XCI GdL - I promessi sposi di A. Manzoni

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Sono al capitolo 5, ho incontrato Lodovico, personaggio bellissimo.

Quante cose da dire...

Per il momento non faccio altro che riprendere due concetti espressi da Spilla. Il primo è quello sulla famosa ironia dei Promessi Sposi, arguta, delicata e deliziosa, ma riservata esclusivamente ai potenti di turno e ai leccapiedi di corte. Da sempre mi piace pensare che Paolo Villaggio abbia trasformato il sarcasmo manzoniano in comicità grottesca. “Gran fig de put lup mannar”. Ridicolaggini tipiche italiane, quelle di accompagnare il proprio nome al titolo di studio, quasi come se quello, e quello solamente, fosse indice di superiorità rispetto a chi non lo ha. E via di seguito, con i titoli nobiliari spesso del tutto vuoti, inventati solo per dare importanza a chi non sa dare importanza alle cose.

Bellissimo il dialogo tra Azzecagarbugli e Renzo, evidentemente un dialogo tra sordi. Azzecagarbugli è un politico che dice tutto e non dice niente per non esporsi. Renzo, da par suo, non è esente dal timore reverenziale tipico di chi è cresciuto con la convinzione di “essere meno”.

Il secondo concetto di Spilla è quello dei “tipi manzoniani”, che molti vedono, secondo me sbagliando, come dei semplici “cliché”. Il punto è che quelle caratteristiche, come accennava Spilla, le ha scoperte e descritte per primo proprio il Manzoni. E' solo da lì in poi che sono diventati dei cliché. Sarebbe come dire che “Romeo e Giulietta” è una storia banale perché racconta l’amore impossibile tra due ragazzi ostacolati dal fato e dalla società. Il punto è che, così come Shakespeare ha introdotto il concetto di amore agitato e passionale, anticipando di due secoli il Romanticismo, il Manzoni ha visto tutto ciò che oggi è la nostra società, facendolo anch'egli con grande anticipo sui tempi. Manzoni ha pennellato con grande genio una società in divenire, partendo dai suoi prodromi che, all'epoca, ben pochi erano in grado di percepire.

Dire che i “potenti” (con questo termine mettiamo per un attimo tutti nello stesso fascio) sono dei tronfi menzogneri non era per niente scontato, non in una società che ancora doveva togliersi di dosso quella polvere medioevale di matrice cristiana ortodossa che vedeva il prete come il dispensatore di verità assolute, re e regine come interlocutori divini e avvocati e medici come sapienti ai quali rivolgersi con la testa china.

La figura di don Abbondio avrebbe creato, all'autore, non pochi problemi, se solo fosse vissuto un paio di secoli prima.
 
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Tanny

Well-known member
Faccio un attimo il punto della situazione, sono arrivato alla fine del capitolo 10 e mi sono accorto che a scuola avevamo saltato molte parti e quanto detto in alcuni capitoli per me sono stati una novità assoluta.
Contrariamente al periodo scolastico quando la lettura di questo testo non mi è dispiaciuta ma nemmeno mi ha entusiasmato, questa volta sono stato completamente rapito dalla lettura ed aspetto tutto il giorno di avere un attimo di tempo libero per appiccicarmi al libro.
Le descrizioni e persino le digressioni del Manzoni, che tanto odiavo nel periodo scolastico, sono magnifiche ed i personaggi sono fantastici, il pauroso Don Abbondio, il sanguineo Renzo e l'immenso fra Cristoforo; leggendo questo libro mi sembra di fare un tuffo nel passato e tornare fra i banchi di scuola, con la differenza che allora mi importava ben poco del Manzoni.
Sono arrivato a conoscere Geltrude, la monaca di Monza, la sua storia mi ha rapito, dapprima suscitando la mia compassione per la povera esistenza a cui il padre senza scrupoli l'aveva destinata forzatamente e poi con una punta d'odio per i suoi loschi comportamenti, generando in me un conflitto interno fra i due sentimenti, andando poi a concatenarli e da un certo punto di vista giustificando i comportamenti della monaca in quanto uno conseguenza dell'altro.

Non posso certo fare da giudice di un opera simile in quanto non sono all'altezza, ma secondo me la forza di questo romanzo sta proprio nell'alternanza fra le luci e le ombre che caratterizzano i vari personaggi: fra Cristoforo che ha un comportamento da santo ma con un passato oscuro, la monaca di Monza che commette angherie ma ha avuto una triste esistenza; sono questi contrasti fortissimi secondo me a rendere tanto bello questo libro e rappresentare un incredibile innovazione per il tempo in cui è stato scritto.
La cosa che sinceramente mi piace di più è il linguaggio utilizzato, ricordo che a scuola la cosa un pochino mi disturbava, ma ora leggere questo genere di italiano che riporta delle forme arcaiche ed in alcuni passi pure delle forme dialettali per me è come musica, anche se a volte mi devo fermare perchè non comprendo qualche termine.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Io sono arrivata appena al IV capitolo ma ho le stesse impressioni di Tanny ... per me sarebbe un libro da leggere negli ultimi anni delle superiori, non all'inizio del corso, perché non lo si apprezza, non lo si comprende a fondo.
A distanza di tanti anni, invece, mi sento molto piacevolmente coinvolta e più attenta alle caratteristiche dei singoli personaggi, particolari e incisivi. Ricordavo Lucia come una ragazza remissiva e un personaggio poco interessante, invece ora ho di lei un'impressione diversa, mi sembra una donna che sa bene quello che vuole e come cercare di ottenerlo.
Le digressioni talvolta sono arzigogolate, ma sempre acute e dirette, centrano bene il punto e fanno spesso sorridere, così come i gesti e gli atteggiamenti delle persone. Leggendo questo libro viene in mente il concetto di "classico", un romanzo sempre attuale malgrado il passare del tempo.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Penso ai siriani, a tutti i comunitari che si trovano a dover fuggire dal loro paese, dal loro villaggio, dalle loro abitudini. Ad aspettarli una barca troppo piccola, un freddo lacerante, la fame, la sete, il vomito e forse la morte. Molti arriveranno comunque. In paesi, villaggi e abitudini ai quali non potranno adattarsi e che non vogliono il loro adattamento. Non apparterranno più a nessuna comunità, diventeranno extra, persone fuori.

C'è chi parte nella speranza di tornare ricco e c'è chi fugge perché non può far altro. Tutti affronteranno onde troppo alte e solo gli stupidi non piangeranno di paura. C'è chi andrà a rubare e chi si guadagnerà da vivere in modo onesto. Ma l'ultimo pensiero sarà, per tutti, rivolto per il loro paese, tanto amato, quanto martoriato.



Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è
cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l'aspetto de' suoi
più familiari; torrenti, de' quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci
domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore
pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla
fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare
altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si
maraviglia d'essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse
che, un giorno, tornerà dovizioso. Quanto più si avanza nel piano, il suo occhio si
ritira, disgustato e stanco, da quell'ampiezza uniforme; l'aria gli par gravosa e morta;
s'inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade
che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi
ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese,
alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà,
tornando ricco a' suoi monti.
 
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Zingaro di Macondo

The black sheep member
Io sono al capitolo IX, quello della fuga degli sposi rimasti promessi.

Un capitolo che si chiude con i pensieri dei fuggiaschi, una pagina di letteratura commovente e insuperata. Parole che hanno segnato la mia vita, facendomi prendere una decisione quasi lacerante.
 

Roberto89

MODerato
Membro dello Staff
Capitolo 3

Sto andando molto lentamente, comunque via via si risvegliano ricordi degli anni di scuola... quando non ci capivo niente! Eppure mi sono rimasti alcuni particolari in mente e il flusso generale della storia, e mentre leggo molte cose che credevo dimenticate tornano a galla.

Bello comunque il modo in cui Manzoni sta già mettendo l'accento sulla famosa Provvidenza, togliendo ogni dubbio che la cosa si possa risolvere per legge.

Mi sembra invece che ci siano vari dettagli su tutti tranne che Lucia.
 

Spilla

Well-known member
Che belli i vostri commenti. E che bello questo libro.
A differenza di Tanny, io lo ricordavo tutto piuttosto bene, ora però mi sto concentrando sul contorno: le atmosfere, i caratteri, la descrizione dei luoghi e dei personaggi. Sembra che niente sia fuori posto.
Lucia mi sta sorprendendo: tutti la descrivevano come esempio di "donna pia", quasi senza volontà propria. Niente di più falso.lucia è determinata a non fare il male, non passiva. Il che è tutta un'altra cosa :)
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
capitolo 9

Spoiler

Renzo, Agnese e Lucia vengono scortati prima dal barcaiolo, poi dall’autista , in un’osteria di Monza. Entrambi rifiutano la mancia che Renzo vorrebbe elargire per i loro servizi.

Manzoni, come sempre, si diverte nel mescolare le carte quel tanto che basta da indurre il lettore a porsi qualche domanda amletica.

Dice che rifiutano con fare quasi sdegnoso e il barcaiolo spiega, in stile leopardiano, che siamo “qui giù” per darci una mano gli uni con gli altri. Mentre l’autista è attratto da una ricompensa ben più congrua.
Secondo voi, a quale ricompensa fa riferimento l’autore? Una ricompensa divina o, più prosaicamente, a una sorta di “corruzione” di Fra’ Cristoforo?

Io non ho una risposta e credo che l'autore voglia istillare di proposito questo dubbio che solleva mille questioni.
 

Roberto89

MODerato
Membro dello Staff
Perché Lucia non denuncia don Rodrigo per stalking?

Così la finiamo.

Al giorno d'oggi... don Rodrigo avrebbe stuprato e ucciso Lucia, Renzo sarebbe finito (nel caso migliore) ammazzato, se no indagato, condannato e messo ai domiciliari per stupro e omicidio. Poi si sarebbe scoperto che don Abbondio e Perpetua avevano una bella tresca e che Lucia in realtà era figlia dell'Innominato, fratellastro di padre Cristoforo.
 

Tanny

Well-known member
Perché Lucia non denuncia don Rodrigo per stalking?

Così la finiamo.

Proprio in questi giorni una pagina su facebook, riferendosi al fatto che qualche genio ha pensato bene di cambiare il finale della Carmen (beccandosi i fischi del pubblico), avevano messo un immagine della copertina dei promessi sposi con una la scritta che recitava: "Don Rodrigo arrestato per stalking - Renzo e Lucia si sposano immediatamente"
Ti hanno anticipato :mrgreen:
 

Jessamine

Well-known member
"Eh ma ci sta solo provando"
"Eh, ma com'era vestita?"
"Eh, ma l'avrà provocato"
"Eh, ma che ipocrisia, se fosse stato bello non si sarebbe lamentata"
"Eh, ma che ipocrisia, si sa che le cose in quell'ambiente vanno così da sempre"

Non so perché, ma mi riesce molto più facile immaginare uno scenario del genere che un Don Rodrigo arrestato :boh:
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
Proprio in questi giorni una pagina su facebook, riferendosi al fatto che qualche genio ha pensato bene di cambiare il finale della Carmen (beccandosi i fischi del pubblico), avevano messo un immagine della copertina dei promessi sposi con una la scritta che recitava: "Don Rodrigo arrestato per stalking - Renzo e Lucia si sposano immediatamente"
Ti hanno anticipato :mrgreen:

questo e altro ...
l'editore che aveva in progetto la ripubblicazione delle opere di Céline, ha rinunciato perché oggi non é cosa politically correct !
:boh:
 
Ultima modifica:

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
Proprio in questi giorni una pagina su facebook, riferendosi al fatto che qualche genio ha pensato bene di cambiare il finale della Carmen (beccandosi i fischi del pubblico), avevano messo un immagine della copertina dei promessi sposi con una la scritta che recitava: "Don Rodrigo arrestato per stalking - Renzo e Lucia si sposano immediatamente"
Ti hanno anticipato :mrgreen:

... aspetto fiducioso qualcosa sulla monaca di Monza ...

:mrgreen:
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
ce l'ho, finalmente ce l'ho :YY

Edizione Corriere della Sera - I grandi romanzi

Con pochissime notarelle come volevo io, totale pagine 617. Brevissima prefazione di tre pagine di Giorgio Di Rienzo. Ho fatto diventare matto il mio bibliotecario perché trovasse l'edizione meno scolastica e più normale possibile :MUCCA

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Tanny

Well-known member
ce l'ho, finalmente ce l'ho :YY

Edizione Corriere della Sera - I grandi romanzi

Con pochissime notarelle come volevo io, totale pagine 617. Brevissima prefazione di tre pagine di Giorgio Di Rienzo. Ho fatto diventare matto il mio bibliotecario perché trovasse l'edizione meno scolastica e più normale possibile :MUCCA

Io ho preso la nuova edizione della Mondadori (quelle con l'angolo in altro a destra della copertina "tagliato") c'è una prefazione di una decina di pagine non ricordo bene di chi (non l'ho sottomano) ed un saggio finale di Calvino, non riporta nessuna nota se non quelle originariamente inserite dallo stesso Manzoni, 12 euro :mrgreen:
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Io ho preso la nuova edizione della Mondadori (quelle con l'angolo in altro a destra della copertina "tagliato") c'è una prefazione di una decina di pagine non ricordo bene di chi (non l'ho sottomano) ed un saggio finale di Calvino, non riporta nessuna nota se non quelle originariamente inserite dallo stesso Manzoni, 12 euro :mrgreen:

il saggio finale di Calvino mi interesserebbe molto leggerlo...alla fine, magari mi dai tutti i riferimenti e vedo se lo trovo in rete
 

Roberto89

MODerato
Membro dello Staff
Fino al capitolo 5

Lo trovo sempre più interessante, anche se il capitolo 5 mi è sembrato piuttosto noioso; d'altronde se divaga così tanto c'è anche un motivo, lo si capisce alla fine.
Interessante il personaggio di Cristoforo, non ricordavo nulla del suo passato. Invece don Rodrigo sembra che me lo ricordo piuttosto bene :?
 

Spilla

Well-known member
Capitolo X
La vicenda della monaca di Monza è tristissima e si legge tutta d'un fiato.

Ieri ho vissuto con trepidazione il momento del distacco dal lago. L'addio ai monti di Lucia è uno dei momenti più alti del libro. Descrive una Lucia che 'pianse segretamente', che pensa quasi con imbarazzo alla casa dove si pensava sposa e moglie, con struggimento al suo paese. Forse perché sono i sentimenti che mi ha sempre descritto mia madre, ma mi pare che sia impossibile non immedesimarsi, non immaginare quanto struggimento potesse provare Lucia nel lasciare i luoghi tanto amati.
Quando ho letto del viaggio verso Monza invece ho quasi sorriso. Ci hanno impiegato una notte intera per un viaggio che oggi si fa in mezz'ora, sualla provinciale. Per chi non è del posto: quella è la strada coinvolta nel tragico crollo del cavalcavia di Annone dello scorso anno...
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Ho iniziato a leggerlo e sono circa a metà del secondo capitolo, quando don Abbondio sta cercando di rimandare il matrimonio.
Non ricordavo tutta quell'ironia che rende molto piacevole la lettura, forse perché leggendolo molto giovane non avevo i sonar giusti per cogliere l'estrema finezza della scrittura di Manzoni.
Un altro aspetto degno di gran nota è la sensibilità e preparazione dello scrittore che lo rendono anche psicologo e sociologo nell'interpretazione dei personaggi e della società delle'epoca, oltre che storico e osservatore politico.

La mia versione comprende anche l'Introduzione scritta dal Manzoni e che inizia così:

"L'Historia si può veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo, perchè togliendoli di mano gl'anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaueri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuouo in battaglia. Ma gl'illustri Campioni che in tal Arringo fanno messe di Palme e d'Allori, rapiscono solo che le spoglie più sfarzose e brillanti, imbalsamando co' loro inchiostri le Imprese de Prencipi e Potentati, e qualificati Personaggj, e trapontando coll'ago finissimo dell'ingegno i fili d'oro e di seta, che formano un perpetuo ricamo di Attioni gloriose."



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