Il titolo, demenziale come tutto il resto, descrive la scena iniziale, nella quale il protagonista Danny/Noah Taylor trova il coinquilino Flip morto su una poltrona mentre mangiava un felafel, che non è uno strano tipo di droga come pensavo io
, bensì un piatto orientale vegetariano. Il folle (non può essere altrimenti), a mio parere un po' geniale regista australiano - anche il film è ambientato in diverse città australiane - percorre a ritroso un arco di tempo di circa sei mesi, durante i quali Danny ha vissuto in vari appartamenti, senza mai pagare l'affitto, perseguitato dai padroni di casa o da forze dell'ordine decisamente cruente, imbattendosi ogni volta in diversi coinquilini uno più surreale dell'altro...quasi come lui, aspirante scrittore eterno malinconico che si nutre di eteree sentenze pseudofilosofiche, ovviamente disoccupato, pallido ed emaciato. Incontreremo un bancario che si protegge dentro una tenda montata dentro casa, un obeso che vive in simbiosi con l'intoccabile (dagli altri) telecomando, un tossico che si abbronza alla luce della luna, una sciroccata amante dei riti pagani che sconvolgerà la vita di molti, e così via...
Un'originalissima commedia a tinte un po' fosche, esilarante come poche, soprattutto nella prima parte, ma anche crudamente amara, in cui il bene e l'intelligenza stanno dalla parte dei giovani nullafacenti e instabili e l'ignoranza sta dalla parte del sistema. Tra una risata e un gesto di sconcerto, fa riflettere sulla difficoltà di trovare un posto nel mondo, sul viaggio reale - di casa in casa - e contemporaneamente interiore di Danny, o di ciascuno di noi, sul disorientamento di giovani e meno giovani.
In rete non ho trovato giudizi particolarmente positivi, è vero che è piuttosto confuso, ma per me ciò, in questo caso, costituisce un elemento affascinante.
Se non si fosse capito, nella mia ignoranza lo promuovo con entusiasmo
Bellissima colonna sonora, che va da Nick Cave a Bregovic, da California Dreamin' a Nino Rota.

Un'originalissima commedia a tinte un po' fosche, esilarante come poche, soprattutto nella prima parte, ma anche crudamente amara, in cui il bene e l'intelligenza stanno dalla parte dei giovani nullafacenti e instabili e l'ignoranza sta dalla parte del sistema. Tra una risata e un gesto di sconcerto, fa riflettere sulla difficoltà di trovare un posto nel mondo, sul viaggio reale - di casa in casa - e contemporaneamente interiore di Danny, o di ciascuno di noi, sul disorientamento di giovani e meno giovani.
In rete non ho trovato giudizi particolarmente positivi, è vero che è piuttosto confuso, ma per me ciò, in questo caso, costituisce un elemento affascinante.
Se non si fosse capito, nella mia ignoranza lo promuovo con entusiasmo