Per chi avesse voglia di leggere, ecco una parte degli appunti che ho preso durante un viaggio da Mosca a Pechino in treno.
Mosca.
Atterro con un volo via Bruxelles. E' la mia prima volta in Russia. Alloggio presso una famiglia che mi affitta una camera, poco distante dal centro. La stanza è un pò squallida ma spaziosa; per quattro giorni andrà bene. Nessuno parla l'inglese, nè alcuna altra lingua che non sia il russo, per cui ho grosse difficoltà a comunicare anche le informazioni più elementari. Una donna anziana mi prepara la colazione. Tè, yogurt. E uova, montate in un modo che non avevo mai visto, senza mescolare il tuorlo. Non sono mai riuscito ad alzarmi abbastanza presto per vedere come facesse.
Mosca è emozionante. Dedico i primi giorni alle tappe obbligate: San Basilio, la piazza Rossa, il Cremlino, il museo Puskin, ecc...
Un giorno vago per il Gorky Park. C'è una ruota panoramica. E' ferma. Ha un aspetto molto "sovietico" e mi rimanda ai tempi in cui Mosca non era una capitale moderna com'è invece oggi...e i giovani venivano qui a divertirsi. Forse sono fuori tempo massimo.
Il quinto giorno raggiungo la stazione. Mi aspetta il primo tratto della Transiberiana: farò quattro tappe viaggiando verso est, fino alla Siberia centrale; da lì mi dirigerò verso sud, attraversando la Mongolia. Infine, la Cina. Anche se non lo ammetto me la sto facendo sotto. Ho letto di tutto su quel treno. Contrabbandieri. Cosacchi ubriachi come compagni di scompartimento. Ladri notturni. Il sito del ministero degli esteri italiano recita "Sono in aumento furti e aggressioni sulla Transiberiana", e queste parole mi rimbombano nella testa.
Già mi vedo ripulito di tutti i miei averi e abbandonato in qualche stazione della Siberia, mentre cerco di comunicare a gesti con un gendarme inespressivo munito di colbacco.
Invece il treno è fantastico. Pulito, accogliente. Gli scompartimenti di seconda classe hanno quattro cuccette, due per lato. Divido il mio con tre donne anziane (mi è andata di lusso).
I russi occupano il vagone come se si trovassero a casa. Tirano fuori giornali, tazze, cibo. La gente si aggira nel corridoio in vestaglia e ciabatte; alcuni leggono, altri giocano a carte. Molti dormono.
Ogni vagone è governato da una "provodnitsa", una hostess. Si occupa dei passeggeri, fornisce le lenzuola per il letto (un dollaro), vende generi alimentari. E offre i bicchieri per il tè a chi ne ha bisogno. Al fondo del vagone c'è infatti un enorme bollitore che dispensa costantemente acqua calda. Ne ero a conoscenza, dunque mi presento alla partenza munito di bustine, caffè solubile e biscotti, che offro agli altri viaggiatori.
Il treno inizia lentamente a muoversi, in perfetto orario. La prima tappa sarà Yekaterinburg, dopo gli Urali, fra circa 30 ore. Mi metto comodo, tiro fuori il lettore mp3 e "I Fratelli Karamazov", che conservo da anni per questa occasione. Sorseggio una calda bevanda mentre fuori scorrono paesaggi mai visti. Boschi di conifere. Steppa. Qualche villaggio. Vorrei comunicare con gli altri passeggeri ma la lingua è un ostacolo insormontabile. Peccato, perchè hanno riconosciuto il titolo del libro nonostante l'alfabeto diverso. Una delle mie compagne mi offre un sorso di vodka per propiziare la cena.
Cala il buio e i passeggeri si ritirano presto. Le distanze sono enormi ed è impossibile organizzare orari comodi per tutte le fermate. Alcuni devono scendere o salire in piena notte. Sdraiato nella mia cuccetta decido di leggere ancora un po', facendomi cullare dal ritmico sobbalzare del treno. Mi addormento quasi subito.
Al mattino mi sveglio riposato. Lo scompartimento si è svuotato e siamo rimasti solo in due; c'è molto spazio. Quando il treno sosta per più di quindici-venti minuti ci permettono di scendere. Lungo i binari appaiono contadine con ogni sorta di mercanzia: yogurt, gelato, frutti di bosco, uova, pollo fritto...e improvvisano un mercatino per i passeggeri. Poi spariscono, leste come sono arrivate, e tornano nelle casette di legno che ogni tanto si avvistano dal finestrino. Congelata in un tempo immobile, la loro vita riprende. In attesa del prossimo treno, che la scandisce con i suoi passaggi.
Verso le 18 ci apprestiamo ad arrivare. Raccolgo le mie cose e preparo lo zaino. Mi spiace abbandonare quel nido confortevole e sicuro. Mosca è tutto sommato simile alle altre capitali europee; qui invece inizia la vera Russia.
Scusate ma mi sono reso conto che di questo passo ci vorranno secoli a raccontare tutto...
Le altre tappe nei post successivi
(sempre che qualcuno sia arrivato a leggere fino in fondo!)