bouvard
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Se Carrere ha scritto Vite che non sono la mia per raccontarci di vite con cui la sua - per periodi più o meno brevi e per ragioni diverse, a volte semplice casualità - si era incrociata, Paolo di Paolo parafrasa questo titolo per raccontarci di quelle “vite libresche” che potevano anche essere la sua e spingere il lettore a chiedersi quali sono le sue “vite letterarie”.
Per dirla in parole più semplici ogni lettore ha un elenco di libri, più o meno lungo, in cui si è immedesimato, personaggi in cui ha riconosciuto se stesso, o il se stesso che è stato, o quello che avrebbe voluto essere; ogni lettore ha ritrovato in qualche libro vicende che sono capitate anche a lui o che lui ha sempre desiderato che gli capitassero; viaggi che ha fatto o che avrebbe voluto fare. Ma anche più semplicemente ogni lettore, quindi ognuno di noi, ha dei libri che lo fanno star bene, libri che da ragazzino lo hanno aiutato a crescere, ad affrontare delle paure; che da giovane gli hanno allargato la mente, lo hanno fatto arrabbiare politicamente o socialmente, lo hanno fatto emozionare o gli hanno fatto conoscere sentimenti o aspetti di se stesso che non aveva mai esplorato.
Di Paolo indica le sue 27 “vite letterarie”, diciamo così, ma poi alla fine di ognuno di questi 27 capitoli aggiunge sempre qualche altro titolo affine per tematica per cui io a fine lettura mi sono ritrovata a segnarmi non pochi titoli. Uno, ad essere sincera l’ho già letto (Applausi a scena vuota di David Grossman) e mi è piaciuto molto, anche se un bel po' triste.
Alcune delle 27 “vite” di Di Paolo ci sarebbero anche in un mio ipotetico elenco, come L’isola di Arturo della Morante, ci sarebbe anche Dostoevskj, ma non il libro indicato da Di Paolo (Delitto e castigo) bensì I demoni, invece la Woolf mi dispiace ma nelle mie “vite letterarie” non ci potrebbe mai essere…
Mi è piaciuto molto e ve lo consiglio, però preparatevi ad allungare la vostra wishlist!
Per dirla in parole più semplici ogni lettore ha un elenco di libri, più o meno lungo, in cui si è immedesimato, personaggi in cui ha riconosciuto se stesso, o il se stesso che è stato, o quello che avrebbe voluto essere; ogni lettore ha ritrovato in qualche libro vicende che sono capitate anche a lui o che lui ha sempre desiderato che gli capitassero; viaggi che ha fatto o che avrebbe voluto fare. Ma anche più semplicemente ogni lettore, quindi ognuno di noi, ha dei libri che lo fanno star bene, libri che da ragazzino lo hanno aiutato a crescere, ad affrontare delle paure; che da giovane gli hanno allargato la mente, lo hanno fatto arrabbiare politicamente o socialmente, lo hanno fatto emozionare o gli hanno fatto conoscere sentimenti o aspetti di se stesso che non aveva mai esplorato.
Di Paolo indica le sue 27 “vite letterarie”, diciamo così, ma poi alla fine di ognuno di questi 27 capitoli aggiunge sempre qualche altro titolo affine per tematica per cui io a fine lettura mi sono ritrovata a segnarmi non pochi titoli. Uno, ad essere sincera l’ho già letto (Applausi a scena vuota di David Grossman) e mi è piaciuto molto, anche se un bel po' triste.
Alcune delle 27 “vite” di Di Paolo ci sarebbero anche in un mio ipotetico elenco, come L’isola di Arturo della Morante, ci sarebbe anche Dostoevskj, ma non il libro indicato da Di Paolo (Delitto e castigo) bensì I demoni, invece la Woolf mi dispiace ma nelle mie “vite letterarie” non ci potrebbe mai essere…
Mi è piaciuto molto e ve lo consiglio, però preparatevi ad allungare la vostra wishlist!