Io sono circa a pagina 400 ed effettivamente un pochino concordo con Spilla e con la sua metafora del galleggiare al buio. Eppure, tutto questo non saper dove andare a parare, e anzi sospettare che probabilmente non ci sia una direzione, una meta da raggiungere, non mi disturba molto. Certo, è innegabile che dopo quattrocento pagine di lettura, continuare a muoversi in questo spazio allucinato e surreale, dove i capitoli sembrano legarsi tra di loro molto flebilmente, solo attraverso la voce narrante di Oskar, è un po' faticoso. Una maratona, per l'appunto, dove la stanchezza dela corsa, quando si supera la metà del percorso, un pochino forse comincia a farsi sentire, senza però offuscare del tutto la bellezza delle sensazioni che la corsa sta regalando.
Certo non è un libro leggero, ecco, ma di sicuro è unico, e sono contentissima di avere intrapreso questa corsa.