Lascia che ti spieghi...
Esiste da qualche millennio un ideale luogo di scontro, un agone letterario. Vi combattono fantasmi: Joyce, Shakespeare, Petronio, Saffo, Quevedo e così via. I più forti, i più resistenti, si guadagnano un posto nel tempo. La forza è data dal mero peso artistico - dallo splendore formale, dalla capacità di intarsio di forme e contenuti, dalla purezza stilistica, dalla capacità cognitiva rtc. - delle opere. La forza, il peso di un'opera d'arte è oggettivo, non soggettivo; ed è dato dai risultati storici dell'agone - dalla capacità di umiliare il tempo.
Ora, è insegnamento di esperienza comune quello secondo il quale bisogna diffidare dagli arrecatori di fumo negli occhi. Un primo esempio di arrecatore di fumo è dato da coloro i quali in luogo di argomentare offendono il loro agonista. Un altro esempio è dato da quella trasversale sQuola di pensiero che - incapace di comprendere il peso reale di un'opera d'arte, incapace di "capire" l'arte - si abbarbica su concezioni, pensieri, dati, appigli ultronei rispetto a quella mera considerazione di bellezza, di splendore che dovrebbe guidare l'ermeneuta artistico (o, se vogliamo, lo spettatore dell'agone).
Quali possano essere queste considerazioni ultronee che non c'entrano un tubus con l'arte?
Bhè, è semplice, tutte le considerazioni di tipo politico, sociale, biografico, mashilista, femminista, frocista, transista, colorista, bianchista, moralista. Come avrai notato dall'elenco esemplificativo precedente, il probelma di fondo è duplice: A) incapacità, in premessa, di comprendere/interpretare un'opera; B) razzismo di fondo. Tali tendenze sono bipartisan in quanto storicamente manifestatesi vuoi di tra esponenti di "destra" che di "sinistra". Quelli di destra spesso presentano improbabili condimenti morali nel loro discorrere e giudicare opere; quelli di sinistra, ancor più spesso, condimenti al sapore di "forze sociali", "femminismi, gaysmi.." etc. etc.
Tutto ciò è un male per l'agone artistico; ed è un male perché lo contamina di una serie inutile di proposizioni. Laddove dovrebbe parlarsi dell'oggettivo valore di un[']autore, senza neppur lontanamente soffermarsi su sesso, inclinazioni, tendenze, affezioni politiche, nazionalità, colori, misure varie [...], questi teorici della schola del risentimento ci vorrebbero insegnare
- l'arte del giudizio artistico su basi ultronee rispetto a quellle puramente estetiche;
- l'arte dell'insulto libero ogni qualvolta si osi mettere in dubbio la dubbia grandezza di qualche inconsapevole paladino/a (dimenticato da tutti) delle loro poco artistiche epopee;
- l'arte dell'inseguimento/perseguimento (vedete che la Storia della Chiesa ci ha insegnato tanto! ) del peccatore (sovente un maschio bianco di famiglia borghese e wasp) con ogni strumento possibile.
Ma ritorniamo all'agone ed al suo significato.
Noi, noi che non siamo figli di quella scuola del risentimento; noi che vogliamo giudicare un'opera meramente sulla base di dati estetici; noi non diremmo mai: "ah, quell'agonista vince perché donna/gay/moralista" o perché i suoi guantoni siano tali; ma giudicheremmo quell'agonista dal puro valore della sua forza. Sì, la Dickinson è una eccelsa agonista: è il più grande poeta nord-americano (Whitman a parte); e sì, non me ne frega nulla che sia donna; mi interessano i suoi silenzi, non il suo endometrio.
E poi sì, ancora sì, bisogna essere schietti, diretti, violenti: se un autore viene peregrinamente osannato quando nessuno se lo fila a livello artistico e viene ricordato solo per dati ultronei, sì, ancora sì, dobbiamo essere duri e ricordare il basso (o nulllo) valore agonico, valore oggettivo che l'opera di questo autore ha nell'agone letterario.
Ti farò delle osservazioni oggettive, e spero che né tu né nessun altro mi fraintenda.
Al mondo ci sono state molte grandi scrittrici donne: Saffo, Austen, Dickinson, Bronte, e via dicendo. Ma queste grandi autrici sono quasi nulla in confronto a Dante, Petrarca, Boccaccio, Omero, Virgilio, Hugo, Cervantes, Proust.
Al mondo ci sono anche autori di colore, come Chinua Achebe e Wole Soyinka, ma sono nulla rispetto a quelli bianchi appena citati.
Io non sono per niente razzista (per esempio, Leonardo da Vinci, il più grande pittore e uomo universale, era, molto probabilmente, omosessuale) ma questi sono dati oggettivi. Non dico che vi sia qualcosa nel DNA, ma dico che talvolta la condizione ci dice tutto. Forse la donna e l'uomo nero sono stati sempre "sottomessi" dall'uomo bianco, e non hanno potute rivelare le loro vere capacità artistiche e culturali, ma questa è solo un'ipotesi.