Siete credenti o atei?

maurizio mos

New member
Mi pare che l'asse della discussione si stia spostando da noi, se siamo credenti o no e perché, alla valenza delle varie religioni.
Nessuna religione, nessuna sfugge alla regola di diventare strumento di potere, è nella natura delle cose. Quando ci si sposta dal personale al sociale, quando qualsiasi religione inizia ad aver bisogno di strutture, regole ecc per gestirsi in rapporto alla sua diffusione ha bisogno anche di uomini che la amministrino e la conseguente, ovvia (e umana in fondo) ricerca del mantenimento del loro status, del loro potere porta inevitabilmente dove sappiamo
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Io credo che la discussione abbia spostato il suo asse anche perchè il credere o meno dipenda anche dalla credibilità del dio in cui credo e soprattutto di come si sia espresso nel tempo sia attraverso gli uomini che attraverso i fatti.
 

Dory

Reef Member
Battezzata, comunicata e cresimata, fin da piccolissima mi sono chiesta il senso che aveva per me andare al catechismo.
Nei primi anni del liceo ho iniziato ad interessarmi alla conoscenza delle religioni, un argomento che mi affascina ancora oggi.
Il risultato del mio percorso di 'studio' (di tipo amatoriale, non ho seguito studi religiosi veri e propri) fu che ero atea, ma c'era sempre qualcosa che mi lasciava inquieta rispetto a questo argomento e l'ho capito un giorno, qualche anno fa, quando sono andata ad un incontro con lo scrittore Erri De Luca. Lì ho capito di non potermi definire 'atea', ma di essere più propriamente una 'non credente'. Essere 'non credente' vuol dire che io non sono in grado di prendere una posizione definitiva né sull'esistenza né sulla non esistenza di Dio, perché, se da una parte non credo che esista un Dio così come lo concepiscono le varie religioni, tuttavia...

E qui mi fermo perché l'argomento per me è aperto, è una delle mie riflessioni ricorrenti che credo mi accompagnerà per tutta la vita... e, ti dirò, non mi interessa trovare necessariamente una risposta, mi affascina la riflessione in sé.

Questa posizione potrebbe sembrare 'agnostica', in effetti è molto simile, ma c'è una differenza essenziale, e cioè che mentre l'agnosticismo ricerca una soluzione razionale, non vale lo stesso per me, perché la mia riflessione non è solo razionale, ma è anche, anzi soprattutto, emotiva.
 

maurizio mos

New member
Io credo che la discussione abbia spostato il suo asse anche perchè il credere o meno dipenda anche dalla credibilità del dio in cui credo e soprattutto di come si sia espresso nel tempo sia attraverso gli uomini che attraverso i fatti.


Ma non possiamo credere a prescindere, nonostante anzi la "chiesa" che quel dio (Dio) vuole rappresentare?
Perché se non possiamo credere "nonostante" vien da pensare che non riusciamo a scindere dio (Dio) da ciò che vuole rappresentarlo e lo trasportiamo su un piano umano, pratico direi quasi. Quindi facciamo soggiacere il dio (Dio) alla sua "chiesa"
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Ma non possiamo credere a prescindere, nonostante anzi la "chiesa" che quel dio (Dio) vuole rappresentare?
Perché se non possiamo credere "nonostante" vien da pensare che non riusciamo a scindere dio (Dio) da ciò che vuole rappresentarlo e lo trasportiamo su un piano umano, pratico direi quasi. Quindi facciamo soggiacere il dio (Dio) alla sua "chiesa"

assolutamente sì, solo che può capitare che noi siamo anche quello che la nostra esperienza ci ha portato ad essere, secondo me quello che dici tu è il credere dei bambini, il credere incontaminato dalle esperienze, non lo so se possiamo credere o non credere senza l'esperienza "religione".
 

Yamanaka

Space's Skeleton
Attenzione che l'idea di un Dio ente primo (cioè come Causa di tutte le cause, motore primo e quindi sostanzialmente SEPARATO dal mondo fenomenico) nel cristianesimo avviene solo con la scolastica medievale...inizialmente non c'è tale rappresentazione. Il messaggio di fondo del cristianesimo è infatti il percorso affinchè l'uomo possa diventare Dio, perchè Dio si è fatto uomo. Esattamente come nel buddhismo, dove c'è invece il percorso di liberazione dagli attaccamenti e la riconciliazione con l'Essere.

A livello fondamentale tutte le grandi tradizioni religiose hanno questo messaggio, come hanno ben testimoniato personaggi come Guenon, Pannikar (che si diceva contemporaneamente buddhista, induista e cristiano) e Coomaraswamy.
 

maurizio mos

New member
assolutamente sì, solo che può capitare che noi siamo anche quello che la nostra esperienza ci ha portato ad essere, secondo me quello che dici tu è il credere dei bambini, il credere incontaminato dalle esperienze, non lo so se possiamo credere o non credere senza l'esperienza "religione".


Infatti è questo il punto, con buona pace di filosofi, storico-sociologi & C.: il credere è qualcosa che dovrebbe prescindere da altra considerazioni, dovrebbe essere e nascere dentro di noi, dovrebbe essere, come dici tu, il credere dei bambini e chi ha fede, Fede (non Emilio) dovrebbe ignorare altri fatti. Se io credo in Dio dovrei credere senza considerare il fatto che la chiesa cattolica sia un'incrocio tra una S.p.A. e qualcosa di peggio, una macchina che mira ad accumulare e conservare ricchezze e potenza. Dio dovrebbe essere sopra a ciò. Solo che, come giustamente osservi, noi siamo condizionati dalle nostre esperienze e quindi non possiamo prescindere da ciò che sappiamo e riteniamo non consono al nostro dio.
Ma se io "credo" non per una specifica religione ma perché mi pare di intuire che al di là di ciò che vediamo c'è "qualcosa", infischiandomene serenamente se questo "qualcosa" sia un dio immanente o imminente, se abbia contribuito o no all'evoluzione sociale, cosa vera e falsa al contempo, se io "sento" che al di là c'è "qualcosa" allora "credo" veramente?
Cosa ne dici?
 

Yamanaka

Space's Skeleton
Secondo me la semplice intuizione non è sufficiente. Inanzitutto perchè sensazioni, emozioni e intuizioni sono comunque oggetti mentali e quindi non possono sfuggire alla disamina e alla critica; in secondo luogo perchè l'intuizione e la sensazione sono spinte, ma proprio per questo vanno coltivate e il coltivare implica necessariamente il confronto, almeno a mio parere...del resto, su una cosa filosofi, pensatori e grandi uomini di tutti i tempi sono d'accordo, aldilà delle differenze di idee: nella vita non ci si può mai sedere, non si è mai arrivati, ma qualunque posizione si abbia essa è sempre un percorso e quindi non è statica e va esaminata, vissuta e confrontata con la realtà (tanto interiore quanto esteriore) ogni giorno.
La fede dei bambini personalmente credo vada bene...per i bambini. Ma un uomo maturo dev'essere in grado di avere una compresione più approfondita di ciò che vive e sente e dei motivi che vi stanno dietro, per me.

L'unico modo per imparare a usare bene la mente e gli strumenti mentali è...porre attenzione e interrogarsi di continuo! Sembra semplice e invece in realtà è la cosa più difficile di tutte.
 

Denni

New member
Decisamente Atea!!
Non credo nella chiesa (come organo vero e proprio di potere) anzi ne provo quasi repulsione..e soprattutto non ho bisogno di un Dio, o della certezza di un qualcosa di più grande a cui fare affidamento..soprattutto se così lontano! Fin da piccola alcuni parenti mi hanno spinto ad andare a messa o pregare frequentemente, e l'ho fatto talmente contro la mia volontà da riuscire a prendere la decisione di non fare la cresima; data l'età l'atto è stato più che altro di ribellione, anzichè un atto mosso da ideologie ben precise; un atto permesso dalla mia famiglia che al contrario, non mi ha mai spinto verso la religione e mai sbarrato le sue porte. Ora ho maturato un vero e proprio fastidio verso di essa e soprattutto per la figura di Dio che da un certo lato mi perseguita.., questo concetto a cui ti puoi solo opporre ed allontanare, perchè in qualsiasi caso resta, per esempio appeso ai muri delle scuole o nei discorsi della gente. Questo concetto che mi hanno cercato di insegnare da piccola e che ora, nei momenti di sconforto o tristezza certe volte mi ritrovo a pensare! Il tutto mi fa rabbia! Dio è un intruso nella mia mente, un intruso non gradito, che mi hanno ficcato nella testa quando ero troppo piccola per capire.
Non sento il bisogno di pregarlo,e soprattutto non voglio sentire il bisogno di appoggiarmi ad un concetto astratto e lontano per sentirmi meglio.

A inizio discorso ho specificato che non credo nella chiesa come organo di potere perchè ci tengo a sottolineare che adoro la chiesa come struttura archiettonica..trovo bellissime le chiese e l'atmosfera che c'è all'interno!
Per il resto ATEA!
 
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NeroCupo

New member
Sono profondamente credente. La fede è tutta la mia vita perchè comprende tutta la mia vita, e io stessa non sarei quella che sono se non fossi stata amata da Lui, se non sentissi qll'Amore che mi sorregge ogni giorno, se non avessi la certezza che potrebbe crollarmi il mondo addosso ma Lui mi amerà sempre...
Il resto conta poco.
Concordo; altrimenti nascere, vivere, morire: che senso avrebbe? :)
Credente quindi, anche se in disaccordo con i metodi della Chiesa Cattolica (pensa troppo ai soldi ed alla politica e troppo poco al bene dei suoi accoliti) :)
Ciao
Nero

PS: 1 Giovanni 4:16 ;)
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Battezzata, comunicata e cresimata, fin da piccolissima mi sono chiesta il senso che aveva per me andare al catechismo.
Nei primi anni del liceo ho iniziato ad interessarmi alla conoscenza delle religioni, un argomento che mi affascina ancora oggi.
Il risultato del mio percorso di 'studio' (di tipo amatoriale, non ho seguito studi religiosi veri e propri) fu che ero atea, ma c'era sempre qualcosa che mi lasciava inquieta rispetto a questo argomento e l'ho capito un giorno, qualche anno fa, quando sono andata ad un incontro con lo scrittore Erri De Luca. Lì ho capito di non potermi definire 'atea', ma di essere più propriamente una 'non credente'. Essere 'non credente' vuol dire che io non sono in grado di prendere una posizione definitiva né sull'esistenza né sulla non esistenza di Dio, perché, se da una parte non credo che esista un Dio così come lo concepiscono le varie religioni, tuttavia...

E qui mi fermo perché l'argomento per me è aperto, è una delle mie riflessioni ricorrenti che credo mi accompagnerà per tutta la vita... e, ti dirò, non mi interessa trovare necessariamente una risposta, mi affascina la riflessione in sé.

Questa posizione potrebbe sembrare 'agnostica', in effetti è molto simile, ma c'è una differenza essenziale, e cioè che mentre l'agnosticismo ricerca una soluzione razionale, non vale lo stesso per me, perché la mia riflessione non è solo razionale, ma è anche, anzi soprattutto, emotiva.

Mi trovo d'accordo con ciò che hai scritto.
Io però la Cresima non l'ho fatta e credo che ormai non la farò più,tanto convivo da diversi anni e non ho ancora intenzione di sposarmi :mrgreen:.
Mi definisco "non praticante" (non condivido infatti le scelte della Chiesa cattolica) e "laica"...ma a questo punto forse dovrei definirmi anche "non credente" perchè,come te,non ho ancora una posizione definitiva sull'esistenza o meno di Dio,anche se,stranamente e forse egoisticamente,mi ritrovo ad invocarlo in qualche momento di sconforto (magari esiste davvero e può fare qualcosa per me :wink:).
Anche io per il momento non cerco una risposta precisa e anche a me ha sempre interessato la storia delle religioni dal punto di vista amatoriale.
Rispetto le fedi altrui,ma non mi piace l'estremismo religioso.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
L'unico modo per imparare a usare bene la mente e gli strumenti mentali è...porre attenzione e interrogarsi di continuo! Sembra semplice e invece in realtà è la cosa più difficile di tutte.

infatti io ho specificato di essere laica, avrei potuto dire non credente, agnostica, atea, però questi termini non mi comprendono, perché amo confrontarmi con la mia spiritualità quando trovo persone con cui farlo, Enzo Bianchi della Comunità di Bose ad esempio dove sono stata per alcuni giorni anni fa, ma anche altri rappresentanti della chiesa cattolica che non mettono il veto al pensiero altrui come Luigi Ciotti ad esempio. Questo confronto lo vivo come interrogarsi non solo con il proprio pensiero ma anche con quello altrui.
 

maurizio mos

New member
Yamanaka;278872 La fede dei bambini personalmente credo vada bene...per i bambini. Ma un uomo maturo dev'essere in grado di avere una compresione più approfondita di ciò che vive e sente e dei motivi che vi stanno dietro ha scritto:
Già, infatti Gesù, tanto per dirne una, fa diretto riferimento ai bambini e alla purezza della loro fede...

Certo, l'uomo maturo deve sapersi interrogare continuamente su se stesso e sul mondo che lo circonda, trovare ragioni spiegazioni... cosa che gli uomini "maturi" fanno da secoli e tuttavia siamo al solito punto: chi crede lo fa a prescindere, è chi non crede che ha bisogno di spiegazioni... e a volte ne avrei bisogno anch'io.
 

NeroCupo

New member
Pur essendo prettamente pragmatico, ci sono comunque dei punti che per la mia personale esperienza ritengo incontrovertibili, e che mi hanno fatto molto pensare.
Premessa: l'essere umano, come tutti gli altri animali, tende a ricordare molto più facilmente una coincidenza piuttosto che una non coincidenza, quindi bisogna fare moooolta attenzione a valutare quanto ci succede, usando come punto di partenza dei dati che abbiano una valenza statistica. In altre parole, una rondine non fa primavera ;)
Eppure, nonostante questo mi sembra di essere ad un tavolo di gioco con qualcuno che usa un dado truccato.

Mi spiego meglio:
Un dado ha sei facce, e può capitare ovviamente che esca uno qualunque dei sei numeri; ammettiamo che in questo caso l'uno rappresenti un fatto completamente negativo ed il sei uno assolutamente positivo; può capitare ovviamente che un numero o un gruppo di essi esca più volte di seguito, anche se è statisticamente improbabile.
Ma non può essere che, su un numero statisticamente significativo, ti escano solo uno o sei, lasciando latitare gli altri quattro numeri :paura:
Eppure è proprio questo che vedo succedere quando una situazione ha anche un'implicazione sulla fede, e non ho spiegazioni valide su questo :?
Inoltre, pregare SERVE, se quanto viene chiesto non è o prettamente materiale (vincere ad una lotteria, ad esempio) o impossibile (come ridare la vita a qualcosa di morto) :ad:

So che per altri la mia personale esperienza può valere meno che zero, ma ci tenevo a dirlo :)

Vorrei terminare con una citazione: "Il caso è lo pseudonimo di Dio quando non vuole firmare" (Anatole France) ;)

Cordialmnete
Nero
 

Zaccone

New member
Infatti è questo il punto, con buona pace di filosofi, storico-sociologi & C.: il credere è qualcosa che dovrebbe prescindere da altra considerazioni, dovrebbe essere e nascere dentro di noi, dovrebbe essere, come dici tu, il credere dei bambini e chi ha fede, Fede (non Emilio) dovrebbe ignorare altri fatti. Se io credo in Dio dovrei credere senza considerare il fatto che la chiesa cattolica sia un'incrocio tra una S.p.A. e qualcosa di peggio, una macchina che mira ad accumulare e conservare ricchezze e potenza. Dio dovrebbe essere sopra a ciò. Solo che, come giustamente osservi, noi siamo condizionati dalle nostre esperienze e quindi non possiamo prescindere da ciò che sappiamo e riteniamo non consono al nostro dio.
Ma se io "credo" non per una specifica religione ma perché mi pare di intuire che al di là di ciò che vediamo c'è "qualcosa", infischiandomene serenamente se questo "qualcosa" sia un dio immanente o imminente, se abbia contribuito o no all'evoluzione sociale, cosa vera e falsa al contempo, se io "sento" che al di là c'è "qualcosa" allora "credo" veramente?
Cosa ne dici?

Io credo (ancora cattolico sulla carta) che non possiamo sapere se Dio è un qualcosa d'immateriale oppure tre persone indistinte e separate; forse è tutt'e due, o forse nessuna delle due, ma sicuramente se Dio esiste ed è perfetto non può avere forma, forse è solo un'energia immateriale che circonda tutto il creato.
Se uno crede in questa energia, allora crede, perché dice "Questa energia esiste", e allora è come se dice "Dio esiste". Ma se rifiuta apertamente l'esistenza di questo qualcosa di perfetto, e poi magari crede anche alla Trinità (cosa improbabilissima, ma se si crede nell'Onnipotente spaghetto volante...), questo non è credere.
 

Zaccone

New member
Secondo me la semplice intuizione non è sufficiente. Inanzitutto perchè sensazioni, emozioni e intuizioni sono comunque oggetti mentali e quindi non possono sfuggire alla disamina e alla critica; in secondo luogo perchè l'intuizione e la sensazione sono spinte, ma proprio per questo vanno coltivate e il coltivare implica necessariamente il confronto, almeno a mio parere...del resto, su una cosa filosofi, pensatori e grandi uomini di tutti i tempi sono d'accordo, aldilà delle differenze di idee: nella vita non ci si può mai sedere, non si è mai arrivati, ma qualunque posizione si abbia essa è sempre un percorso e quindi non è statica e va esaminata, vissuta e confrontata con la realtà (tanto interiore quanto esteriore) ogni giorno.
La fede dei bambini personalmente credo vada bene...per i bambini. Ma un uomo maturo dev'essere in grado di avere una compresione più approfondita di ciò che vive e sente e dei motivi che vi stanno dietro, per me.

L'unico modo per imparare a usare bene la mente e gli strumenti mentali è...porre attenzione e interrogarsi di continuo! Sembra semplice e invece in realtà è la cosa più difficile di tutte.

Già, infatti Gesù, tanto per dirne una, fa diretto riferimento ai bambini e alla purezza della loro fede...

Certo, l'uomo maturo deve sapersi interrogare continuamente su se stesso e sul mondo che lo circonda, trovare ragioni spiegazioni... cosa che gli uomini "maturi" fanno da secoli e tuttavia siamo al solito punto: chi crede lo fa a prescindere, è chi non crede che ha bisogno di spiegazioni... e a volte ne avrei bisogno anch'io.

Gesù disse anche un'altra cosa (che può essere interpretata come vera o come falsa): "Se non tornate come questi bambini non entrerete nel Regno dei Cieli".
 

Arlette

New member
Non me la sento di dire che sono laica, agnostica o credente, non ho fiducia nelle istituzioni religiose, ma ritengo possa esserci un’entità divina, un non so che di immenso al di sopra di noi o attorno a noi, che nemmeno il cervello umano è in grado di recepire.

Sono piena di dubbi anch'io riguardo a questa esistenza, tuttavia ho bisogno di credere in qualcosa; che sia Dio, Allah, Buddah, le fate o gli gnomi, la sola scienza non riempie la mia vita. Non si vive di soli dati empirici o formule scientifiche, e questo secondo me.
Non me la sento di escludere niente, ecco tutto, anche le filosofie orientali catturano la mia attenzione, ad esempio.

L'incantesimo della vita non finirà mai di stupirmi: qualcosa, qualcuno vuole così.

Arlette
 

Athana Lindia

Πάντα ρει
iniziamo col dire che sono atea :mrgreen:


Concordo; altrimenti nascere, vivere, morire: che senso avrebbe?
non bisogna necessariamente essere credenti per dar valore a queste cose che hai elencato :)

grandi scoperte culturali (Pascal, Kant ed Hegel erano cristiani, per dire)
e che c'entra? le scoperte si sono avute in qualsiasi epoca storica. potrei nominarti mille pensatori e/o filosofi antichi e/o studiosi d'ogni genere che hanno dato il loro apporto in questo senso.

Sicuramente la religione ci ha "civilizzato",ci ha reso consapevoli di essere individui unici ed importanti
ed anche
grazie all'influsso della religione abbiamo avuto un distacco dall'imbarbarimento
ragazzi (sally e yamanaka succitati), mi spiegate questo punto per piacere? in che senso "civilizzato" e "imbarbarimento"? quindi prima dell'avvento della religione non era così, eravamo barbari e incivili? scusate il terzo grado ma mi interessa capire questi punti :mrgreen:
 

Yamanaka

Space's Skeleton
e che c'entra? le scoperte si sono avute in qualsiasi epoca storica. potrei nominarti mille pensatori e/o filosofi antichi e/o studiosi d'ogni genere che hanno dato il loro apporto in questo senso.

La risposta a questo è collegata a quella del punto dopo. :)
Comunque, in questo caso c'entra eccome l'esser stati cristiani per due motivi. Il primo è che l'influsso delle idee e della filosofia cristiane in tali personaggi è stato evidente, il secondo è che questi pensatori sono stati alla base del pensiero seguente tout court, anche e sopratutto non religioso o ateo.
A Cartesio, ad esempio, dobbiamo buona parte della scienza moderna, tanto nel bene quanto nel male (ad esempio l'ossessione per il controllo e un certo modo di pensare dualistico). A Hegel dobbiamo praticamente tutta la politica moderna, l'ateissimo Marx (che comunque applicò una sorta di messaggio di salvezza cristiano ma nell'immanente) compreso.


ragazzi (sally e yamanaka succitati), mi spiegate questo punto per piacere? in che senso "civilizzato" e "imbarbarimento"? quindi prima dell'avvento della religione non era così, eravamo barbari e incivili? scusate il terzo grado ma mi interessa capire questi punti :mrgreen:

E' un'ottima domanda ed è complesso rispondere in poche righe, ma ci provo. :)
Per comodità mi rifaccio alla sola esperienza del cristianesimo e lascio da parte le altre grande religioni come buddhismo, induismo, taoismo, islam.

I popoli pre-cristiani erano civilizzati eccome, non erano affatto dei barbari. La rivoluzione principale del cristianesimo
è stata la scoperta dell'individuo: come scritto precedentemente tanto i greci quanto i romani non davano molta importanza ad esso, per i greci era sufficiente che l'individuo fosse in armonia con il cosmo (ma l'individuo, di per sè, non aveva molta importanza, anzi a tutti attendeva il destino dell'Ade), per i romani che aderisse ai valori del mos maiorum.
Il cristianesimo invece mette al centro l'uomo, l'individuo, la sua salvezza e integrità. Facendo questo, si compie una rivoluzione copernicana su tutti i fronti, tanto politico/sociali quanto culturali.
Il messaggio base del cristianesimo, infatti, è quello del vivere la pienezza della vita e dell'essere umano sottraendo le proprie proiezioni dal mondo (portare la propria croce) e quindi trovare la piena consapevolezza del proprio Sè profondo mentre i popoli antichi vivevano questa pienezza proiettando i contenuti inconsci sul mondo (si pensi al ritualismo diffuso delle popolazioni antiche, per fare un esempio i sacrifici umani dei Maya), senza riassorbirli in sè. Questa è una rivoluzione di portata epocale che ha permesso all'intero Occidente di svilupparsi e raggiungere picchi di civiltà altissimi, anche perchè il messaggio cristiano è un messaggio attivo nei confronti del mondo.
Infatti, se ci si pensa bene, in fondo l'aspetto religioso della vita non è stato cancellato ma si è semplicemente spostato: dal credere in Dio si è passati al credere a un'ideologia, un sistema politico, un certo tipo di concepire la società etc, questo però senza spingere alla conoscenza e alla consapevolezza di sè, che è la caratteristica chiave di ogni religione e spiritualità matura.
Ovviamente il primo nemico di questo processo è stata per molti versi la Chiesa cattolica...ma questo non determina il senso profondo del messaggio cristiano, aldilà della fede religiosa. :)
 

Athana Lindia

Πάντα ρει
personalmente, apprezzo molto l'acutezza e la profondità degli interventi di yamanaka. è uno degli utenti che leggo più volentieri :)

Il cristianesimo invece mette al centro l'uomo, l'individuo, la sua salvezza e integrità. Il messaggio base del cristianesimo, infatti, è quello del vivere la pienezza della vita e dell'essere umano

mmm, sono un poco scettica su questo punto. per quel che ne so e per le mie conoscenze, l'uomo in quanto tale non è più di tanto valorizzato dal cristianesimo. essendo religione salvifica, punta tutto su ciò che accadrà dopo la morte, per cui il credente deve comportarsi bene in questa vita per avere il premio in un non meglio precisato momento, ma che comunque sarà dopo la morte.
e non sono nemmeno tanto d'accordo con il "vivere la pienezza della vita" e a tal proposito cito, ad esempio, la repressione di tipo sessuale che tale religione esercita sui credenti: devi avere rapporti unicamente per procreare, altrimenti infrangi il sesto comandamento. che "pienezza della vita" è? :D
 
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