2° GdL poetico - Verrà la morte e avrà i tuoi occhi di Pavese

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
ultima poesia - Last Blues, To Be Read Some Day

‘T was only a flirt
you sure did know -
some one was hurt
long time ago.

All is the same
time has gone by -
some day you came
some day you’ll die.

Some one has died
long time ago -
some one who tried
but didn’t know.

ecco la traduzione trovata in rete

Ultimo blues, da leggere quando vorrai

E' stata solo una storia
sono certo che lo sapevi
(ma) qualcuno è stato ferito
tanto tempo fa

E' sempre la stessa cosa
il tempo è passato
un giorno arrivi
un giorno te ne andrai

Qualcuno è morto
tanto tempo fa
qualcuno che ci ha provato
ma non conosceva (le regole)
 

velvet

Well-known member
Visto che stiamo leggendo queste poesie in maniera un po' discontinua posto l'ordine che magari aiuta...

1.To C. From C. (A Constance da Cesare) 11 marzo 1950
2.In the morning you always come back (Nel giorno tu sempre ritorni) 20 marzo 1950
3.Hai un sangue, un respiro. 21 marzo 1950
4.Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. 22 marzo 1950
5.You, wind of March. (Tu, vento di marzo) 25 marzo 1950
6.Passerò per Piazza di Spagna. 28 marzo 1950
7.I mattini passano chiari. 30 marzo 1950
8.The night you slept. (La notte si dormiva)04 aprile 1950
9.The cats will know (I gatti lo sapranno)10 aprile 1950
10.Last blues, to be read some day. (L'ultimo blues da leggere un giorno) 11 aprile 1950.
 

velvet

Well-known member
7. I mattini passano chiari

I MATTINI PASSANO CHIARI

I mattini passano chiari
e deserti. Così i tuoi occhi
s'aprivano un tempo. Il mattino
trascorreva lento, era un gorgo
d'immobile luce. Taceva.
Tu viva tacevi; le cose
vivevano sotto i tuoi occhi
(non pena non febbre non ombra)
come un mare al mattino, chiaro.
Dove sei tu, luce, è il mattino.
Tu eri la vita e le cose.
In te desti respiravamo
sotto il cielo che ancora è in noi.
Non pena non febbre allora,
non quest'ombra greve del giorno
affollato e diverso. O luce,
chiarezza lontana, respiro
affannoso, rivolgi gli occhi
immobili e chiari su noi.
È buio il mattino che passa
senza la luce dei tuoi occhi.


Una poesia di rimpianto nel ricordo dei giorni andati, di ciò che è stato e sembra non tornare.
 

velvet

Well-known member
8. The night you slept

THE NIGHT YOU SLEPT

Anche la notte ti somiglia,
la notte remota che piange
muta, dentro il cuore profondo,
e le stelle passano stanche.
Una guancia tocca una guancia -
è un brivido freddo, qualcuno
si dibatte e t'implora, solo,
sperduto in te, nella tua febbre.

La notte soffre e anela l'alba,
povero cuore che sussulti.
O viso chiuso, buia angoscia,
febbre che rattristi le stelle,
c'è chi come te attende l'alba
scrutando il tuo viso in silenzio.
Sei distesa sotto la notte
come un chiuso orizzonte morto.
Povero cuore che sussulti,
un giorno lontano eri l'alba.


Questa poesia mi pare in contrapposizione con la precedente, in un confronto di ciò che era con ciò che è.
Prima "non pena non febbre non ombra". Ora "buia angoscia, febbre che rattristi le stelle". E poi nel finale "Un giorno lontano eri l'alba.
 

Spilla

Well-known member
3^ poesia - Hai un sangue, un respiro

Hai un sangue, un respiro.

Sei fatta di carne
di capelli di sguardi
anche tu. Terra e piante,
cielo di marzo, luce,
vibrano e ti somigliano ‒
il tuo riso e il tuo passo
come acque che sussultano ‒
la tua ruga fra gli occhi
come nubi raccolte ‒
il tuo tenero corpo
una zolla nel sole.

Hai un sangue, un respiro.
Vivi su questa terra.
Ne conosci i sapori
le stagioni i risvegli,
hai giocato nel sole,
hai parlato con noi.
Acqua chiara, virgulto
primaverile, terra,
germogliante silenzio,
tu hai giocato bambina
sotto un cielo diverso,
ne hai negli occhi il silenzio,
una nube, che sgorga
come polla dal fondo.
Ora ridi e sussulti
sopra questo silenzio.

Dolce frutto che vivi
sotto il cielo chiaro,
che respiri e vivi
questa nostra stagione,
nel tuo chiuso silenzio
è la tua forza. Come
erba viva nell'aria
rabbrividisci e ridi,
ma tu, tu sei terra.
Sei radice feroce.
Sei la terra che aspetta.

Provo a portare a termine l'impresa, se Minerva ha la pazienza di lasciare il 3d aperto :mrgreen:

Questa poesia mi sembra la risposta alla precedente e il suo rovesciamento. Dopo vero paragonato la donna, in modo un po' ingenuo e sognante, ad elementi della natura, tutti bellezza e leggiadria, ecco che Pavese si accorge di avere a che fare con un essere che appartiene alla terra.

Sei fatta di carne,
di capelli e di sguardi
anche tu.

Insomma, un essere umano, non una fata o una dea. Alle immagini di bellezza e levità ora si associa la lontananza. Viene da un altro paese, questa donna, da un altro cielo. Questo, forse, la rende così nuova, così distante.

ma tu, tu sei terra.
Sei radice feroce.
Sei la terra che aspetta

Sei feroce, dice Pavese. Forse la distanza della donna diventa crudeltà, diventa impossibilità di un rapporto.
E la terra che aspetta diventa un presagio macabro della morte prossima.
 

Spilla

Well-known member
4^ poesia - Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla

Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

Eccola, la vera protagonista. Pavese sembra dire che la morte è stata sua compagna ogni giorno (ci accompagna dal mattino alla sera, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo). Ed acconciarmi a chi associare la morte: allo sguardo di questa donna amata e impossibile. Ha ragione Velvet, Pavese non sa avvicinarsi né alle persone né alla vita, questo amore è una sensazione lontana e devastante, ma non un rapporto, non un contatto vero. La morte ha gli occhi della donna perché, forse, questo incontro svela a Pavese la sua lontananza da tutto ciò che è vita. Anche la speranza, che lo aveva finora sostenuto,si rivela illusoria e inutile.
La morte ha occhi e volto: geniale. Disperato e geniale.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Fai con calma, Spilla, almeno tu il tuo dovere pure se in ritardo lo stai facendo, invece io sono stata una discolaccia :mrgreen:
 

velvet

Well-known member
9. The cats will know

The cats will know

Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l'alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.

Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.
Farai gesti anche tu.
Risponderai parole -
viso di primavera,
farai gesti anche tu.

I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l'alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi più non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell'alba,
viso di primavera.


Una poesia che sa di separazione, di nuovi giorni che il poeta non vedrà, che lei vivrà senza di lui. E sarà il ritorno ad un'altra vita che continua ma che non può cancellare completamente quello che é stato, il cui ricordo il poeta affida ai gatti. I gatti hanno intuito, vedono al buio, i gatti comprendono e mantengono il segreto.
:ad::ad::ad:
 

Spilla

Well-known member
5^ poesia - Sei la vita, sei la morte

Sei la vita e la morte.

Sei venuta di marzo
sulla terra nuda ‒
il tuo brivido dura.
Sangue di primavera
‒ anemone o nube ‒
il tuo passo leggero
ha violato la terra.

Ricomincia il dolore.
Il tuo passo leggero
ha riaperto il dolore.
Era fredda la terra
sotto povero cielo,
era immobile e chiusa
in un torpido sogno,
come chi piú non soffre.

Anche il gelo era dolce
dentro il cuore profondo.
Tra la vita e la morte
la speranza taceva.
Ora ha una voce e un sangue
ogni cosa che vive.
Ora la terra e il cielo sono
un brivido forte,
la speranza li torce,
li sconvolge il mattino,
li sommerge il tuo passo,
il tuo fiato d'aurora.

Sangue di primavera,
tutta la terra trema
di un antico tremore.
Hai riaperto il dolore.
Sei la vita e la morte.
Sopra la terra nuda
sei passata leggera
come rondine o nube,
il torrente del cuore
si è ridestato e irrompe
e si specchia nel cielo
e rispecchia le cose ‒
e le cose, nel cielo e nel cuore
soffrono e si contorcono
nell'attesa di te.

È il mattino, è l'aurora,
sangue di primavera,
tu hai violato la terra.
La speranza si torce,
e ti attende ti chiama.
Sei la vita e la morte.
Il tuo passo è leggero.

25 marzo '50

Drammatica e terrificante, questa poesia :paura: : la donna ha riaperto le vie della speranza e del dolore che, prima del suo arrivo, erano placate. Quel che prima era quasi serena rassegnazione ora è vita che pulsa ardente e terrificante per Pavese, che non sa come affrontarla :??
Bella e, anche stavolta, straziante :ad:
 

Spilla

Well-known member
6^ poesia -

Sarà un cielo chiaro.
S'apriranno le strade
sul colle di pini e di pietra.
Il tumulto delle strade
non muterà quell'aria ferma.
I fiori spruzzati
di colori alle fontane
occhieggeranno come donne
divertite. Le scale
le terrazze le rondini
canteranno nel sole.
S'aprirà quella strada,
le pietre canteranno,
il cuore batterà sussultando
come l'acqua nelle fontane ‒
sarà questa la voce
che salirà le tue scale.

Le finestre sapranno
l'odore della pietra e dell'aria
mattutina. S'aprirà una porta.
Il tumulto delle strade
sarà il tumulto del cuore
nella luce smarrita.
Sarai tu ‒ ferma e chiara.

28 marzo '50

Faccio fatica ad agganciare questa con le poesie precedenti. Non siamo più a contatto con la natura, ma in una città fatta di dettagli ridenti. E il cuore di tutto è, di nuovo, la donna. Tutto pare muoversi attorno a lei. L'unico accenno al poeta è "il tumulto del cuore nella luce smarrita". Le immagini sono nitide e vivaci, più che la tristezza qui è protagonista lo stupore.
 

Spilla

Well-known member
7^ poesia - I mattini passano chiari

I mattini passano chiari
e deserti. Cosí i tuoi occhi
s'aprivano un tempo. Il mattino
trascorreva lento, era un gorgo
d'immobile luce. Taceva.
Tu viva tacevi; le cose
vivevano sotto i tuoi occhi
(non pena non febbre non ombra)
come un mare al mattino, chiaro.
Dove sei tu, luce, è il mattino.
Tu eri la vita e le cose.
In te desti respiravamo
sotto il cielo che ancora è in noi.
Non pena non febbre allora,
non quest'ombra greve del giorno
affollato e diverso. O luce,
chiarezza lontana, respiro
affannoso, rivolgi gli occhi
immobili e chiari su noi.
È buio il mattino che passa
senza la luce dei tuoi occhi.

30 marzo '50

Giunge il momento dell'assenza. E il mattino non ha più luce. Le cose non vivono più, se non sono negli occhi dell'amata.

[Se trovo un uomo che mi dice che sono la luce che rende luminose le sue mattine, mollo tutto e lo seguo :mrgreen:

Scherzo...
Se un uomo ti assegna un ruolo così non puoi che scappare, io credo :??]
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Passerò per Piazza di Spagna

Sarà un cielo chiaro.

S'apriranno le strade

sul colle di pini e di pietra.

Il tumulto delle strade

non muterà quell'aria ferma.

I fiori spruzzati

di colori alle fontane

occhieggeranno come donne

divertite. Le scale

le terrazze le rondini

canteranno nel sole.

S'aprirà quella strada,

le pietre canteranno,

il cuore batterà sussultando

come l'acqua nelle fontane ‒

sarà questa la voce

che salirà le tue scale.

Le finestre sapranno

l'odore della pietra e dell'aria

mattutina. S'aprirà una porta.

Il tumulto delle strade

sarà il tumulto del cuore

nella luce smarrita.

Sarai tu ‒ ferma e chiara.

28 marzo '50


Sono appena tornata dalle Langhe, la terra meravigliosa che ha dato i natali e che ha visto crescere Cesare Pavese, ma qui siamo a Roma, ma Pavese la guarda come guarda le sue colline, vive l'ambiente esterno come fosse quello delle sue emozioni interne, da qualsiasi parte sia è un tutt'uno con lo spazio che abita il suo cuore.
 

Spilla

Well-known member
8^ poesia - The night you slept

THE NIGHT YOU SLEPT

Anche la notte ti somiglia,
la notte remota che piange
muta, dentro il cuore profondo,
e le stelle passano stanche.
Una guancia tocca una guancia -
è un brivido freddo, qualcuno
si dibatte e t'implora, solo,
sperduto in te, nella tua febbre.

La notte soffre e anela l'alba,
povero cuore che sussulti.
O viso chiuso, buia angoscia,
febbre che rattristi le stelle,
c'è chi come te attende l'alba
scrutando il tuo viso in silenzio.
Sei distesa sotto la notte
come un chiuso orizzonte morto.
Povero cuore che sussulti,
un giorno lontano eri l'alba.


L'assenza dell'amata è ancora piena di lei. Ma non c'è speranza, non c'è attesa dell'alba in questa notte. Prevalgono il freddo, l'angoscia, la febbre, il silenzio.
 

velvet

Well-known member
Poesia nr 10. Last blues- To be read some day

'T was only a flirt
you sure did know -
some one was hurt
long time ago.

All is the same
time has gone by -
some day you came
some day you’ll die.

Some one has died
long time ago -
some one who tried
but didn’t know.

Ultima poesia della raccolta, in inglese. Poesia semplice, lineare, rassegnata, decreta la fine della storia e della vita.
Some one has died
long time ago -
some one who tried
but didn’t know.
È la conclusione di tutto, un epitafio scritto per se stesso.
 

velvet

Well-known member
Commento finale

Una raccolta bellissima, elegante e drammatica, poche speranze, tanta sofferenza, per amore ma non solo, per non sentirsi adeguati, non sentirsi abbastanza.

Personalmente ho sofferto l'averci messo tanto tempo a leggerle e forse anche non avere avuto il libro tra le mani ma averle lette online. Tanto che alla fine le ho rilette tutte di seguito e l'effetto è stato sicuramente migliore. C'è infatti una progressiva presa di coscienza, un crescendo di rassegnazione che toglie spazio alla speranza. E certamente sapere che questi sentimenti hanno portato il poeta a togliersi la vita contribuisce a dare vigore ai versi.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
The night you slept

Anche la notte ti somiglia,
la notte remota che piange muta,
dentro il cuore profondo,
e le stelle passano stanche.
Una guancia tocca una guancia –
è un brivido freddo, qualcuno
si dibatte e t’implora, solo,
sperduto in te, nella tua febbre.

La notte soffre e anela l’alba,
povero cuore che sussulti.
O viso chiuso, buia angoscia,
febbre che rattristi le stelle,
c’è chi come te attende l’alba
scrutando il tuo viso in silenzio.
Sei distesa sotto la notte
come un chiuso orizzonte morto.
Povero cuore che sussulti,
un giorno lontano eri l’alba.

Cesare Pavese uno degli autori più internazionali che abbiamo avuto, non per niente i titoli di molte di queste poesie sono in inglese, ma la cosa che mi colpisce di più in questa poesia è che non c'è connotazione sessuale, potrebbe averla scritta un uomo o una donna, non avrebbe fatto differenza, non avrebbe fatto differenza neanche a chi erano rivolte queste parole, tanto le emozioni e i sentimenti appartengono a tutti, basta lasciarli affluire.
 

Spilla

Well-known member
9^ poesia - The cats will know

The cats will know

Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l'alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.

Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.
Farai gesti anche tu.
Risponderai parole -
viso di primavera,
farai gesti anche tu.

I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l'alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi più non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell'alba,
viso di primavera.

A metà tra amarezza e desiderio di pace, "I gatti lo sapranno" descrive la vita che sarà dopo, quando la donna sarà sola. Ancora primavera, ancora terra, altri giorni e altri sorrisi... che però saranno "triste sorriso che sorridi da sola". I gatti saranno testimoni, ma anche gli unici compagni, forse, della giovane.
 

Spilla

Well-known member
10^ poesia - 'T was only a flirt

'T was only a flirt
you sure did know -
some one was hurt
long time ago.

All is the same
time has gone by -
some day you came
some day you’ll die.

Some one has died
long time ago -
some one who tried
but didn’t know.


E' vero, questa poesia è un epitaffio. Non c'è rabbia, solo un filo di rimprovero "You sure did know - some one was hurt". E' il terribile potere che gli uomini attribuiscono alle donne: quello di saperli far soffrire senza quasi accorgersene.
 
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