Ortese, Anna Maria - Alonso e i visionari

Pathurnia

Well-known member
Era da tempo che volevo conoscere questa scrittrice. Il romanzo, nella sua dimensione misticheggiante-favolistico-romantico-poliziesco-onirico-moralistico-simbolica o_O..non mi è piaciuto.
Devo ammettere che Ortese è stata molto brava a fondere tutti questi aspetti in una narrazione che alla fine ha un suo senso e si tiene insieme, ma
- primo, non c'era bisogno di imbastire tutta questa costruzione gotica per dire che gli anni di piombo della nostra storia recente sono stati un colossale errore;
- secondo, la grande rivelazione che solo l'amore per tutte le creature, soprattutto le più deboli, ci potrà salvare non mi sembra così originale; me la spiego come contrapposizione al clima politico molto cupo e violento, però....
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- terzo, lo stile è di una pesantezza unica.
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Mi sono documentata sulla vita dell'Autrice. Volevo chiarirmi perché mi abbia fatto sentire come se in tutta l'opera circolasse un'atmosfera opprimente di dolore irrancidito.
Enumero i fatti secondo me salienti della sua biografia.
Infanzia povera. Morte del fratello maggiore all'estero. Nessuna scuola regolare e mancata socializzazione. Morte del fratello gemello in seguito a delitto, circostanza tenuta a lungo nascosta ad Anna Maria. Pazzia della madre.
Vita di stenti con un'inseparabile sorella. Conflitto e/o incomprensione con gli scrittori contemporanei. Ultimi anni aiutata un poco dalla legge Bacchelli.
Sì, me la spiego l'atmosfera di dolore irrancidito. Spero almeno che scrivere romanzi abbia fatto star meglio lei.
Però voi non basatevi su questi giudizi, se la leggete e avete un'altra idea fatemi un fischio.
 
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