Giusto
Ma dove esattamente "precipita" Manzoni? A me pare piuttosto Stendhal che, alla fine de
Il rosso e il nero cade nel romanticismo più becero mostrandoci una ragazza che conserva la testa dell'amante morto. Senza contare che lungo tutto il suo romanzo l'amore è sempre un sentimento fortissimo, travolgente e irresistibile, mentre nella realtà assume intensità diversissime e sfumature in numero infinitamente maggiore. Per questo dico che Manzoni ha più misura. Inoltre lui esplora una gamma di sentimenti e problemi morali molto più ampia di Stendhal, che mi pare invece limitarsi all'amore travolgente e all'ambizione divorante, e lo fa con una ricchezza d'invenzione assai maggiore (basta ricordare le più belle similitudini del romanzo, o la contenuta pietà con cui descrive il paese devastato dalla peste).
Questa non l'avevo letta.
Masetto, con tutto il rispetto dei gusti personali ( e sentimenti), mi permetto di dissentire su quanto dici.
Sul Manzoni e il suo romanzo mi ero gia' espresso: non puo' esserci romanzo italiano senza i Promessi sposi.
Per un insieme di cose che non staro' qui a dire, ora.
Quello che mi preme, invero, e' altro: come si fa' a paragonare Manzoni e Stendhal? Autori, innanzitutto diversi tra loro, ma soprattutto di ben diversa razza.
Stendhal e' infinitamente superiore ad un Manzoni: e lo e' proprio in virtu' di quello che tu critichi tanto definendolo un autore che si riduce a parlare solo dell'amore.
Proprio per questo, dico io. L'amore, di qualsiasi natura ( intendo non solo quello romantico) e' il perno piu' essenziale dell'uomo: e' l'unico perno da quando esiste l'uomo che continua a girare e a far girare il mondo.
Una fenomenologia dell'amore ( P. Bourget, forse?') rimarra' il tema piu' importante e profondo per conoscere chi e' un uomo.
In Stendhal l'amore e' amore per la vita; e' entusiasmo esistenziale; e' baldanza euforica; e' pulsione primordiale; e' danza dionisiaca; e' volonta' di potenza; e' leggerezza che si libra da uno spirito asservito da norme sociali e da norme religiose.
Proprio quello che e' - invece - uno spirito Manzoniano. Quel Manzoni che in tutta la sua grandezza alla fin della fiera -, pero' - non e' abbastanza forte per resistere alla tentazione madre di tanti equivoci: la tentazione di ritornare ad una visione della vita morale, clericale, cattolica. E non sarebbe nemmeno questo il danno piu' grave se non fosse che il corrispettivo uomo manzoniano si ri-veste di quel saio di cui , invece, ci si dovrebbe spogliare.
Nell'uomo di Stendhal siamo ben lontani da questo pericolo: l'uomo stendhaliano attraversa la storia ( un Del Dongo...) con quell'innocenza fianciullesca, scevro da religioni, da convenzioni morali , libero di essere intimamente quello che e'.
Un Julian Sorel paradossalmente non ha desideri ( a differenza del manzoniano): un Sorel e' l'espressione della realta' umana libera, incondizionata, meravigliosamente vicina alla natura.
Come in Cronache Italiane (del 5OO): racconti splendidi per comprendere che uomo scriveva Stendhal.
Niente a che vedere con un Manzoniano, te lo assicuro.
Il primo "leggero" come un ballerino , il secondo attorcigliato come un verme per non farsi calpestare dai troppi " ideali" storici,religiosi, morali.