Simenon, Georges - Il dottor Bergelon

qweedy

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«La parcella della prima operazione che mi procurerà sarà tutta per lei... In seguito, a ogni paziente che mi manderà, faremo a metà...»: questo aveva detto Mandalin, rinomato chirurgo e proprietario di una clinica di lusso. E quando il dottor Bergelon aveva dirottato sulla clinica la prima partoriente, Mandalin li aveva invitati a cena, lui e la moglie, nella sua bella casa dei quartieri alti, dove Bergelon aveva bevuto troppo, come Mandalin del resto, e poi tutto era andato storto, la partoriente era morta, e anche il bambino... Risultato: adesso il vedovo minacciava di ucciderlo – non Mandalin, ma lui, Bergelon! Eppure, ciò che spingerà il giovane medico a infrangere le regole di una tranquilla, e in definitiva soddisfacente, esistenza provinciale non sarà la paura di morire, né saranno le apprensioni di quella moglie rassegnata e piagnucolosa, ma un «lancinante bisogno di cambiamento», come la sensazione di avere addosso un vestito troppo stretto. «In lui» scrive Simenon «c'era una sorta di trepidazione, di ansia, una speranza, un'attesa, la voglia di fare un gesto – ma quale? –, di aprire non una porta, ma una strada, un mondo, una prospettiva nuova...». Come molti personaggi di Simenon, anche il dottor Bergelon ci proverà, a non accettare il suo destino, a togliersi di dosso quel vestito troppo stretto...

Un medico di provincia che si trova coinvolto in una brutta storia professionale, mette in discussione le sue abitudini e vive un profondo senso di colpa che lo porta a cercare un cambiamento esistenziale, mandando in pezzi la sua vita personale e lavorativa.

Uscito per la prima volta nel 1941, poco meno di duecento pagine in cui è raccontato con maestria lo sdoppiamento di un uomo.

Mi è piaciuto, Simenon è riuscito a tenermi incollata alle pagine anche se non c'è un omicidio in senso stretto.
Consigliato! Geniale come sempre.

”Qual è il momento esatto in cui uno si accorge che un vestito è diventato troppo stretto?"
 
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