Non è il primo libro che leggo di Paasilinna, ma questa volta devo ammettere mio malgrado che non mi ha preso proprio per niente: se fosse stato il primo letto di questo autore, probabilmente sarebbe stato anche l’ultimo.
Eppure, le premesse c’erano tutte, e mi sembrava che la trama promettesse quella dose di non-sense, ironia e freschezza che ho trovato in “La prima moglie e altre cianfrusaglie” e, soprattutto in “Piccoli suicidi fra amici”.
L’ottantaduenne Sulo Aivinen, dopo una vita mediocre e sgangherata, muore, fa il corso previsto e diventa angelo custode di Aaro Korhonen, un quarantenne che sembra cavarsela alla grande anche senza nessun angelo che lo aiuti. E di certo se la cavava meglio senza Sulo che nella sua nuova veste di angelo ne combina di tutti colori, passando da un disastro all’altro.
Mi sembrava un’idea strepitosa, mi aspettavo grandi cose. Invece la storia si trascina stanca, i disastri dell’improbabile angelo custode sono slegati fra loro senza un vero nesso, la figura del diavolo non ha una vera collocazione nella storia, e alla fine il tutto si risolve senza nessuna particolare sorpresa o sussulto divertente o meditabondo.
Per me è stata un’occasione mancata.
Eppure, le premesse c’erano tutte, e mi sembrava che la trama promettesse quella dose di non-sense, ironia e freschezza che ho trovato in “La prima moglie e altre cianfrusaglie” e, soprattutto in “Piccoli suicidi fra amici”.
L’ottantaduenne Sulo Aivinen, dopo una vita mediocre e sgangherata, muore, fa il corso previsto e diventa angelo custode di Aaro Korhonen, un quarantenne che sembra cavarsela alla grande anche senza nessun angelo che lo aiuti. E di certo se la cavava meglio senza Sulo che nella sua nuova veste di angelo ne combina di tutti colori, passando da un disastro all’altro.
Mi sembrava un’idea strepitosa, mi aspettavo grandi cose. Invece la storia si trascina stanca, i disastri dell’improbabile angelo custode sono slegati fra loro senza un vero nesso, la figura del diavolo non ha una vera collocazione nella storia, e alla fine il tutto si risolve senza nessuna particolare sorpresa o sussulto divertente o meditabondo.
Per me è stata un’occasione mancata.