Fresca, quasi di giornata, vecchia di quasi mezzo secolo...
...Ho ricevuto la sua telefonata un paio di giorni fa, non la vedo da circa trent'anni e non la sentivo da quasi altrettanto tempo.
Eravamo amiche d'infanzia,cresciute insieme, assidue dalle elementari alle superiori, poi... non so come dire, mi sembra già oggi.
Quando giovedì ho alzato il ricevitore l'ho riconosciuta subito, anche se ho preso tempo, mi serviva qualche istante per stabilizzarmi.Lei non l'ha mai saputo, credo, ma da quella volta in poi mia ha sempre trasmesso un lieve senso di agitazione che col tempo e con la mancata frequentazione si è trasformato in lieve disagio.
Non solo, ma ditemi, cosa ci può mai essere in comune con una persona che non senti da una vita? Nel nostro caso, immagino, il rimembrare i ricordi dei tempi spensierati della fanciullezza, già come quel giorno...
Era color verde mela,scintillante,abbagliante persino, enorme ai miei occhi, era la la bicicletta dei miei desideri.
Da un anno imploravo per averla e, provate a ricordare quanto lungo può essere un anno che va dai dieci agli undici anni:un'eternità.
Ci ero sopra, felice come una pasqua, mi ero già fatta un paio di giri del cortile, lentamente, per assaporare il gusto del possesso e dello sfoggio.
Ed eccola spuntare da dietro l'angolo del palazzo, con calma si avvicina e mi si para davanti, costringendomi ad una imprevista frenata.
"Bella bici, scendi e fammi fare un giro"
Non potevo crederci, non poteva essere vero, forse scherzava, certo che non rideva per niente.
"No, dai...magari domani...o più tardi, è nuova..."
Lo vedo che è nuova, scendi!"-mezzo punto esclamativo sarebbe bastato, era molto tranquilla-
"No!!"-a me, due punti esclamativi bastavano appena, ero molto nervosa-
Silenzio; c'erano dei bambini che giocavano a mondo, qualcuno di loro si interruppe, e sedendosi sul muretto di cinta si preparò ad assistere allo spettacolo.
E, un attimo dopo, ecco piombare su di me il più sonoro ceffone che abbia mai preso in vita mia, anzi l'unico.
Scesi dalla bicicletta con la faccia in fiamme e con l'orgoglio sotto le scarpe, lei ci salì ci fece un unico giro e me la riportò-non mi ero mossa di un passo-
"Si, bella bici" abbassò il cavalletto e con un gesto me la riconsegnò, mi scoccò un bacio sulla guancia e si avviò verso il gruppo di bambini che giocavano a mondo.