bouvard
Well-known member
Questo è il primo libro scritto dalla Walker. Benché la schiavitù fosse stata abolita da tempo negli anni Sessanta (anni in cui è stato scritto il libro), e a maggior ragione negli anni Quaranta (anni in cui è ambientato il libro, almeno nella parte iniziale), l’America viveva ancora profondamente e tragicamente il dramma della segregazione razziale, avvertito ancora più intensamente negli Stati del Sud.
Questo libro non denuncia però solo le questioni razziali, ma anche (fatto del tutto nuovo per quegli anni) la violenza domestica subita dalle donne di colore ad opera dei loro stessi mariti (tema purtroppo di angosciante attualità).
E’ la storia, come dice il titolo, delle tre vite di Grange Copeland un mezzadro di colore che vive in Georgia insieme alla sua famiglia: la moglie Margaret ed il figlio Brownfield. Grange non è proprio un marito perfetto, né tanto meno il migliore dei padri, anzi. E’ un uomo violento che riversa sulla moglie gli abusi che lui a sua volta subisce sul lavoro da parte dei bianchi. Picchiare la moglie è l’unico modo che pensa di avere per sentirsi ancora un uomo.
Questa è la sua prima vita, una vita fatta appunto di teste piegate, paura e silenzi di fronte ai bianchi, e violenze continue, fisiche e psicologiche, verso la moglie ed il figlio. Per sfuggire a questa vita Grange abbandona la famiglia e scappa al Nord e questa è la sua seconda vita che ci viene raccontata a brandelli. La terza vita di Grange è quella del riscatto.
Perché mentre lui viveva la sua seconda vita al Nord il figlio era cresciuto e lentamente era caduto nel suo stesso baratro di violenza e soprusi familiari fino ad un tragico epilogo. La terza vita di Grange è quella vissuta con una delle sue tre nipotine per sottrarla ad una vita di violenza e stenti.
Di questo libro mi sono rimaste dentro tante cose, ma sicuramente la figura di Mem - la moglie di Brownfield - resterà nel mio cuore, per la sua forza nel non lasciarsi sopraffare dalla violenza maschile, per la sua determinazione nel cercare di salvare le figlie e dargli un futuro migliore e per il suo rimanere sempre un essere umano anche di fronte alla violenza e non scadere mai in comportamenti animaleschi.
Bello, consigliato.
Questo libro non denuncia però solo le questioni razziali, ma anche (fatto del tutto nuovo per quegli anni) la violenza domestica subita dalle donne di colore ad opera dei loro stessi mariti (tema purtroppo di angosciante attualità).
E’ la storia, come dice il titolo, delle tre vite di Grange Copeland un mezzadro di colore che vive in Georgia insieme alla sua famiglia: la moglie Margaret ed il figlio Brownfield. Grange non è proprio un marito perfetto, né tanto meno il migliore dei padri, anzi. E’ un uomo violento che riversa sulla moglie gli abusi che lui a sua volta subisce sul lavoro da parte dei bianchi. Picchiare la moglie è l’unico modo che pensa di avere per sentirsi ancora un uomo.
Questa è la sua prima vita, una vita fatta appunto di teste piegate, paura e silenzi di fronte ai bianchi, e violenze continue, fisiche e psicologiche, verso la moglie ed il figlio. Per sfuggire a questa vita Grange abbandona la famiglia e scappa al Nord e questa è la sua seconda vita che ci viene raccontata a brandelli. La terza vita di Grange è quella del riscatto.
Perché mentre lui viveva la sua seconda vita al Nord il figlio era cresciuto e lentamente era caduto nel suo stesso baratro di violenza e soprusi familiari fino ad un tragico epilogo. La terza vita di Grange è quella vissuta con una delle sue tre nipotine per sottrarla ad una vita di violenza e stenti.
Di questo libro mi sono rimaste dentro tante cose, ma sicuramente la figura di Mem - la moglie di Brownfield - resterà nel mio cuore, per la sua forza nel non lasciarsi sopraffare dalla violenza maschile, per la sua determinazione nel cercare di salvare le figlie e dargli un futuro migliore e per il suo rimanere sempre un essere umano anche di fronte alla violenza e non scadere mai in comportamenti animaleschi.
Bello, consigliato.