Premio Nobel Letteratura 2010

Perche' un conto e' scrivere opere di fantasia, un conto assumere la figura di intellettuale.
E allora ci vuole coerenza; non avrei potuto amare Pasolini se non fosse stato Pasolini nella vita.

E' proprio da questo presupposto, come dice Sergio, che bisogna partire per considerare quale valenza prende il premio.
Come Sergio anch'io penso che l'opera letteraria non possa essere fine a se stessa se si considera che un premio nobel viene otorgato per il valore umano che quell'autore incarna.
Non si tratta del premio Strega, nè del Campiello, né tantomeno del festival di roccacannuccia.
Qui parliamo di un premio che viene insignito al valore letterario su chiave intellettuale.
E, come leggiamo nella citazione di Sergio, un conto è scrivere opere di fantasia e un altro assumere il ruolo di intellettuale. In Italia, dopo Pasolini, nessun altro può annoverare questo ruolo.

Ora, se rileggete le motivazioni del premio e sviluppate quel senso critico che vi ho invitato ad usare, potreste capire le ragioni del premio:
«per la sua cartografia delle strutture del potere e per la sua immagine della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell'individuo»

Guardate la differenza con le motivazioni per il nobel di Saramago:
«Grazie a parabole sostenute dall'immaginazione, la compassione e l'ironia, Josè Saramago ricostruisce e rende tangibile una realtà difficile da afferrare»

Notate che la differenza di questo premio attinge all'immagine di resistenza, rivolta e sconfitta dell'individuo in un contesto che, oggi, sta tentando l'unione latinoamericana sognata dai tempi della conquista.
Immagino che di questa storia non vi interessi nulla, e mi sta pure bene considerato che vivete qui, ma tentare di capire le ragioni di un nobel politico può aiutarvi a capire cosa accade anche da questa parte di mondo.
La neo-colonizzazione vi dice qualcosa?
Se no, mi date ragione: siete lettori di narrativa e non vi interessa approfondire le parole di un intellettuale (e Vargas Llosa non lo è).

In Sudamerica c'è una grande diatriba in questi giorni, se volete sviluppare il senso critico vi traduco qualcosa.
 

Zefiro

da sudovest
una questione di metodo

Ciao Zefiro.
Grosso modo rispondendo (...) Non mi trovo molto d'accordo sul concetto di opera letteraria fine a se stessa. O almeno lo puo' essere se si tiene ben distante da certe chiavi di lettura critiche e storiche.
Ma tutte le grandi opere attingono al proprio momento e piu' profondi risvolti. (...) Se non quelli puramente letterari ( formali)

Con questo di post invece mi trovo e parecchio. Almeno credo... Al solito bisogna prima mettersi ben d'accordo e capirsi di cosa si sta parlando e discutendo.

Esistono due livelli a mio parere, il primo letterario appunto, con il caveat che non di semplice stile o fantasia o quant'altro formalisticamente parlando si tratta, ma che include in sè pregnanze inerenti la struttura dell'uomo, dentro, il suo funzionare intimo e profondo, incluso il suo rapportarsi con l'altro e/o più in generale con la realtà, col suo tempo, con la geografia e la storia dei suoi luoghi.

Altra questione invece è la lettura in chiave vuoi di attualità, vuoi storica, sociale o politica dell'opera, vuoi quanto inerisce al caso d'impegno dell'autore stesso in politica o più in generale nella socità civile. L'intellettuale attivo appunto di cui parla julia.

La mia osservazione è che esiste, (stiamo parliamo di opere di livello, va da sè..) e pesantissima, una valenza intrinseca dell'opera che trascende l'autore stesso, che nel momento che va a stampa in qualche modo e misura quasi cessa d'esser sua per diventare di ciascuno di noi, patrimonio dell'umanità intera per sempre.

Troverei insomma ben riduttivo valutare Dante, da questo punto di vista, per me importantissimo, in base all'esser suo, o del lettore, guelfo oppure ghibellino. Mi sembra evidente che se ci trovassimo hic at nunc ai tempi di Dante, a discutere sulla commedia solo ed esclusiavemente su questa base commetteremmo un errore madornale. Eppure non sarebbe stata base da poco, i rapporti stato-chiesa addirittura, ciò non di meno avremmo commesso un errore madornale.
Che non prescinde dal fatto che la Commedia sarebbe stata probabilmente diversa in universo parallelo in cui guelfi e ghibellini non fossero esistiti, che sempre di carne e sangue e concretissima vita son fatti gli autori, non prescinde dicevo, ma trascende.

Altra aspetto è il secondo livello, non meno importante ovviamente. La concretissima forma che la storia ha assunto ed assume, nelle sue declinazioni politiche e sociali, è legata a filo doppio, -e quale filo!- anche alla attività intellettuale, o meglio di concretissimi intellettuali operanti nel tempo. E vi è legata in un complicatissimo sistema di sistemi con effetti di reazione e controeazione per cui le idee, le prese di posizione, gli interventi a volte grandiose, a volte nefaste, circolano, mutano, si impongono o vengono strumentalizzate si incarnano insomma in concretissime fattualità politiche e storiche fino ad avere conseguenze immense, di portata gigantesca, danno forma agli stati, costruiscono o demoliscono governi e strutture di potere, segnano il passaggio da un'era all'altra.

Va da sè che i due piani sono profondamente tra loro interconnessi. Non potrebbe essere altrimenti. Una delle complicazioni del sistema infatti, è che ben spesso questi due piani convergono nelle medesime persone.

Sono profondamente interconnessi, dicevo. Ma esistono entrambi. Ed entrambi hanno, a parer mio, valenza di primaria ed imprescindibile grandezza e importanza. Non veder l'uno perchè polarizzati dall'altro, questo il punto che metto in discussione. Dar prevalenza all'uno dimenticando l'altro a mio modo di vedere è un errore enorme. Non per altro, si perde parecchio.

E non mi soffermo di proposito su quale piano preponderi su quale. E' un'osservazione di metodo. Se mi trovassi in questo momento a discutere con interlocutori fortemente baricentrati sul primo aspetto anzichè sul secondo, sarei qui a scrivere esattamente le stesse cose.
 
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lillo

Remember
E' proprio da questo presupposto, come dice Sergio, che bisogna partire per considerare quale valenza prende il premio.
Come Sergio anch'io penso che l'opera letteraria non possa essere fine a se stessa se si considera che un premio nobel viene otorgato per il valore umano che quell'autore incarna.
Non si tratta del premio Strega, nè del Campiello, né tantomeno del festival di roccacannuccia.
Qui parliamo di un premio che viene insignito al valore letterario su chiave intellettuale.
E, come leggiamo nella citazione di Sergio, un conto è scrivere opere di fantasia e un altro assumere il ruolo di intellettuale. In Italia, dopo Pasolini, nessun altro può annoverare questo ruolo.

Ora, se rileggete le motivazioni del premio e sviluppate quel senso critico che vi ho invitato ad usare, potreste capire le ragioni del premio:
«per la sua cartografia delle strutture del potere e per la sua immagine della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell'individuo»

Guardate la differenza con le motivazioni per il nobel di Saramago:
«Grazie a parabole sostenute dall'immaginazione, la compassione e l'ironia, Josè Saramago ricostruisce e rende tangibile una realtà difficile da afferrare»

Notate che la differenza di questo premio attinge all'immagine di resistenza, rivolta e sconfitta dell'individuo in un contesto che, oggi, sta tentando l'unione latinoamericana sognata dai tempi della conquista.
Immagino che di questa storia non vi interessi nulla, e mi sta pure bene considerato che vivete qui, ma tentare di capire le ragioni di un nobel politico può aiutarvi a capire cosa accade anche da questa parte di mondo.
La neo-colonizzazione vi dice qualcosa?
Se no, mi date ragione: siete lettori di narrativa e non vi interessa approfondire le parole di un intellettuale (e Vargas Llosa non lo è).

In Sudamerica c'è una grande diatriba in questi giorni, se volete sviluppare il senso critico vi traduco qualcosa.
Ciao Julia concordo con te e con Sergio.
L'opera non esprime soltanto il valore artitistico dell'autore, ma esprime anche le sue visioni storiche, politiche e i suoi vissuti personali. A mio parere, non si può e non si deve decontestualizzare l'opera da tutto ciò. Tuttavia, oggi, molta parte della critica letteraria destoricizza l'opera, facendo secondo me un gesto di scarsa onestà intellettuale, perchè credo che in tal modo si effettui un'azione ancor più politica ed ideologica, passando tuttavia attraverso argomentazioni apparentemente apolitiche ed asociali.
Non credere che a noi tutti non interessi la situazione attuale del Sud America, personalmente, per quanto possibile, la seguo come l'ho sempre seguita nei decenni passati; quando quest subcontinente era considerato terra di colonia per il nord ricco ..... con le tremende conseguenze che questo ha determinato (penso ad esempio al Salvador, all'Argentina, al Cile). Ed oggi guardo a questa terra come ad un luogo dove possa nascere una reale opposizione al neoliberismo imperante: non posso dimenticare Chavez a Porto Alegre
Anzi, ti faccio una proposta, perche non aprire un thread che ci aiuti a comprendere così oggi si sta muovendo in quel continente?
 

sergio Rufo

New member
Con questo di post invece mi trovo e parecchio. Almeno credo... Al solito bisogna prima mettersi ben d'accordo e capirsi di cosa si sta parlando e discutendo.

Esistono due livelli a mio parere, il primo letterario appunto, con il caveat che non di semplice stile o fantasia o quant'altro formalisticamente parlando si tratta, ma che include in sè pregnanze inerenti la struttura dell'uomo, dentro, il suo funzionare intimo e profondo, incluso il suo rapportarsi con l'altro e/o più in generale con la realtà, col suo tempo, con la geografia e la storia dei suoi luoghi.

Altra questione invece è la lettura in chiave vuoi di attualità, vuoi storica, sociale o politica dell'opera, vuoi quanto inerisce al caso d'impegno dell'autore stesso in politica o più in generale nella socità civile. L'intellettuale attivo appunto di cui parla julia.

La mia osservazione è che esiste, (stiamo parliamo di opere di livello, va da sè..) e pesantissima, una valenza intrinseca dell'opera che trascende l'autore stesso, che nel momento che va a stampa in qualche modo e misura quasi cessa d'esser sua per diventare di ciascuno di noi, patrimonio dell'umanità intera per sempre.

Troverei insomma ben riduttivo valutare Dante, da questo punto di vista, per me importantissimo, in base all'esser suo, o del lettore, guelfo oppure ghibellino. Mi sembra evidente che se ci trovassimo hic at nunc ai tempi di Dante, a discutere sulla commedia solo ed esclusiavemente su questa base commetteremmo un errore madornale. Eppure non sarebbe stata base da poco, i rapporti stato-chiesa addirittura, ciò non di meno avremmo commesso un errore madornale.
Che non prescinde dal fatto che la Commedia sarebbe stata probabilmente diversa in universo parallelo in cui guelfi e ghibellini non fossero esistiti, che sempre di carne e sangue e concretissima vita son fatti gli autori, non prescinde dicevo, ma trascende.

Altra aspetto è il secondo livello, non meno importante ovviamente. La concretissima forma che la storia ha assunto ed assume, nelle sue declinazioni politiche e sociali, è legata a filo doppio, -e quale filo!- anche alla attività intellettuale, o meglio di concretissimi intellettuali operanti nel tempo. E vi è legata in un complicatissimo sistema di sistemi con effetti di reazione e controeazione per cui le idee, le prese di posizione, gli interventi a volte grandiose, a volte nefaste, circolano, mutano, si impongono o vengono strumentalizzate si incarnano insomma in concretissime fattualità politiche e storiche fino ad avere conseguenze immense, di portata gigantesca, danno forma agli stati, costruiscono o demoliscono governi e strutture di potere, segnano il passaggio da un'era all'altra.

Va da sè che i due piani sono profondamente tra loro interconnessi. Non potrebbe essere altrimenti. Una delle complicazioni del sistema infatti, è che ben spesso questi due piani convergono nelle medesime persone.

Sono profondamente interconnessi, dicevo. Ma esistono entrambi. Ed entrambi hanno, a parer mio, valenza di primaria ed imprescindibile grandezza e importanza. Non veder l'uno perchè polarizzati dall'altro, questo il punto che metto in discussione. Dar prevalenza all'uno dimenticando l'altro a mio modo di vedere è un errore enorme. Non per altro, si perde parecchio.

E non mi soffermo di proposito su quale piano preponderi su quale. E' un'osservazione di metodo. Se mi trovassi in questo momento a discutere con interlocutori fortemente baricentrati sul primo aspetto anzichè sul secondo, sarei qui a scrivere esattamente le stesse cose.

Ciao Zefiro, comprendo benissimo quello che intendi dire. Assolutamente d'accordo quando sostieni che due sono i metodi di criterio: l'opera fine a se stessa e la sua valenza politica, sociale, filosofica.
Io, personalmente come avrai gia' capito, ritengo indispensabile - e non per una questione di puro metodo - leggere oggi giorno la letteratura come testimonianza e momento di difesa e resistenza dei diritti umani, dell'uomo, e della terra. E si, che in un certo senso sono un imperialista di cultura, ma questo imperialismo occidentale e globale non mi piace affatto perche' fondato sul non valore.
Per quanto pertiene poi il Sud America, terra di dolore e sfruttamento, questo lo ritengo non solo indispensabile ma addiritura doveroso.
Non possiamo dire di volere cambiare il mondo ( e' possibile?) e poi limitarci al piano estetico nelle piu' alte manifestazioni di esso..
Questa e' una mia personalissima opinione che non va' - in nessun modo - a scalfire il distinguo che tu hai giustamente sottolineato.
Secondo me e' soltanto una questione di scelta.
Io ho citato Pasolini non a a caso.
Adoro Pasolini perche' seppur contrario alle mie idee in tantissimi argomenti, lo ammiro per il suo impegno sia di letterato sia di intellettuale e non vi trovo nessuna distonia tra i due ruoli.
La letteratura per me e' uno specchio di quello che si e' o si e' diventati.
 

sergio Rufo

New member
Ciao Julia concordo con te e con Sergio.
L'opera non esprime soltanto il valore artitistico dell'autore, ma esprime anche le sue visioni storiche, politiche e i suoi vissuti personali. A mio parere, non si può e non si deve decontestualizzare l'opera da tutto ciò. Tuttavia, oggi, molta parte della critica letteraria destoricizza l'opera, facendo secondo me un gesto di scarsa onestà intellettuale, perchè credo che in tal modo si effettui un'azione ancor più politica ed ideologica, passando tuttavia attraverso argomentazioni apparentemente apolitiche ed asociali.
Non credere che a noi tutti non interessi la situazione attuale del Sud America, personalmente, per quanto possibile, la seguo come l'ho sempre seguita nei decenni passati; quando quest subcontinente era considerato terra di colonia per il nord ricco ..... con le tremende conseguenze che questo ha determinato (penso ad esempio al Salvador, all'Argentina, al Cile). Ed oggi guardo a questa terra come ad un luogo dove possa nascere una reale opposizione al neoliberismo imperante: non posso dimenticare Chavez a Porto Alegre
Anzi, ti faccio una proposta, perche non aprire un thread che ci aiuti a comprendere così oggi si sta muovendo in quel continente?

Sono d'accordo Lillo. Forse nelle terre piu' sfruttate puo' nascere una vera risposta , una forte resistenza, un impegno che non sia ammorbato dall'ipocrisia sfrenata dell'occidente opulente.
Mi accodo alla tua proposta a Julia pur sapendo che non posso abbracciare a priori una cultura che comunque, ad ogni modo, soffre di parecchie contraddizioni e distonie.
 

Zefiro

da sudovest
(...) l'opera fine a se stessa e la sua valenza politica, sociale, filosofica (...) e poi limitarci al piano estetico nelle piu' alte manifestazioni di esso..

Oh beh...Sergio... veramente non ho detto esattamente questo... un po' riduttivo metterla giù così non non trovi? :wink:
Si trattasse di semplice estetica (anche alta) sarebbe ben poco. Ho usato l'esempio di Dante non a caso.
Per il resto quoto tutto.

(...)
Questa e' una mia personalissima opinione che non va' - in nessun modo - a scalfire il distinguo che tu hai giustamente sottolineato. Secondo me e' soltanto una questione di scelta. Io ho citato Pasolini non a a caso (...)

...quoto tutto... Anzi no, rileggendo, proprio tutto no. Non credo sia una questione di scelta. Credo sia una questione di non tralasciare aspetti essenziali, nell'uno e nell'altro caso. Nell'essere focalizzati sull'uno e non vedere l'altro. Potremmo leggere la Commedia come ho citato, commettendo un errore enorme dicevo. Potremmo leggere gli Scritti corsari o l'articolo delle lucciole da un punto di vista puramente estetico-formale. E lo sono bellissimi. Commettendo un errore altrettanto madornale. Non credo sia questione di scelta ma di vedere e valutare tutto invece senza tralasciare nulla. Non gli aspetti vitali almeno.
 
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Ciao Julia concordo con te e con Sergio.
L'opera non esprime soltanto il valore artitistico dell'autore, ma esprime anche le sue visioni storiche, politiche e i suoi vissuti personali. A mio parere, non si può e non si deve decontestualizzare l'opera da tutto ciò. Tuttavia, oggi, molta parte della critica letteraria destoricizza l'opera, facendo secondo me un gesto di scarsa onestà intellettuale, perchè credo che in tal modo si effettui un'azione ancor più politica ed ideologica, passando tuttavia attraverso argomentazioni apparentemente apolitiche ed asociali.
Non credere che a noi tutti non interessi la situazione attuale del Sud America, personalmente, per quanto possibile, la seguo come l'ho sempre seguita nei decenni passati; quando quest subcontinente era considerato terra di colonia per il nord ricco ..... con le tremende conseguenze che questo ha determinato (penso ad esempio al Salvador, all'Argentina, al Cile). Ed oggi guardo a questa terra come ad un luogo dove possa nascere una reale opposizione al neoliberismo imperante: non posso dimenticare Chavez a Porto Alegre
Anzi, ti faccio una proposta, perche non aprire un thread che ci aiuti a comprendere così oggi si sta muovendo in quel continente?

Ciao Lillo, grazie della proposta, è un tema che mi sta a cuore e che condivido spesso con Sergio che vive, attraverso la mia esperienza, quanto accade dalle mie parti.

Penso che uno dei punti focali, oltre all'analisi dell'"intellettuale che non c'è" (è l'espressione che ho coniato per identificare una figura che, da queste parti, è venuta meno ma che non si può non considerare. Un realismo magico all'italiana?) è quello che tu chiami della "destoricizzazione" dell'opera; non solo la critica ma anche l'"uditorio" pecca di questa forma di lettura.
Una settorializzazione che deforma persino le capacità di leggere la realtà, così com'è e non come la interpretiamo.
E' per questo che confermo, con Sergio, quella necessità di coerenza che farebbe di un letterato un intellettuale.

Per tornare al premio otorgato a Vargas Llosa: il valore individuale che lo caratterizza - anche nella motivazione che è inutile riportare ancora - si contrappone ai milioni di parole, lettere, articoli e opere che molti intellettuali, ieri come oggi, hanno speso per l'unità latinoamericana.
Ora, questo novelista da strapazzo, sta vanagloriandosi dei quattro articoli infarciti di retorica neoliberista legittimati da questo riconoscimento a discapito di decenni di lotte e scomparse.
All'ignorante lettore occidentale questo non arriva - ovviamente - ma mi chiedo: sarà arrivato al lettore italiano il senso di quella motivazione?

E la mia risposta è no.
 

fabiog

New member
Intanto stabiliamo un fatto.... Chavez ha vinto le elezioni e non le ha perse.
Inoltre aspetto non meno importante è di stabilire se il premio nobel per la letteratura venga dato ai meriti letterari oppure politici di un autore. Se il premio nobel per la pace ha giustamente (almeno a mio parere) un significato politico, altrettanto non dovrebbe essere per il premio alla letteratura.
Ribadisco un dato di fatto: alcuni anni fa l'ambito premio fu dato ad un certo signor Dario Fo scatenando l'ira di una parte (non certo intellettuale) della società italiana. Quindi se allora si gridò allo scandalo non capisco perchè ora si dovrebbe tacitamente accettare un premio che solleva qualche dubbio sul suo significato

Mi sembra che in parte ti contraddici. Prima esponi, giustamente, l'idea che il premio Nobel per la letteratura non dovrebbe avere valore politico, poi però prendi l'esempio della reazione del premio Nobel a Dario Fò che fù politica giustificando in questo modo la critica, altrettanto politica, a Llosa.
Le critiche fatte a Llosa sono state prettamente politiche fino ad ora, da chi l'ha criticato non ho letto niente che sottolineasse il valore squisitamente letterario e di idee o la sua totale assenza. Personalmente ho voluto solo sottolineare il fatto per cui quando un premio di ambito intellettuale non venga assegnato a un certo tipo di autore si sollevi quella stessa ondata del premio dato anni fà a Dario Fò e personalmente lo trovo molto ironico :D.
Tornando al punto iniziale non trovo nulla di male cmq che il premio Nobel letteratura abbia anche un significato politico : fù politico il premio a Pasternak e anche a Solzenicyn. Uno scrittore può combattere attraverso le sue opere, le sue parole e le sue storie sistemi o idee non condivise contribuendo in questo modo alla dialettica e al confronto delle idee e può essere meritevole tanto quanto un autore che dà più un contributo morale.
P.S Sul fatto che poi Chavez abbia vinto si dovrebbe aprire un discorso a parte
 

Mizar

Alfaheimr
Inutile esporre ancora una volta le mie idee in merito. Mi limiterò a quotare la quasi totalità degli interventi di Zefiro ed a ricordare gente come Carlyle.

L'opera letteraria, la grande opera letteraria prescinde da e vola sopra tutto ciò che è socio-polit-etc. ..."il senso di un' opera letteraria decidendosi e manifestandosi altrove, su un piano totalmente diverso da quello delle scelte di carattere ideologico e dei comportamenti di carattere politico" come direbbe un grande intellettuale...di sinistra.


Le Passioni di Bach non son meno grandi se in esse v'è dell'antisemitismo; il metro di Withman non meno sublime se v'è del nazionalismo; la prosa di Borges, se v'è del reazionarismo; l'Angelo di Fuoco di Prokof'ev, se v'è del comunismo.
 

asiul

New member
R. FeynmanPer poter cogliere ciò che avviene a livello atomico bisogna rinunciare al
comune buon senso”.

"Lasciate ch'io vi discorra un po' dell'arte nè suoi rapporti con la morale, argomento prediletto a' critici del quarto d'ora, non senza seduzioni per il pubblico che si piace di temi sdrucciolevoli e pericolosi, e non privo affatto d'una tal quale utilità, perchè, a dirla schietta, e critici e poeti e scrittori d'ogni risma mi pare che giochino da un pezzo a non s'intendere.
La questione è ormai ridotta agli estremi, tanto che si può tradurre senza molti complimenti in queste quattro parole: Poeti porci e critici bacchettoni.
Da una parte si mugola: L'arte ha da essere sensuale; dall'altra parte si bela: L'arte ha da esser casta e pura; da un lato si vuol carne, sempre carne, non altro che carne, petti sgorganti, seni audaci, femori gloriosi, anche opulenti e tutto il resto: un macello addirittura; dall'altro lato si va in cerca del puro spirito, dell'ideale candido, del perfetto amore.

Adagio, miei cari signori, e non vadano in fretta.
L'Arte ha da esser questo, ha da esser quest'altro; l'arte s'ha a fare così o s'ha a rifare cosà.

O se io facessi una famosa per quanto semplice scoverta, e vi dicessi alla buona: l'arte non ha a esser questo, ne quello: l'arte ha da esser se stessa: l'arte si può fare e rifare in tutti i modi, purchè riesca a una cosa sola: cioè, ad esser arte. "
(Mario Rapisardi 1884 Università di Palermo)

Questo è un discorso sull'arte e la morale, ma certamente riuscirete a coglierne comunque il senso. :wink:


ah! quasi me ne dimenticavo. Quoto lo 'Zar...:)
 
Non capisco cosa c'entri il brano di Rapisardi, asiul.

Mizar, Raboni ne faceva una questione di "destra e sinistra", argomento che non ha nulla a ché vedere con quello che stiamo cercando di dire qui.
Continuate a guardare all'opera letteraria mentre vi invito a riflettere sulle ragioni del premio.

In America Latina non vige una contrapposizione netta tra "derecha/izquierda" per il semplice fatto che le sinistre si sono sgretolate.
La visione occidentale di stampo bilaterale non comprende che sta accadendo altro; e l'appoggio alle lobbies arriva attraverso forme diverse, tra cui lo schieramento di parte dei poteri con mire coloniali (potremmo fare l'elenco dei maestri dell'accademia e avere delle belle sorprese).
Lo sapevate che, dopo essersi presentato alle presidenziali in Perù ed aver perso, Vargas Llosa si trasferì sconfitto in Spagna dove chiese la cittadinanza?
Insomma, lo pseudo intellettuale che predica da lontano, alla Fallaci, per intenderci.

Idoli da decadenza occidentale.
 

asiul

New member
Non capisco cosa c'entri il brano di Rapisardi, asiul.

è un pensiero laterale...ci vuole molta immaginazione. :YY
Dovrei dare secondo le regole una settimana per la soluzione,ma facciamo un'eccezione va! :mrgreen:

L'arte è arte e non dovrebbe essere oggetto di critica nemmeno nell'(opera)arte stessa.
Figuriamoci se poi è possibile criticarne l'autore.
Il Nobel viene dato con altri fini...d'accordo. Anche il premio Strega, tanto per usare un "paradosso".

Si discute ,almeno per me è così, sul merito dell'opera non del suo autore. Al contrario potrei dire che nessuno merita questo premio.Perché chi può stabilire quale sia il pensiero giusto?


Il buon Carmelo bene avrebbe detto "qui sento puzza di dio"...e forse è proprio questo il problema quando si vuol discutere l'arte.[altro pensiero laterale :mrgreen:]



Mizar, Raboni ne faceva una questione di "destra e sinistra", argomento che non ha nulla a ché vedere con quello che stiamo cercando di dire qui.
Continuate a guardare all'opera letteraria mentre vi invito a riflettere sulle ragioni del premio.

...è proprio questo che non c'entra niente. Lasciamo a chi lo assegna il discuterne le ragioni.
Anche Capra vinse l'Oscar e non si può certo dire che non l'abbia meritato.
Sì ora dirai non è la stessa cosa un Oscar e un Nobel,ma il senso è lo stesso.
Allora mettiamola un po' più semplice.

Non me ne importa niente di cosa pensi uno scrittore o più in generale un artista. Quando guardo alla sua opera per me non è s_oggetto a/di critiche.

In America Latina non vige una contrapposizione netta tra "derecha/izquierda" per il semplice fatto che le sinistre si sono sgretolate.
La visione occidentale di stampo bilaterale non comprende che sta accadendo altro; e l'appoggio alle lobbies arriva attraverso forme diverse, tra cui lo schieramento di parte dei poteri con mire coloniali (potremmo fare l'elenco dei maestri dell'accademia e avere delle belle sorprese).

Allora dobbiamo usare lo stesso metro anche quando assegnano il premio a qualcuno che ci aggrada...
Di cosa stai discutendo dei meriti artistici e delle sue capacità come scrittore o della politica del Nobel?

Lo sapevate che, dopo essersi presentato alle presidenziali in Perù ed aver perso, Vargas Llosa si trasferì sconfitto in Spagna dove chiese la cittadinanza?
Insomma, lo pseudo intellettuale che predica da lontano, alla Fallaci, per intenderci.

E questo dovrebbe interessarmi!?mah! :roll:
Quando ci sarà una discussione sulla biografia di Vargas farò la mia critica sull'uomo e sarà comunque personale e priva di un qualsiasi valore morale/artistico.

Poi a me sembra (appena appena eh!) un filino riduttivo decidere se un nobel è meritato o no solo ed esclusivamente sulla base del fatto che l'autore sia o meno d'accordo politicamente con Chavez ... Importantissimo, ma un pochino (solo un pochino eh?) riduttivo o quanto meno irrilevante. :)

Tanto per dire..a me la Fallaci non piace come scrittrice l'ho sempre trovata troppo "ormonale".:)

Idoli da decadenza occidentale

Lo avrebbe detto anche la Fallaci :mrgreen:
 
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Sei vittima di quel settorialismo/destoricizzazione di cui si parlava con lillo.
Una visione a compartimenti stagni.
 

asiul

New member
Sei vittima di quel settorialismo/destoricizzazione di cui si parlava con lillo.
Una visione a compartimenti stagni.

Beh!prima dovresti farmi sdraiare sul lettino dello psichiatra e poi scopriresti che sono vittima di ben altro.Questo per me sarebbe il male minore... :mrgreen:

comunque cos'è una brutta malattia? :paura: :mrgreen:

e lillo chi?! questo? :mrgreen:

 

Mizar

Alfaheimr
Non capisco cosa c'entri il brano di Rapisardi, asiul.

Mizar, Raboni ne faceva una questione di "destra e sinistra", argomento che non ha nulla a ché vedere con quello che stiamo cercando di dire qui.
Continuate a guardare all'opera letteraria mentre vi invito a riflettere sulle ragioni del premio.
Devi aver proprio ragione :mrgreen::mrgreen:


Sei vittima di quel settorialismo/destoricizzazione di cui si parlava con lillo.
Una visione a compartimenti stagni.
Ha ragione julia, asiul ! :)
Dovresti aprirti al non settorialismo ed alla storicizzazione storicizzante prendendo ad esempio julia stessa :sbav:

Lectio I
Imparare a NoN guardare all'opera letteraria ma a riflettere sulle ragioni del premio

Lectio II
Imparare ad usare la aggettivazione "occidentale" in senso variamente dispregiativo. Il numero di variazioni è sintomo di qualità


...ad...
 

lillo

Remember
Beh!prima dovresti farmi sdraiare sul lettino dello psichiatra e poi scopriresti che sono vittima di ben altro.Questo per me sarebbe il male minore... :mrgreen:

comunque cos'è una brutta malattia? :paura: :mrgreen:

e lillo chi?! questo? :mrgreen:

:D:D:D divertentissimo... ha un solo difetto è troppo moderato!!!!
E non ho mai avuto un buon rapporto con Uolter :wink:.
 

asiul

New member
Ha ragione julia, asiul ! :)
Dovresti aprirti al non settorialismo ed alla storicizzazione storicizzante prendendo ad esempio julia stessa :sbav:

Lectio I
Imparare a NoN guardare all'opera letteraria ma a riflettere sulle ragioni del premio

Lectio II
Imparare ad usare la aggettivazione "occidentale" in senso variamente dispregiativo. Il numero di variazioni è sintomo di qualità

...ad...


ci sto pensando seriamente...
sai se esista un corso da qualche parte?
:mrgreen:


oh!guarda che m'offendo eh!
non chiamarmi asiul...:mrgreen:
 
Qui non si tratta di aver ragione ragazzuoli.
Si tenta di rispondere a citazioni in modo da sviluppare un po' lo spirito critico.
Comprendo che possa risultarvi difficile ma, un po' d'impegno no?

Ce la fate a spiegarvi senza fare copia/incolla?

Per quanto riguarda l'arte e la sua espressione, apriamo un nuovo 3d.
Così ci liberiamo del peruano/spagnolo nobeldecorato.
 

sergio Rufo

New member
Qui non si tratta di aver ragione ragazzuoli.
Si tenta di rispondere a citazioni in modo da sviluppare un po' lo spirito critico.
Comprendo che possa risultarvi difficile ma, un po' d'impegno no?

Ce la fate a spiegarvi senza fare copia/incolla?

Per quanto riguarda l'arte e la sua espressione, apriamo un nuovo 3d.
Così ci liberiamo del peruano/spagnolo nobeldecorato.

ho letto dell'arte.
Mah. se incriticabile si toglie proprio quello di cui l'arte ha bisogno. Il fruitore e le sue emozioni.
O aveva ragione Piero Manzoni e la sua Merda d'artista venduta in barattoli di 90 grammi numerati.
Come a dire: per voi bovinamente tutto e' arte, o uomini moderni.
Aveva ragione.
E' proprio la critica che salva l'arte.
 
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