro non appare ma è sempre inseguita e cercata da uno dei protagonisti.
E tanti altri che tenerne il conto non è facile, ma tanto, è sicuro, lo rileggerò.
E sono sicura che lo rileggerò, come sempre ho riletto i libri di Maggiani, ma recensirlo ora mi sembra un modo per ringraziare l'autore di tutta la gioia e tutto l'amore che ha saputo risvegliare in me. Gioia e amore per la Storia, quella dei popoli oppressi ma non rassegnati, ma anche per la sua storia (dell'Autore) e per la mia che a volte dimentico, per gli ideali e per le vicende di gente che ha nutrito in sé la speranza e la fede in un mondo migliore, gli stessi ideali che a volte mi sembra di aver messo in un baule accantonato in soffitta.
Non voglio spiegare la trama del romanzo, forse potrei solo accennare un vago paragone con "Cent'anni di solitudine" per il suo essere una saga familiare che si dipana attraverso le generazioni assumendo a volte i contorni indefiniti della leggenda, ma sarebbe fuorviante. In Maggiani non c'è nulla di magico e l'afflato che permea questo romanzo è passione civile, è lotta di popoli, è santa indignazione e sacrosanto desiderio di vendetta.
Ma la vendetta covata a lungo, quel tritolo nascosto per decenni nella cassettina della Canarina, resterà forse solo un sogno sempre vivo e sempre capace di rinascere nel cuore degli oppressi.
Intanto i padri, i figli, i nipoti e le generazioni a venire seguiranno i propri destini di amori, vittorie, sconfitte, e l'eterna gioventù sarà domani come sempre la speranza in un mondo più giusto.
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Concludo questo breve commento al romanzo esprimendo la mia gratitudine per le meravigliose figure storiche di cui mi ha fatto scoprire l'esistenza, primo fra tutti quel Carlo Tresca di cui sono andata a cercare la vera biografia, e che Maggiani definisce "L'uomo più buono del mondo". O anche come Emma Goldman, che nel libro non appare ma è sempre inseguita e cercata da uno dei protagonisti.
E tanti altri che tenerne il conto non è facile, ma tanto, è sicuro, lo rileggerò.