Brontë, Charlotte - Shirley

Roberto89

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Yorkshire, inizio Ottocento. Shirley, giovane donna ricca e caparbia, si trasferisce nel villaggio in cui ha ereditato un vasto terreno, una casa e la comproprietà di una fabbrica.
Presto fa amicizia con Caroline, orfana e nullatenente, praticamente il suo opposto. Caroline è innamorata di Robert Moore, imprenditore sommerso dai debiti, spietato con i dipendenti e determinato a ristabilire l'onore e la ricchezza della sua famiglia, minati da anni di cattiva gestione. Pur invaghito a sua volta della dolce Caroline, Robert è conscio di non poterla prendere in moglie: la ragazza è povera, e lui non può permettersi di sposarsi solo per amore. Così, mentre da una parte Caroline cerca di reprimere i suoi sentimenti per Robert - convinta che non sarà mai ricambiata -, dall'altra Shirley e il suo terreno allettano tutti gli scapoli della zona. Ma l'ereditiera prova attrazione per un insospettabile... "Shirley" si inserisce nel grande filone del romanzo sociale inglese di inizio Ottocento: i suoi personaggi vivono gli avvenimenti storici dell'epoca - le guerre napoleoniche e le lotte luddiste -, facendo i conti con le contraddizioni del progresso industriale e offrendo spunti di riflessione sul lavoro, sul matrimonio e sulla condizione della donna.
 

Roberto89

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Voto: 3 stelle su 5

Da dove iniziare per recensire questo libro? Per me è il secondo di questa autrice, dopo diverse riletture di Jane Eyre, che ho amato. Inizio dicendo che le mie aspettative erano molto alte, mi aspettavo qualcosa al pari del suo primo libro e purtroppo sono rimasto deluso, ma c'è un motivo. Shirley è un romanzo complesso che va letto tenendo conto non solo del contesto storico ma anche della situazione personale della sua scrittrice, che dopo la pubblicazione di Jane Eyre dovette affrontare le recensioni negative di diversi critici.
Il romanzo perciò non è solo un romanzo ma il tentativo dell'autrice di rispondere a queste critiche negative.

Purtroppo però nel recensirlo devo tenere conto della mia esperienza di lettura, pur cercando di limitare l'effetto negativo delle alte aspettative che avevo quando ho iniziato la lettura.
Il romanzo ha diversi "difetti" narrativi (tutti spiegabili però dal suddetto tentativo dell'autrice di rispondere alle critiche mosse contro il suo primo libro), primo fra tutti l'assenza di un vero protagonista nella storia, scelta che mal si concilia con il titolo del romanzo. Oltre a questo la trama è spesso più episodica che non una storia con un inizio e una fine legati da un filo conduttore. Un'altra cosa che può essere percepita come un difetto, ma che in realtà dimostra le abilità narrative dell'autrice, e l'alto numero di stili narrativi utilizzati all'interno del romanzo. Se Jane Eyre era scritto in prima persona, Shirley inizia in terza persona ma utilizza poi altri stili, tra cui la narrazione in prima persona, la narrazione in forma di diario, in cui un personaggio racconta gli eventi che accadono all'interno della storia, pensieri dei personaggi e flusso di coscienza, nonché riflessioni proprie dell'autrice su temi politici e sociali e riferimenti al romanzo stesso che sta scrivendo, rompendo così la finzione narrativa.
Oltre a questo bisogna tenere conto della varietà linguistica con cui l'autrice scrive, includendo frasi in francese e in uno o più accenti inglesi (presenti nella versione originale, ma che vengono persi nella traduzione - ad esempio l'accento di Mr. Yorke reso in forma scritta con un inglese che richiama la pronuncia "diversa" di alcune parole).
Non mancano poi i riferimenti letterari e quelli biblici, oltre che a eventi e personaggi storici, diversi riferimenti all'Italia e alcuni temi chiave che emergono all'inizio della storia per poi essere volutamente dimenticati dall'autrice. Tutto questo rende più difficile al lettore immedesimarsi nella storia, perché l'inizio poco coinvolgente, l'assenza di un protagonista definito, la presenza di temi politico-sociali che poi vengono "abbandonati" (o emergono per lo più nella visione dei personaggi), confondono il lettore su quale sia "il punto" della narrazione.

Insomma, Shirley è un romanzo molto diverso da Jane Eyre e va letto con la consapevolezza delle difficoltà di un'autrice costretta prima a usare uno pseudonimo e poi a difendere le sue scelte narrative ed editoriali.
Detto questo, il mio voto cerca di unire questa consapevolezza con la mia esperienza di lettura, resa un po' difficile dalla struttura particolare del romanzo.
 
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