Filosofia ossia della Περὶ φιλοσοφίας

Nikki

New member
non saprei chiedilo allo 'zar è lui che ha "strane" idee per la testa:mrgreen:

giuro che, almeno questa volta, non alludevo a nulla di indecente. :mrgreen:
Mizar, credi di poter rispondere lo stesso? dai, non essere timido, tanto ormai lo so che non pensi solo a cose sconce!:ad:
 

Mizar

Alfaheimr
La realtà è l'occasione o lo stimolo per (ri)scoprire qualcosa di sé, che era già dentro di noi...la domanda è: come ci è finito?
Diciamo che è un problema non nuovo
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giuro che, almeno questa volta, non alludevo a nulla di indecente. :mrgreen:
Mizar, credi di poter rispondere lo stesso? dai, non essere timido, tanto ormai lo so che non pensi solo a cose sconce!:ad:
Sicura ? :mrgreen:
Non credo di avere la autorità per azzardare una risposta del genere. Volevo piuttosto sapere, vecondo voi, cosa noi uomini vediamo. Dinanzi ad i nostri sensi vi sono entità. Cosa son queste entità. Proiezioni di noi stessi? Cruda realtà? Simboli ? Sogni ?
Insomma, cos' è l'albero che osservo, la corteccia che tocco, il rumore delle fronde che ascolto ?

qui ci starebbe bene il mito della caverna, molto attuale oltre tutto :D
E noi lo proponiamo eliS...

 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
In queso thread io e D=1 (ebbene sì, siamo cofondatori e responsabili in solido) proponiamo un topos di incontro e - si spera - di scontro costruente per la disciplina del pensiero sopra il pensiero: la filosofia.

Cosa significa oggi - ancora oggi - fare filosofia? Può essere utile parlarne? Se si, in quale modo? Perchè, dunque, far filosofia ancora oggi? Non è sufficiente Sky o la Mc Donald ?
Quali sono i vostri filosofi prediletti ? Quel trombone di Hegel o quel cialtrone di Parmenide ? Il candido Spinoza o il labirintico Heidegger?

Do anch'io, sebbene in scandaloso ritardo, il mio benvenuto ai seguaci di Sophia; come noteranno le più nostalgiche madri del forum, piccoli umani(sti) crescono: ebbene sì, ci accasiamo anche noi. Ci assumiamo la responsabilità di un topic di questo tipo [Y_Y]. C'è chi apre un mutuo e chi.. :mrgreen:

Detto questo, sfogate le vostre simpatie filosofiche e le vostre fantasie filosofanti: improvvisatevi filosofi, alla stregua di quel pi***mane di Kirkegaard; se per Aristotele non è concepibile vita senza filosofia (in scala gerarchica: I. vivere - II. filosofare), qual è il vostro - per quanto imperfetto, poetico, incompleto, infondato, irragionevole - sistema filosofico?

Io e D ci proponiamo inoltre nientepopodimenoche cercare di svelare uno dei più grandi arcani del pensiero di ogni tempo e latitudine: ma Leibniz era un filosofo ?

Due risposte partono dallo start, ma una ha leggero vantaggio: manco per scherzo.
Purtroppo non si può dire sia totalmente vera.

Mi fa morire Russell quando ne racconta qualche aneddoto sulla vita, del tipo la proverbiale avarizia, per la quale, durante i matrimoni cui era invitato, usava regalare alle spose delle massime; tra tutte spiccava per utilità quella di non trascurare l'igiene, adesso che avevano un marito. Un simpaticone. :mrgreen:

Persino come matematico ebbe le sue sfortune, quello scansafatiche di Newton arrivò per un pelo prima di lui; peccato. Nemmeno il benestare di sua maestà gli valse alcunché; dovettere rodere senza contegno.
E di certo non gli è scusabile aver rinnegato l'amicizia con Spinoza in seguito alla sua scomunica. Tanto più che quest'ultimo era un uomo oltremodo amabile, a differenza dell'inclassificabile (ed ho tutto il diritto di dirlo tale) signore tedesco.

P.S Io e D siamo due uomini

Come sei impaziente, socio.
Siamo solo ragazzini (cit.) :mrgreen:
 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
Sicura ? :mrgreen:
Non credo di avere la autorità per azzardare una risposta del genere. Volevo piuttosto sapere, vecondo voi, cosa noi uomini vediamo. Dinanzi ad i nostri sensi vi sono entità. Cosa son queste entità. Proiezioni di noi stessi? Cruda realtà? Simboli ? Sogni ?
Insomma, cos' è l'albero che osservo, la corteccia che tocco, il rumore delle fronde che ascolto ?

O in altri termini, chi tra questi ha visto giusto: Kant, Schopenhauer/Nietzsche, Freud, Marcuse :)mrgreen:)?
 

Nikki

New member
Diciamo che è un problema non nuovo
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:mrgreen: diciamo allora che, tecnicamente, forse, non è un problema ?


non ho ben compreso se vuoi che sia filosofica..o diplomatica..:OO

Insomma, cos' è l'albero che osservo, la corteccia che tocco, il rumore delle fronde che ascolto ?

e aggiungerei la nota questione: se un albero cade in mezzo alla foresta amazzonica, senza che nessun uomo abbia assistito alla caduta o trovato successivamente il tronco, ormai desolatamente al suolo, l'albero è caduto realmente? vale a dire, esiste la "realtà" senza la nostra percezione? o siamo forse proprio noi che rendiamo la realtà...reale? :??
 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
:mrgreen: diciamo allora che, tecnicamente, forse, non è un problema ?

O_O

e aggiungerei la nota questione: se un albero cade in mezzo alla foresta amazzonica, senza che nessun uomo abbia assistito alla caduta o trovato successivamente il tronco, ormai desolatamente al suolo, l'albero è caduto realmente? vale a dire, esiste la "realtà" senza la nostra percezione? o siamo forse proprio noi che rendiamo la realtà...reale? :??

Mia adorata in sommo grado, lascia che violi il principio di linearità della comunicazione, per porti altro ed uguale quesito: per buona parte della giornata, un idelista indosserà l'intimo? In altri termini: disporrà esso di parti intime (dunque non visibili) da coprire con stoffe pregiate?
 

Nikki

New member
Mia adorata in sommo grado, lascia che violi il principio di linearità della comunicazione, per porti altro ed uguale quesito: per buona parte della giornata, un idelista indosserà l'intimo? In altri termini: disporrà esso di parti intime (dunque non visibili) da coprire con stoffe pregiate?

Mio carissimo, di tale circostanza possono esserci così tanti testimoni che se azzardassi un numero, temerei di turbarti! primo fra tutti..colui che indossa ( e colui che dispone)!

parlo di umana umanità testimoniante
 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
Volevo piuttosto sapere, vecondo voi, cosa noi uomini vediamo. Dinanzi ad i nostri sensi vi sono entità. Cosa son queste entità. Proiezioni di noi stessi? Cruda realtà? Simboli ? Sogni ?
Insomma, cos' è l'albero che osservo, la corteccia che tocco, il rumore delle fronde che ascolto ?

Come qualcuno già nota, il mondo delle cose sensibili è fenomeno.
E' quel fenomeno di cui tanto si trova nella Critica, è subordinazione in certo senso alla neurofisiologia, alle leggi fisiche esprimibili in grandezze; è visione secondo la nostra lente. Siamo lontani dalla estetica trascendentale e dalla dottrina dello spazio e del tempo, peraltro dimostrata non corretta da Frege per l'aritmetica e da Eistein per la geometria [del resto ne discutiamo secoli dopo]. L'albero è cosa in sé tradotta in fenomeno, in cognizione 'fin dove' e 'fin come' le leggi psichiche e/o psicofisiche ce lo consentono. Mi rendo conto di essere oltremisura simpatizzante per i cognitivisti ed, ancora di più, per i vecchi gestaltisti di una volta.

Ma se la teoresi kantiana origina certa psicolgia, pur sempre rimane l'Intenzionalità a trasformare (nel senso strettamente etimologico) i fenomeni: abolite le barriere scientifico/cognitive, la mente rimugina, correla*, produce senso per isolati fenomeni vanamente percepiti se non conciliabili nel senso stesso; crea simboli.

* Ricoridiamo che questa conversazione si svolge nel duemilanove; correlare sfugge all'austera classificazione per categie e giudizi; intanto sono morti Freud, Jung, Jaspers, Binswanger, Husserl, Heidegger e tanti altri.
 
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Sir

New member
Non ho studiato filosofia a scuola, non ho fatto il liceo, ma l'ho affrontata un po' da autodidatta e un po' all'Università.
Non ho quindi quella conoscenza enciclopedica di cui talvolta ci si vanta, ma in fondo mi va molto bene; siccome ritengo che in filosofia ci siano anche tante parole sprecate (e in certi casi dannose, perchè mai neutre), evitando di approfondire maniacalmente autori che ad un esame sufficientemente accurato non mi convincono, ci guadagno in tempo e in gioia di vivere. :mrgreen:


Intendo la filosofia con un significato molto ampio, la ritengo una delle massime vette, purtroppo poco sfruttata, verso cui l'umanità può innalzarsi, credo che non debba allontanarsi dallo scopo per il quale nasce e quindi essere utile, ancorata a terra, accompagnata dalla pratica.


Non la sguinzaglio ad una frenetica ricerca della verità dalla A alla Z; c'è tempo anche per conoscere e stimare quegli autori coi quali non concordiamo affatto ma che ci paiono di valore, possono aggiungere tasselli al nostro percorso.
Trovo molto interessante, inoltre, la riflessione della filosofia su se stessa, sui suoi obiettivi, limiti e "corto-circuiti": l'opera di Derrida è magistrale in questo, nonché molto in linea con la mia preferenza per un pensiero fondato sul concreto e indirizzato a un risultato utilizzabile, lontano da ogni idealismo. La questione verso cui è piegato il discorso mi porta ad un problema a mio parere sopravvalutato, ad oggi; se ne è parlato a sufficienza e con assennatezza, se vi è ancora dubbio è giusto che l'albero in mezzo alla foresta, con tutto ciò che vediamo, sia quello che più ci conviene: reale.


Come facilmente si intende, uno dei filosofi che amo meno in assoluto è il vecchio Giorgione Hegel, in buona compagnia con Leibniz (vedo che la sua popolarità non è alle stelle:mrgreen:) e un po' anche Sartre. Mentre non biasimo autori, come ad esempio gli Scolastici, limitati nei concetti ma perfettamente collocati nel loro tempo e con un ruolo valido e costruttivo nella storia del pensiero, trovo i due autori succitati completamente al di fuori delle potenzialità del loro tempo.


Vi sono alcuni autori di cui condivido poco, ma quel poco è per me di grandissimo livello, sia sul piano personale che per la storia del pensiero: Schopenhauer, e molti degli antichi con preferenza per Eraclito e Platone. Va nella lista anche Nietzsche, ma è un caso a parte; per quante possano essere le controversie, il suo potenziale è smisurato e, a mio parere, si è mostrato finora solo in piccola parte.


Vi sono infine altri autori nei cui pensieri, rigorosi e ben calati nell'epoca e nel contesto, ritrovo quella che per me più si avvicina alla verità: Cartesio, Spinoza, Heidegger.
Concordo pienamente con Spinoza quando afferma che la sua filosofia forse non è la migliore, ma è di sicuro quella vera. Senza soffermarmi sui molteplici spunti che presenta questa frase, concludo col dire che metto lui sul gradino più alto, coi suoi orizzonti sconfinati e preziosissimi per il genere umano, troppo spesso celati dietro -ismi di ogni sorta, cattive letture, e la testardaggine di chi non vuole accettare che il gioco sia finito --> perchè, lo ripeto, la filosofia nasce non per speculare su se stessa ma per finire; non è gioco, nè intrattenimento, nè arte.



PS. E non siamo troppo europocentrici per una volta, come luogo di nascita della filosofia io non la negherei un'immaginetta a questa zona qui :mrgreen:
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Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
Intendo la filosofia con un significato molto ampio, la ritengo una delle massime vette, purtroppo poco sfruttata, verso cui l'umanità può innalzarsi, credo che non debba allontanarsi dallo scopo per il quale nasce e quindi essere utile, ancorata a terra, accompagnata dalla pratica.

E' inevitabile: si parla di convizioni personali. Sia chiaro, nessuno vuol convincere nessuno. Filosofia, a mio vedere, è prima di tutto teoresi, è spiegazione della realtà, visuale generalissima; che poi questo possa implicare effetti pratici - e così è - ben venga.

Trovo molto interessante, inoltre, la riflessione della filosofia su se stessa, sui suoi obiettivi, limiti e "corto-circuiti"

Si potrebbe dire non faccia altro e non abbia fatto altro.
Filosofia è paniere di ogni scienza o visione del mondo, è intimo e comune denominatore per ogni sguardo lanciato ad indagare. Ogni limite, ogni baratro disciplinare/conoscitivo è limite alla filosofia stessa, in qualche modo; diversamente dalle altre discipline, tuttavia, il suo statuto le permette di indagarsi come oggetto della propria indagine, pensiero che riflette su se stesso. In breve, motore di ogni sapere.

l'opera di Derrida è magistrale in questo, nonché molto in linea con la mia preferenza per un pensiero fondato sul concreto e indirizzato a un risultato utilizzabile, lontano da ogni idealismo. La questione verso cui è piegato il discorso mi porta ad un problema a mio parere sopravvalutato, ad oggi; se ne è parlato a sufficienza e con assennatezza, se vi è ancora dubbio è giusto che l'albero in mezzo alla foresta, con tutto ciò che vediamo, sia quello che più ci conviene: reale.

Con la sua 'prima domanda della filosofia', però, ha fatto le sue pessime figure.
Questo non significa che sia vero l'idealismo; ma neanche che un titano come Heidegger fosse fesso. :D


Come facilmente si intende, uno dei filosofi che amo meno in assoluto è il vecchio Giorgione Hegel

Un vero peccato.
E' raro che un filosofo dal sistema interamente errato diventi uno dei geni più immensi mai esistiti.

ico questo in considerazione della sua opera: inutile ed incantevole.

in buona compagnia con Leibniz (vedo che la sua popolarità non è alle stelle:mrgreen:)

uahuahua :mrgreen:

P.S. Lieto finalmente di leggere un post in accordo con le richieste del topic; e lieto di leggerlo nella chiarezza e nell'organicità di uno scritto ponderato e 'sentito'. Le dire che anche lei - ahimé, ahilei, ahinoi - entra di diritto nella stirpe degli 'uomini tristemente prevedibili' [:mrgreen:], come dire.. me l'aspettavo. Posti un video su Heidegger e sarà irreversibile. :mrgreen:
 
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Sir

New member
Su Hegel:

Un vero peccato.
E' raro che un filosofo dal sistema interamente errato diventi uno dei geni più immensi mai esistiti.

ico questo in considerazione della sua opera: inutile ed incantevole.


:

Non ho detto questo; si parlava, se ho ben inteso, anche di pareri personali ed io ho espresso quello. Hegel non mi piace, nè cosa scrive, in cui mi trovo poco, nè come lo scrive; ma questo non significa che non ne riconosca la grandezza o che ne reputi errato il sistema, ho specificato prima come sia, in fin dei conti, secondario il condividere o meno le proposte di un autore.
Tra l'altro, sono dell'idea che questa mia valutazione nasca anche dal fatto che non l'ho ancora compreso appieno; mi riesce davvero difficile "entrare" nell'idealismo, per questo non mi arrendo e continuo a approfondirlo.

E' inevitabile: si parla di convizioni personali. Sia chiaro, nessuno vuol convincere nessuno. Filosofia, a mio vedere, è prima di tutto teoresi, è spiegazione della realtà, visuale generalissima; che poi questo possa implicare effetti pratici - e così è - ben venga.

La mia riflessione è basata su una domanda, che penso possa essere interessante proporre in questo contesto, per vedere i vari pareri: cosa fa nascere la filosofia? Sgorga spontaneamente dall'umana natura, o va a colmare un nostro vuoto? Entrambe contengono verità, ma per me siamo più vicini alla seconda; c'è teoresi, ovviamente, ma sempre finalizzata alla pratica.
Sono spinozianamente (e prevedibilmente:mrgreen:) convinto che un pensiero correttamente formulato, un'idea vera, si traduca forzatamente in un'azione corrispondente; quando questo non avviene, c'è un difetto.
 
Domanda a tutti: da dove verrebbero le idee?

Secondo me dalla realtà… malgrado che molti affermano la realtà come una percezione individuale e personale, sostengo che attraverso essa posiamo arrivare alla realtà assoluta…. Ci sono alcune rappresentazioni delle idee che si possono conoscere, definire e concepire soltanto nella presenza delle sue negazioni (parlo del concetto di libertà, salute, benessere, felicità…), che si manifestano nella realtà vissuta. E queste idee non si possono conoscere a priori della realtà…


Detto ciò, vorrei fare un’altra domanda: Che cosa è la felicità? Ed esiste? (Aristotele vs Schopenhauer)

Aristotele:
La ragione conduce alla felicità
Se l'uomo è per natura un essere razionale, allora l'uso della ragione conduce alla realizzazione di sé, ovvero allo stato che dà la felicità e che rappresenta la condizione naturale dell'uomo. Essere felici non è una scommessa con la buona sorte, ma il risultato che si ottiene dal buon governo delle passioni, dall'uso della volontà e dalla misura nei desideri

La felicità è uno stato
Per Aristotele la felicità vera è quella che dura, che esige permanenza e costanza. E' uno stato della mente. Non coincide con il piacere sensibile: gli animali, per esempio, provano piacere ma non sono destinati ad essere felici perché la felicità è consapevolezza del piacere, della conoscenza e della ragione.

La felicità è un'esperienza collettiva
Aristotele è lontano dall'idea di felicità come fatto puramente privato, chiuso alle relazioni con gli altri, egoistico. La dimensione di questo raro stato emozionale deve essere aperta, intersoggettiva, pubblica, politica. Non si possono toccare le nuvole con un dito senza farsi vedere.

Schopenhauer:
Il desiderio produce infelicità
Per Schopenhauer, l'uomo è destinato all'infelicità perché desidera ciò che non può avere. La sofferenza è il suo stato naturale; la sua vita "oscilla come un pendolo tra il dolore e la noia". L'essere felici quindi è una condizione inarrivabile, non è mai un'esperienza presente: o è qualcosa che si ricorda e rimpiange o è qualcosa che si attende in eterno.

La felicità è un attimo
Per Schopenhauer la felicità sta nell'attimo, è momentanea cessazione del dolore. Il desiderio che produce malessere, nel movimento basculante della vita, cede il suo posto alla noia. In questo fugace passaggio, star bene significa non star male. Uno stato di felicità duraturo non è possibile.

La felicità è un'aspirazione individuale
L'arte di essere felici, o meglio "vivere il meno infelicemente possibile", come scrive Schopenhauer, riguarda il singolo, mai la comunità, e da singoli bisogna annullarsi, indebolire il desiderio dell'impossibile esercitandosi in una tecnica individuale e ascetica che ricorda il nirvana

Per il primo, la felicità rappresenta la condizione naturale che l'uomo può guadagnare con la ragione; per il secondo, la vita è solo dolore e sperare di non soffrire più è inutile perché si desidera sempre ciò che non si ha.


Io mi schiero dalla parte di Aristotele anche se non condivido l’idea della felicità come un'esperienza collettiva (secondo mio punto di vista, la felicità è un’esperienza individuale) … e voi?





P. S. Dalla Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America: “Noi riteniamo che tutti gli uomini sono creati uguali e che sono dotati dal loro Creatore di certi inalienabili diritti fra i quali quelli alla vita, alla libertà e al perseguimento della felicità..."

 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
La filosofia battaglia da sempre contro noi poveri umani soppraffatti dalla schiavitù dei sensi e delle opinioni popolari che i sensi stessi erroneamente imprimono nel nostro pensiero. L'invisibilità è quella caratteristica precipua della realtà che vedono i filosofi che noi comuni mortali vediamo grezza ed erronea, noi siamo ancora nella caverna e anche se ne veniamo fuori non capiamo lo stesso una mazza :mrgreen: Peggio di così! :)
 

Sir

New member


Detto ciò, vorrei fare un’altra domanda: Che cosa è la felicità? Ed esiste? (Aristotele vs Schopenhauer)




Argh! :?
Credo che "felicità" sia uno di quei termini dove si dimostra tutto il catastrofico potenziale di rischio dell'imparziale linguaggio filosofico.
Personalmente cerco di usarla il meno possibile, e sto con quei filosofi che non ne parlano o la definiscono altrimenti.
 

Mizar

Alfaheimr
PS. E non siamo troppo europocentrici per una volta, come luogo di nascita della filosofia io non la negherei un'immaginetta a questa zona qui :mrgreen:
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E no Sir !
Se proprio dobbiamo esser precisi, allora:

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Si potrebbe dire non faccia altro e non abbia fatto altro.
Filosofia è paniere di ogni scienza o visione del mondo, è intimo e comune denominatore per ogni sguardo lanciato ad indagare. Ogni limite, ogni baratro disciplinare/conoscitivo è limite alla filosofia stessa, in qualche modo; diversamente dalle altre discipline, tuttavia, il suo statuto le permette di indagarsi come oggetto della propria indagine, pensiero che riflette su se stesso. In breve, motore di ogni sapere.:
Vero, vero.
Oggi dimentichiamo spesso che le scienze (credo quasi tutte) son nate dalla filosofia. Essa è, appunto, motore o catalizzatore di saperi. E' produttiva

Con la sua 'prima domanda della filosofia', però, ha fatto le sue pessime figure.
Questo non significa che sia vero l'idealismo; ma neanche che un titano come Heidegger fosse fesso. :D
Ragazzi (D e Sir e tutti) non ho ben capit cosa intendiate quando parate di idealismo. Per piacere, dite me :W

La filosofia battaglia da sempre contro noi poveri umani soppraffatti dalla schiavitù dei sensi e delle opinioni popolari che i sensi stessi erroneamente imprimono nel nostro pensiero. L'invisibilità è quella caratteristica precipua della realtà che vedono i filosofi che noi comuni mortali vediamo grezza ed erronea, noi siamo ancora nella caverna e anche se ne veniamo fuori non capiamo lo stesso una mazza :mrgreen: Peggio di così! :)
Ghghgh lo dico sempre pure io :mrgreen:
 
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Mizar

Alfaheimr
Ma se la teoresi kantiana origina certa psicolgia, pur sempre rimane l'Intenzionalità a trasformare (nel senso strettamente etimologico) i fenomeni: abolite le barriere scientifico/cognitive, la mente rimugina, correla*, produce senso per isolati fenomeni vanamente percepiti se non conciliabili nel senso stesso; crea simboli.
Ponimo così che la realtà che conosciamo, tocchiamo, odoriamo, sia effetto di un gioco di dighe o di filtri o di "coperture" - cò che, secondo alcuni strutturerebbe la realtà come il linguaggio ma...
Ed oltre i simboli? Al di là delle nostre retine? Prescindendo da esse? Cosa vi sarebbe? Soprattutto, perchè vi sarebbe qualcosa 'oltre' e...perchè vi dovrebbe essere?*

Ricordo a tutti noi del Labirinto. Al centro dell'intrico v'è una chimera mostruosa: Asterione. Qualcuno, indecentemente, scrive di Asterione come di uno specchio. Ogni Teseo che giungesse, si troverebbe, incredulo, a combattere la più mostruosa creatura di ogni cosmo.






*Non pongo queste domande perchè ho già risposte nel taschino, ma perchè, povero me, non ne ho alcuna che mi soddisfi.
 
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