78° Minigruppo - Il tamburo di latta di Gunter Grass

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Jessamine

Well-known member
Scusatemi, a causa di pesi e misure e valigie troppo piene ho dovuto rinunciare a portarmi Oskar in Olanda, visto che non l'avevo in formato digitale.
Sono quindi rimasta da sola? Beh, in ogni caso, dato che mi manca relativamente poco, credo che aspetterò di leggere i vostri commenti finali fino a quando non avrò terminato anche io, sperando di non impiegarci troppo!
 

Jessamine

Well-known member
:?? Oskar che posa come modello nudo mi ha davvero lasciata basita :??
Devo dire che sto facendo un po' fatica ora, mi sembra ancor più frammentario che all'inizio, e mi perdo il filo della narrazione.
Per a sono ferma con Oskar a spiare la stanza dell'infermiera Dorothea, vediamo un po' come andrà il proseguimento di lettura.
 

Jessamine

Well-known member
L'ho finito anche io, finalmente.
E, che dire, di certo è una lettura impegnativa, ma ne è valsa la pena, credo.
Ci ragiono sopra ancora un po', poi dovrei riuscire a lasciare un commento un pochino più significativo.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
penso che nessuno di noi sia rimasto indifferente a questo straordinario romanzo. Anche adesso che l'ho finito continua ad esistere nei miei pensieri. Ringrazio tutti i partecipanti che mi hanno tenuto compagnia in questi tre mesi. :)
 

Jessamine

Well-known member
Commento finale

La prima cosa che mi viene in mente, pensando a questo romanzo, è la densità.
Una lettura densissima, dove ogni riga è pregna di significato, di rimandi, di metafore, di psicologia e di storia. e chissà quant'altro. Personalmente, non credo di aver colto nemmeno un quarto di quello che Grass ha messo in questo romanzo, forse per mancanza di preparazione, nonn lo so. Però, impossibile negarlo, sono stata affascinata e trascinata da Oskar e dalla sua storia evocata a ritmo di tamburo.
Affascinata e trascinata, sì, forse qualche volta anche sopraffatta: non è stata una lettura semplice, senza dubbio, anzi credo sia uno dei romanzi che più mi hanno fatto riflettere.
Lo stile di Grass mi piace, l'ho trovato geniale, a tratti onirico, altrove quasi cinico, e nonostante le difficoltà che oggettivamente ho riscontrato nello star dietro all'enorme intreccio di trama e metafore, la sua narrazione è sempre riuscita a convincermi ad andare avanti, anche quando magari mi sentivo più disorientata.
Ciò che più mi ha colpito è stata, credo, la capacità di Oskar di giustificare ogni accadimento con una scelta, una decisione ponderata. Che questo sia qualcosa di consapevole o meno, Oskar sembra sempre controllare - spesso in maniera quasi grottesca - il suo universo: emblematico credo sia il suo affermare di essere volutamente caduto per arrestare la sua crescita ai tre anni. E, per quanto nella sua figura questo meccanismo sia naturalmene estremizzato, mi ha ricordato che in fondo l'essere umano non è tanto diverso, sempre alla ricerca di una giustificazione, di una spiegazione che gli permetta di non perdere il controllo sul suo mondo.
Comunque, per quanto poco io possa aver capito, sono felice di aver affrontato questa lettura (non sempre facile, lo ripeto). Mi ha colpito, molto anche, e credo che non dimenticherò molto in fretta Oskar e il suo tamburo.
 

Spilla

Well-known member
Anche io vi ringrazio per avermi tenuto compagnia in questo viaggio. Senza di voi probabilmente avrei lasciato perdere a metà. Eppure alla fine ne è valsa la pena e anche io mi ritrovo, al di là di quanto poco posso avere capito delle profondità del testo, a rivedere Oskar, treenne adolescente, vagare di notte nelle buie via di Danziaca in piena notte, levare il suo canto contro le vetrate della cattedrale, visitare bunker in cemento armato sulla costa normanna. Immagini, visioni, suoni.
Alla prossima, spero ;)
 
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