Daré, Abi - Un grido di luce

qweedy

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"Domani, finalmente Adunni andrà a scuola. Tia ha lottato a lungo per dare a quella ragazzina brillante e coraggiosa la possibilità di lasciarsi alle spalle la miseria di Ikati, il villaggio nigeriano in cui è nata e cresciuta, per inseguire il suo sogno più grande: studiare, per costruirsi un futuro diverso e, un giorno, insegnarlo anche alle altre bambine che, come lei, sarebbero altrimenti relegate al ruolo di moglie e madre, senza prospettive né istruzione. Eppure, adesso che la guarda dormire, tutto ciò cui Tia riesce a pensare sono le parole che ha origliato per caso pochi giorni fa, mentre faceva visita alla madre gravemente malata. Perché, da quelle parole, è chiaro che la madre le ha mentito per vent'anni, nascondendo un segreto che potrebbe cambiare per sempre la sua vita. Tia vorrebbe cercare risposte, ma non c'è tempo: qualcuno sta bussando alla porta di casa sua, con l'intenzione di riportare Adunni a Ikati e dal marito da cui è fuggita. Dovrà quindi scegliere che cosa sia più importante: se fare luce sul proprio passato o aiutare Adunni, affinché la sua voce non venga messa a tacere, ma diventi un faro di speranza per tutte le ragazze del suo villaggio."

Secondo romanzo di Abi Daré. Prosegue la narrazione, iniziata in "Ladra di parole", della storia di Adunni, adolescente nigeriana.
Molti, forse troppi, gli argomenti affrontati: i cambiamenti climatici e la siccità, gli abusi sessuali, l'infibulazione, l'analfabetismo e la mancanza di istruzione, la sottomissione femminile, il patriarcato e la violenza domestica.
Adunni, seppur giovanissima, è convinta che solo l'istruzione la possa affrancare dal proprio destino, ovvero essere l'ennesima moglie di un uomo del villaggio. Anche se il suo villaggio Ikati è a poche ore di macchina da Lagos, la vita è dominata dal patriarcato e dalla povertà, in cui le spose bambine sono la normalità, così come le morti per il parto.

Particolarmente significativo è il linguaggio: nel romanzo originale, Abi Daré ricorre al broken English, una variante sgrammaticata parlata da chi non è madrelingua e ha un bassissimo livello d'istruzione, e che la traduttrice ha rispettato, trasponendolo con un italiano approssimativo.


La speranza non te la può togliere nessuno, se non sei tu a rinunciarci”.

“Se troviamo un modo per andare tutte a scuola possiamo anche smettere di vivere come i poveri”. Ma se la povertà ce l’hai nella mente, sei finito”.

Dobbiamo tutte capire il potere che abbiamo e, se il nostro mondo non ci lascia salire in alto, se sposta la scala per salire, noi donne pieghiamo la schiena e ci facciamo la scala da sole, una sopra l’altra, per salire da sole”.
 

alessandra

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Il primo mi era piaciuto molto, non sapevo che ci fosse un seguito, lo leggerò!
 
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