Veladiano, Mariapia - Quel che ci tiene vivi

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"Aiutare le famiglie che non funzionano: questo è l'obiettivo del giovane protagonista, un avvocato con un passato doloroso, difficile da dimenticare ma anche da ricordare. E, in qualche modo, quello è lo scopo anche di sua moglie Bianca, la psicoanalista a cui si è rivolto all'inizio della carriera proprio per rimettere insieme i pezzi della sua infanzia. Non sembravano compatibili – lei credente, esile, vegetariana e raffinata, lui materialista e disilluso, sovrappeso, cresciuto solo e in povertà – eppure al posto di un'analisi è nato un amore. Forse perché parlano la stessa lingua, quella che condivide soltanto chi è sopravvissuto a un trauma incancellabile, ma che ha anche il coraggio di resistere e andare avanti. Forse perché entrambi hanno bisogno di provare ad aggiustare il mondo. È questo che spinge l'avvocato a entrare e uscire dai tribunali con furiosa determinazione, per dare una possibilità alle persone che, come era accaduto a lui, «non vengono viste». Una sera d'inverno incontra un bambino solo, infreddolito, che parla con curiosa saggezza. Un bambino che sparisce e sembra non ricomparire più. Un bambino che gli ricorda sé stesso. E quando scopre chi è, la sua missione diventa un'ossessione: dovrà riuscire a salvarlo."

Il rapporto con il passato, ovvero con l’infanzia, è il nucleo intorno al quale si dispiegano le vicende dei personaggi: il giovane avvocato, voce narrante, che si occupa di aggiustare famiglie anormali, e di una psicoanalista che aggiusta chi si è perso.

La trama non mi ha convinto del tutto, forse mi aspettavo di più.

…” Non è vero che capiamo che cosa succede quando muore una madre. Muore e non sappiamo davvero che non ci sarà più. Muore e basta, chiude gli occhi e la gente intorno ti allontana perché sei piccolo. Ma ci vuole una vita intera a capire che una madre è morta. Se poi muore anche il padre insieme alla madre, ci vorrebbero due vite e non si sa come sbrigarsela questa cosa, perché naturalmente non ci sono due vite e allora si resta così, a chiedersi che cosa è successo e a scappare scappare scappare”…
 
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