I promessi sposi: ma a voi piacciono?

Handreaar

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Sono convinto che un libro che non vale la pena di rileggere, non era degno di essere letto neppure la prima volta. E se mi annoiassi ancora, nonostante siano aumentate negli anni (credo) le mie capacità di lettura critica e consapevole (almeno un poco), dovrei concludere che non valeva la pena neppure leggere "I Promessi Sposi" al liceo. E non vorrei, proprio non vorrei, arrivare a pensare questo dell'opera di Manzoni.

Mi permetto di non essere d'accordo. Io per esempio ho trovato noioso: Madame Bovary; allora dovrei concludere che non valesse la pena leggerlo? Oppure molto più semplicemente che i miei gusti, non collidono con chi ha amato questo grande classico della letteratura mondiale (e non penso che sia tale per caso)?
Si potrebbero fare moltissimi altri esempi, tutti abbiamo grandi autori che amiamo, altri che ci restano noiosi; ma cio non può oggettivamente voler dire che che se un grande classico ci annoia: non era degno di essere letto.
 

oea

New member
Mi permetto di non essere d'accordo. Io per esempio ho trovato noioso: Madame Bovary; allora dovrei concludere che non valesse la pena leggerlo? Oppure molto più semplicemente che i miei gusti, non collidono con chi ha amato questo grande classico della letteratura mondiale (e non penso che sia tale per caso)?
Si potrebbero fare moltissimi altri esempi, tutti abbiamo grandi autori che amiamo, altri che ci restano noiosi; ma cio non può oggettivamente voler dire che che se un grande classico ci annoia: non era degno di essere letto.

Grazie per la giusta critica, Handrear, che mi permette un precisazione (mi ero espresso male): non sostenevo che, se un libro mi annoia ad una rilettura, non valga la pena in generale leggerlo. Dicevo soltanto che non ne vale la pena per me.
In altre parole, l'idea "se non vale la pena rileggere un libro, allora quel libro non meritava di essere letto neppure la prima volta" vada intesa in senso strettamente individuale. Ad esempio (premetto che adoro "La Divina Commedia" e la rileggo continuamente da decenni): se lo studente X si annoia a leggere Dante quando vi è costretto, e poi dopo molti anni si annoia di nuovo ad un secondo tentativo di lettura, allora non valeva la pena che X leggesse "La Divina Commedia" neppure la prima volta. Perché non glie ne rimane nulla nella mente e nel cuore.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Potrebbe essere che la noia derivi anche da una eccessiva conoscenza di un'opera? I promessi sposi è il romanzo per eccellenza italiano, letto e riletto a scuola, citato in ogni dove, sceneggiato e parodiato in tv.
 

Dorylis

Fantastic Member
Potrebbe essere che la noia derivi anche da una eccessiva conoscenza di un'opera? I promessi sposi è il romanzo per eccellenza italiano, letto e riletto a scuola, citato in ogni dove, sceneggiato e parodiato in tv.

Può essere! Troppa conoscenza non sempre porta ad apprezzare un'opera!
 

elena

aunt member
Potrebbe essere che la noia derivi anche da una eccessiva conoscenza di un'opera? I promessi sposi è il romanzo per eccellenza italiano, letto e riletto a scuola, citato in ogni dove, sceneggiato e parodiato in tv.

Non so dire se sia solo questa la motivazione....in fondo anche la Divina Commedia viene letta (anche se non tutta) e studiata in epoca scolastica (e quindi potrebbe essere percepita come una sorta di "imposizione") ma difficilmente si riscontrano sull'opera dantesca pareri così discordanti come in quella manzoniana. Quest'ultima, a mio parere, merita di essere letta se non altro per il valore storico che ha assunto nella letteratura italiana; la rilettura è in genere una scelta personale che viene effettuata quando si ritiene che l'opera abbia diversi livelli di lettura non immediatamente percepibili la prima volta.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Però certe immagino quali i polli di Renzo, don Abbondio che legge il messale e il personaggio dell'Azzeccagarbugli, per non parlar dell'Innominato in crisi, don Rodrigo sul letto di morte, i monatti con il loro carico pestilenziale, la paura degli untori, la monaca di Monza e tanti altri ancora, sono nel nostro immaginario culturale come immagino oramai indelebili ed nel linguaggio quotidiano.
Forse è proprio questa capacità di permeare la cultura di tutti gli italiani che fa questa opera una grande opera.
 

Marlene

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A me invece I promessi Sposi e' piaciuto tantissimo. Sinceramente non credevo. E' stata una lettura imposta alle superiori, tanto che ho iniziato a leggerlo prevenuta pensando che fosse di una noia mortale. Invece mi e' piaciuto, tanto che ultimamente non trovando piu' il libro di allora l'ho ricomprato per rileggerlo:)
Manu'
 

lillo

Remember
@ Masetto

Tullio De Mauro afferma che il linguaggio manzoniano è quello dei colti dell’ottocento

Mi ha sempre lasciato un pochino perplesso il famoso “addio ai monti” di Lucia:” Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l'aspetto de' suoi più familiari; torrenti, de' quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio!...”
Sicuramente un grande esempio di poesia ma che suona alquanto bizzarro se pensiamo che a proferire queste parole sia stata una persona del ‘600 appartenente ad una classe sociale che non aveva avuto possibilità di acculturarsi.
Per quanto riguarda la critica di Gramsci, numerosi altri sollevano obiezioni sulla visione che Manzoni ha della storia, del ruolo degli umili e più in generale delle classi sociali inferiori.
Dice Moravia: “Così il realismo cattolico non si contenta dì predicarsi una religione di maniera ma ci presenta un mondo sociale fatto a sua immagine e somiglianza. Ed è il realismo cattolico, infine, che detta, per bocca di Renzo, la morale finale dei Promessi Sposi: Ho imparato a non mettermi nei tumulti… a non predicare in piazza.
Morale certamente non cristiana: Gesù, lui, non aveva impa*rato a non mettersi nei tumulti, a non predicare in piazza.”

Ancora Antonio Piromalli: “Non è il mondo ad avere valore come realtà positiva ma il vero valore è trascendente: non c'è storia degli uomini, la sola storia è Cristo. Cultura laica umanistica e rinascimentale, ragione illuministica, modificazioni sociali ottenute attraverso la Rivoluzione francese sono ripudiati come errori dall'ideologia religiosa di Manzoni rispecchiata nel romanzo. Il trionfo della religione, enunciatrice di giustizia antifeudale e riparatrice ideale di tutte le ingiustizie umane, è un trionfo politico perché da esso ha origine la grande mediazione capace di ordinare la vita terrena. …… l'organismo ecclesiastico della chiesa trionfante è la guida, il principe, la morale religiosa che rigetta l'autonomia politica di Machiavelli….”

Sintetizzando, per questa parte della critica, Manzoni nega tutto ciò che la storia fino a quel momento aveva dimostrato in termini di conquiste sociali e di laicizzazione della visione del mondo, per tornare ad una visione in cui la religione e la morale cattolica avevano la preminenza.

Il mio parere è che esistano due modi di leggere ed interpretare l’opera manzoniana; da una parte la visione religiosa, che trova nel Manzoni un riferimento letterario importante; dall’altro una critica storicista che accusa il Manzoni di indurre negli umili un’accettazione fatalista della loro condizione, a permanere nel loro stato sociale e a fare appello alla sola Provvidenza.

Per quanto minima, la mia esperienza di studente mi ha portato a toccare con mano questa visione dualistica. Ricordo, infatti, che al liceo, avevo studiato il romanzo durante il secondo anno, con una professoressa di estrazione cattolica e che adorava l’opera, tant’è che, quando leggeva alcuni passi più significativi, riusciva addirittura a commuoversi; mentre nell’ultimo anno di scuola quando si studiava il Manzoni e tutta la sua opera, la mia professoressa di allora, storicistica e marxista tendeva a mostrarci tutti i limiti della visione storica e politica del Manzoni.
 

Masetto

New member
Mi ha sempre lasciato un pochino perplesso il famoso “addio ai monti” di Lucia.
Sicuramente un grande esempio di poesia ma che suona alquanto bizzarro se pensiamo che a proferire queste parole sia stata una persona del ‘600 appartenente ad una classe sociale che non aveva avuto possibilità di acculturarsi.
Vero. Ma l' “Addio monti” è un’eccezione, Lucia e gli altri “umili” non parlano mai così. Tra l’altro subito dopo questo brano Manzoni spiega: “di tal genere, se non tali appunto, erano i pensieri di Lucia”, intendendo che qui lui ha voluto riportare questi pensieri più nello “spirito” che nella forma, che in questa pagina ha abbandonato per un momento il realismo linguistico, prendendosi una “parentesi” poetica.
De Mauro riporta altri esempi?

Per quanto riguarda la critica di Gramsci, numerosi altri sollevano obiezioni sulla visione che Manzoni ha della storia, del ruolo degli umili e più in generale delle classi sociali inferiori.
E hanno ragione. Manzoni è cattolico e vede tutte le cose attraverso la religione. Questo è un limite evidentissimo del romanzo. Ma non toglie che il tema religioso è affrontato a fondo e con serietà, e che Manzoni scrive splendidamente: queste sono le due qualità che rendono i PS il miglior romanzo della nostra letteratura. La seconda soprattutto.

Dice Moravia: “è il realismo cattolico, infine, che detta, per bocca di Renzo, la morale finale dei Promessi Sposi: Ho imparato a non mettermi nei tumulti… a non predicare in piazza. Morale certamente non cristiana: Gesù, lui, non aveva imparato a non mettersi nei tumulti, a non predicare in piazza.”
Mi spiace per Moravia, ma questa non è affatto la morale dei PS. Semmai è quella di Don Abbondio, contro cui Manzoni polemizza fin dalle prime pagine. Subito dopo queste parole di Renzo abbiamo infatti:
<< Lucia però, non che trovasse la dottrina falsa in sé, ma non n'era soddisfatta; le pareva, così in confuso, che ci mancasse qualcosa. A forza di sentir ripetere la stessa canzone, e di pensarci sopra ogni volta, - e io, - disse un giorno al suo moralista, - cosa volete che abbia imparato? Io non sono andata a cercare i guai: son loro che sono venuti a cercar me. Quando non voleste dire, - aggiunse, soavemente sorridendo, - che il mio sproposito sia stato quello di volervi bene, e di promettermi a voi. Renzo, alla prima, rimase impicciato. Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore. >> Utili: la morale è quindi che i mali non vanno fuggiti a scapito della coscienza, ma accettati e affrontati, per riuscire a migliorare se stessi attraverso la sofferenza: che è quanto insegnava Gesù.

Ancora Antonio Piromalli: “Non è il mondo ad avere valore come realtà positiva ma il vero valore è trascendente: non c'è storia degli uomini, la sola storia è Cristo. Cultura laica umanistica e rinascimentale, ragione illuministica, modificazioni sociali ottenute attraverso la Rivoluzione francese sono ripudiati come errori dall'ideologia religiosa di Manzoni rispecchiata nel romanzo. Il trionfo della religione, enunciatrice di giustizia antifeudale e riparatrice ideale di tutte le ingiustizie umane, è un trionfo politico perché da esso ha origine la grande mediazione capace di ordinare la vita terrena. …… l'organismo ecclesiastico della chiesa trionfante è la guida, il principe, la morale religiosa che rigetta l'autonomia politica di Machiavelli….”
Ineccepibile. Questo è il limite non solo del romanzo, ma anche del Manzoni uomo.

Il mio parere è che esistano due modi di leggere ed interpretare l’opera manzoniana; da una parte la visione religiosa, che trova nel Manzoni un riferimento letterario importante; dall’altro una critica storicista che accusa il Manzoni di indurre negli umili un’accettazione fatalista della loro condizione, a permanere nel loro stato sociale e a fare appello alla sola Provvidenza.
Concordo, meno che sulle ultime parole. Manzoni insegna sì a credere nella Provvidenza, ma anche a darsi da fare per il bene degli altri, come fa il cardinale Borromeo. “Ora” sì, ma anche “labora”.
 
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Cassiel

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Io l'ho letto in 2 liceo e mi era rimasto diciamo indifferente... poi l'ho riletto interamente all'ultimo anno e devo dire che ne rimasi soddisfatta... sicuramente non è una delle letture più coinvolgenti del secolo, è cmq impegnativo però forse l'ho apprezzato anche per questo! Come ho apprezzato in generale il personaggio di Manzoni che secondo me soprattutto a scuola viene un pò "banalizzato" come noioso, bigotto e poco interessante in generale... io al contrario mentre i miei compagni adoravano Leopardi (senza nulla togliere a lui!!) adoravo Manzoni... non so mi stava più simpatico ecco, era più dinamico, più combattivo. Per quanto riguarda il romanzo in ogni caso io lo salvo, sono contenta di averlo letto e credo ne valga la pena! Per alcuni versi sono riuscita a trovarlo persino attuale!
In ogni caso penso sia una lettura "da fare" se non altro perchè resta sempre una pietra miliare della nostra letteratura!
 

Blue Mooon

Sognatrice
Mi dispiace ma lo detesto cordialmente. Per essere precisi, non è che non sia un ottimo romanzo, scritto in modo esemplare, impegnato etc etc. Secondo me però è e rimane un predicozzo morale bigotto e di vedute a dir poco ristrette. :X
Mi sembra un oppiaceo di massa... Voglio dire, succede di tutto, ci sono spagnoli, lanzichenecchi, rivolte popolari e chi più ne ha più ne metta, e pure la peste, e nessuno dei protagonisti capisce mai un tubo di niente se non di essere in mano alla Divina Provvidenza... Ma per favore!!!!! :MM
Ah, e tanto per finire il mio sclero, spero che nei licei, da quando l'ho fatto io, abbiano perso l'abitudine di tramandare agli studenti certi personaggi storici attraverso il suo filtro!!!!

Per altro devo ammettere che tutte le volte che passavo da quel ramo del lago di Como al ritorno dalle vacanze, pensavo all'Addio Monti e mi commuovevo... :wink:
 

Kiki

New member
Non mi è piaciuto per niente, quasi sicuramente la causa sta nel fatto che è stato uno dei libri letti solo perchè erano nel programma scolastico e quindi una "lettura forzata"! Però non so dire se il "fattore professore" ha influito su questo mio giudizio! Mi spiego: penso che per qualsiasi romanzo, opera o brano letterario che sia, letto e studiato a scuola, occorre un insegnante che te lo sappia spiegare, che ti faccia capire i personaggi, la storia e l'epoca in cui è ambientata la vicenda e in cui è stata scritta, insomma che ti ci faccia un po' appassionare! Io ho davvero odiato questo libro (sia alle medie sia alle superiori) perchè in entrambe le scuole ce lo facevano leggere ad alta voce in classe e poi davano da fare il riassunto dei capitoli a casa e stop! Dico io.... ma che studio è questo? Che cosa ho capito io dei personaggi e della storia? Niente! Forse quando mi passerà l'avversione per questo libro proverò a rileggerlo con calma e facendo più attenzione!
 

Zanna

Re Shulgi di Ur
Mi dispiace ma lo detesto cordialmente. Per essere precisi, non è che non sia un ottimo romanzo, scritto in modo esemplare, impegnato etc etc. Secondo me però è e rimane un predicozzo morale bigotto e di vedute a dir poco ristrette. :X
Mi sembra un oppiaceo di massa... Voglio dire, succede di tutto, ci sono spagnoli, lanzichenecchi, rivolte popolari e chi più ne ha più ne metta, e pure la peste, e nessuno dei protagonisti capisce mai un tubo di niente se non di essere in mano alla Divina Provvidenza... Ma per favore!!!!! :MM

Sono del tuo stesso parere.
Se da una parte non posso far altro che essere grato a Manzoni per lo stile e l'aver scritto il primo romanzo italiano sollevando la questione della lingua (e quindi il suo lavoro è stato doppiamente difficile vista la mancanza di una lingua italiana unitaria), dall'altro lato non riesco a non scuotere la testa quando penso al tema portante dell'opera.
Può anche essere dovuto ad un mio limite e a causa del mio ostentato ateismo, ma questo libro per il mio stomaco è incommestibile.
 
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Zanna

Re Shulgi di Ur
In effetti per il solo criticare o gettare anche qualche ombra su I Promessi Sposi del Manzoni in Italia si corre il consueto rischio di essere trattati come qualcuno che vilipende la nazione :D
Da una parte io per primo riconosco gli indubbi meriti del romanzo, dall'altra invece (ripeto, probabilmente anche per limiti miei) non riesco a considerarlo il migliore romanzo della nostra letteratura (preferisco i più moderni Pirandello, Svevo e Gadda, per citarne tre, semplicemente perchè la mia personale visione del romanzo come forma è molto più affine a quella propugnata da Kundera o Broch e di conseguenza mi sento più vicino a certi romanzi e autori rispetto ad altri).
Ho letto anche il parallelo di elena con la Divina Commedia (specificatamente sulla questione scolastica dove entrambe le opere sono caposaldi della nostra cultura). Penso che al di là dei generi e contesti storici competamente differenti, c'è da sottolineare anche un ben diverso tipo di accoglienza a livello planetario, e quindi al di fuori dei nostri confini.
Dirò di più, senza scomodare la Commedia dantesca, ho avuto la fortuna di notare questa cosa parlando e sentendo discutere scrittori stranieri in qualche seminario, e non credo di essere nel torto quando affermo che all'estero un autore come Pirandello (o anche come Svevo) nutre una considerazione ben superiore a quella di Manzoni, e questo è un dato che tende a ribaltarsi completamente all'interno del nostro paese.
 
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Masetto

New member
credo che come complessità Dostoevskij sia immensamente superiore a Manzoni. In più Dostoevskij travalica i confini della khudozhestvennaja literatura (uso quest'espressione perchè rende bene e sono sicuro che tu la capisca), per entrare in altri campi come quello della psicologia o della sociologia, cosa che Manzoni non fa.
Immensamente proprio no, i Promessi Sposi sono un romanzo complesso sia come idee che come costruzione dei personaggi. E nella psicologia Manzoni ci entra eccome, con personaggi come l'Innominato e ancor più Gertrude. Credo che i brani che ho riportato più sopra ne facciano fede. Questa profondità gli è riconosciuta da tutta la critica italiana (e non), esattamente come quella di Dostoievskij è riconosciuta dalla critica russa (e non).
 

isola74

Lonely member
Ragazzi, confesso che dopo averli studiati e odiati in maniera inversamente proporzionale a quanto la mia Prof. li amava, :W non mi sono più cimentata con i Promessi Sposi, ma resta sermpre uno dei libri "in lista d'attesa..." :mrgreen:
Dopo aver letto i vostri commenti credo che prima o poi li inizierò, per dire la mia!!!
 
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