"Nel marzo 2021, un Boeing 787 di Air France in volo da Parigi a New York incappa in una grande turbolenza prima di atterrare. Tre mesi dopo lo stesso aereo, con gli stessi passeggeri e un identico equipaggio, ricontatta i controllori di volo dell'aeroporto JFK. L'inspiegabile duplicazione preoccupa CIA, FBI e gli alti comandi dell'esercito, che dirottano l'aereo in una base militare. Le indagini degli Stati Uniti e delle altre potenze scatenano una caccia all'uomo planetaria per rintracciare i misteriosi doppi di tutte le persone a bordo. Ma durante quei tre mesi fatali, le vite di alcuni di loro sono cambiate per sempre: chi ha combattuto un male incurabile, chi ha raggiunto il successo soltanto dopo un gesto estremo, chi ha trovato l'amore e chi si è lasciato per sempre, chi ha finalmente affrontato le sue bugie. Tutti credevano di avere una vita segreta. Nessuno immaginava fino a che punto fosse vero."
Questo romanzo mi è stato consigliato e ho deciso di leggerlo soprattutto quando ho scoperto che il suo autore era collegato in qualche modo a Calvino, Queneau, Perec, essendo anche lui membro dell'OuLiPo, il gruppo di scrittori e matematici che mira a creare delle opere con tecniche di scrittura vincolata. Tutto ciò che si pone l'obiettivo di "giocare" con il linguaggio mi affascina e mi sono quindi avvicinata a questo romanzo con grande curiosità.
In realtà ne L'anomalia non si pone tanto in discussione il linguaggio, quanto la logica stessa, e soprattutto la nostra certezza di avere a disposizione una sola identità, una sola occasione per essere noi stessi. Fondamentale è il tema del doppio, e Le Tellier stesso, in un’intervista che ho ascoltato su Internet, ha ammesso che l’ispirazione iniziale per questo libro gli sia venuta da lì. Ha quindi declinato questa suggestione, di grandissimo successo nella letteratura di tutti i tempi, in chiave fantascientifica, e questo sicuramente rappresenta l’altro aspetto interessante di questo libro. Per evitare spoiler non mi spingerò oltre rispetto a quanto già rivelato in quarta di copertina: mi limiterò a dire che il team scientifico che si trova a studiare il fenomeno di “duplicazione” dell’aereo con i suoi passeggeri propone più ipotesi, le quali spaziano dal ponte temporale di Einstein-Rosen (di cui chiaramente nemmeno sospettavo l’esistenza) ad altre decisamente più inquietanti e (spero) fantasiose, che mettono in crisi l’autenticità stessa della nostra esistenza. Anche in questo caso non è un certo un tema nuovo alla letteratura o al cinema, ma è proprio qui che Le Tellier mostra la propria originalità: l’unione dei due filoni filosofici (Esistiamo davvero? Cosa succederebbe se scoprissimo di non essere “unici e irripetibili”?) dà vita a qualcosa di unico e interessante, di profondamente umano.
Fra l’altro, anche dal punto di vista puramente narrativo, il romanzo è molto accattivante, poiché le storie narrate sono moltissime (un omaggio a Calvino? indubbiamente...) e ognuna presenta un particolare stile, consono alla personalità del personaggio che le vive. In questo senso Le Tellier, sempre nell’intervista di cui parlavo, ha ammesso che non è stato facile, in quanto ogni scrittore, come è ovvio, ha un “genere” che gli è congeniale ed altri che sente più distanti dalla propria sensibilità. Ogni personaggio quindi pensa in un determinato modo (da qui lo stile, il “genere”) e agisce in un determinato modo di fronte allo stesso evento: trovarsi di fronte a un altro se stesso.
Ecco, io mi fermo qui, perché altrimenti finirei per rivelare troppo. Si tratta comunque di un romanzo allo stesso tempo profondo e leggero, filosofico e cinematografico, e vale la pena prenderlo in considerazione.
Questo romanzo mi è stato consigliato e ho deciso di leggerlo soprattutto quando ho scoperto che il suo autore era collegato in qualche modo a Calvino, Queneau, Perec, essendo anche lui membro dell'OuLiPo, il gruppo di scrittori e matematici che mira a creare delle opere con tecniche di scrittura vincolata. Tutto ciò che si pone l'obiettivo di "giocare" con il linguaggio mi affascina e mi sono quindi avvicinata a questo romanzo con grande curiosità.
In realtà ne L'anomalia non si pone tanto in discussione il linguaggio, quanto la logica stessa, e soprattutto la nostra certezza di avere a disposizione una sola identità, una sola occasione per essere noi stessi. Fondamentale è il tema del doppio, e Le Tellier stesso, in un’intervista che ho ascoltato su Internet, ha ammesso che l’ispirazione iniziale per questo libro gli sia venuta da lì. Ha quindi declinato questa suggestione, di grandissimo successo nella letteratura di tutti i tempi, in chiave fantascientifica, e questo sicuramente rappresenta l’altro aspetto interessante di questo libro. Per evitare spoiler non mi spingerò oltre rispetto a quanto già rivelato in quarta di copertina: mi limiterò a dire che il team scientifico che si trova a studiare il fenomeno di “duplicazione” dell’aereo con i suoi passeggeri propone più ipotesi, le quali spaziano dal ponte temporale di Einstein-Rosen (di cui chiaramente nemmeno sospettavo l’esistenza) ad altre decisamente più inquietanti e (spero) fantasiose, che mettono in crisi l’autenticità stessa della nostra esistenza. Anche in questo caso non è un certo un tema nuovo alla letteratura o al cinema, ma è proprio qui che Le Tellier mostra la propria originalità: l’unione dei due filoni filosofici (Esistiamo davvero? Cosa succederebbe se scoprissimo di non essere “unici e irripetibili”?) dà vita a qualcosa di unico e interessante, di profondamente umano.
Fra l’altro, anche dal punto di vista puramente narrativo, il romanzo è molto accattivante, poiché le storie narrate sono moltissime (un omaggio a Calvino? indubbiamente...) e ognuna presenta un particolare stile, consono alla personalità del personaggio che le vive. In questo senso Le Tellier, sempre nell’intervista di cui parlavo, ha ammesso che non è stato facile, in quanto ogni scrittore, come è ovvio, ha un “genere” che gli è congeniale ed altri che sente più distanti dalla propria sensibilità. Ogni personaggio quindi pensa in un determinato modo (da qui lo stile, il “genere”) e agisce in un determinato modo di fronte allo stesso evento: trovarsi di fronte a un altro se stesso.
Ecco, io mi fermo qui, perché altrimenti finirei per rivelare troppo. Si tratta comunque di un romanzo allo stesso tempo profondo e leggero, filosofico e cinematografico, e vale la pena prenderlo in considerazione.
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