Singer, Israel J. - La pecora nera

Roberto89

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Decisamente, il piccolo Yehoshua non è portato per la santità: le preghiere infinite del padre, i libri di morale della madre, l'onnipresenza della Torah che pesa «come un macigno» sulla sua famiglia, quel mondo in cui è attribuita più verità alle fiamme dell'inferno che alla natura circostante e agli uomini concreti che la abitano – tutto ciò suscita in lui solo una sensazione di soffocamento e accende un grande desiderio di fuga. Yehoshua anela ai pascoli, ai cavalli, ai giochi nei campi con i coetanei; alle letture della Bibbia preferisce le storie di ladri, briganti, soldati, vagabondi; ama usare sega e pialla nella bottega del falegname piuttosto che stare rinchiuso ore e ore a scuola, sottoposto alla dura disciplina dei maestri, e mal sopporta la tirannia del senso del peccato: «Qualsiasi cosa uno facesse era peccato. E ovviamente essere sfaccendati era peccato». Eppure, da questi irriverenti ricordi d'infanzia, che Singer ripercorre con la precisione e la brillantezza di una scrittura come sempre magistrale, traspare la nostalgia immedicabile per un mondo, quello dello shtetl, che ancor prima che il nazismo ne sancisse la definitiva cancellazione era già avviato al dissolvimento; di questo mondo, popolato da studenti di Talmud, macellai rituali, rabbini, artigiani, mendicanti, scaccini zoppi, maestri folli e scolari riottosi, Singer ci consegna un ritratto così vivido che ci pare di udirne le voci, di percepirne gli odori – e quasi saremmo tentati di scrollarcene di dosso la polvere.
 

Roberto89

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Voto: 3 stelle su 5

La lettura di questo libro è iniziata molto bene, mi avevano incuriosito sia l'aspetto della religione ebraica che le vicende personali del protagonista. Dopo i primi capitoli però si è rivelato più un libro di aneddoti, una raccolta di ricordi, che non una biografia, seppure parziale. Non che non ci siano contenuti interessanti ma sono pochi rispetto agli aneddoti che riguardano altri personaggi e la vita e la cultura del popolo ebraico. Manca il percorso di crescita e maturazione del protagonista, mentre abbondano i dettagli sul padre e su altri parenti che non sempre però influiscono sul tema principale: il fatto cioè che al protagonista manchi una forte fede nel suo Dio. Avrei anche voluto leggere di più sui suoi interessi e sul suo rapporto con la religione (vista anche come forte elemento culturale).

Nonostante questo il libro è breve e resta comunque una lettura divertente e leggera. È interessante vedere il mondo con gli occhi di un bambino, in questo caso la cultura ebraica in opposizione a quella dei gentili che li circondano. Il finale chiude un periodo della vita del protagonista, lasciando il lettore curioso sulla continuazione.
 
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