Premio Nobel Letteratura 2010

lillo

Remember
Mi sembra che in parte ti contraddici. Prima esponi, giustamente, l'idea che il premio Nobel per la letteratura non dovrebbe avere valore politico, poi però prendi l'esempio della reazione del premio Nobel a Dario Fò che fù politica giustificando in questo modo la critica, altrettanto politica, a Llosa.
Le critiche fatte a Llosa sono state prettamente politiche fino ad ora, da chi l'ha criticato non ho letto niente che sottolineasse il valore squisitamente letterario e di idee o la sua totale assenza. Personalmente ho voluto solo sottolineare il fatto per cui quando un premio di ambito intellettuale non venga assegnato a un certo tipo di autore si sollevi quella stessa ondata del premio dato anni fà a Dario Fò e personalmente lo trovo molto ironico :D.
Tornando al punto iniziale non trovo nulla di male cmq che il premio Nobel letteratura abbia anche un significato politico : fù politico il premio a Pasternak e anche a Solzenicyn. Uno scrittore può combattere attraverso le sue opere, le sue parole e le sue storie sistemi o idee non condivise contribuendo in questo modo alla dialettica e al confronto delle idee e può essere meritevole tanto quanto un autore che dà più un contributo morale.
P.S Sul fatto che poi Chavez abbia vinto si dovrebbe aprire un discorso a parte
Mai detto che il premio Nobel per la letteratura non dovrebbe avere valore politico.
Semmai che il premio nobel, proprio per le sue caratteristiche, assume un valore non semplicemente letterario ma anche politico.
Che poi l'opera artistica possa vivere vita propria, in qualche modo svincolata dall'autore stesso è altro discorso. Per renderlo semplice ti faccio esempio di Celine e dell'opera viaggio al termine della notte; esempio, in cui a parer mio, giudizio sull'opera e su alcune vicende dello scrittore divergono totalmente
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
l'avevo detto che doveva vincere Giurato.... :YY

sicuramente avrebbe raccolto tutti i consensi su di sè sia per qualità che per impegno di vita :wink:

per quanto riguarda il giudizio sul nostro, io, pur non avendo notoriamente spirito critico, essendo bontà mia asservita ad un qualsiasi regime coloured ed essendo pure di facili costumi letterari e non, continuo a sostenere che il Nobel se lo sia proprio meritato :mrgreen:
 

asiul

New member
Qui non si tratta di aver ragione ragazzuoli.
Si tenta di rispondere a citazioni in modo da sviluppare un po' lo spirito critico.
Comprendo che possa risultarvi difficile ma, un po' d'impegno no?

Ce la fate a spiegarvi senza fare copia/incolla?

1. Di quale spirito critico parli? :??
Mi sembra che non ci sia spazio per lo spirito critico di qualcun altro che non sia il tuo e di chi la pensi come te.

2.Il copia incolla, beh!...potrei dirti che anche questa è un'arte.Ma capisci che per criticarla dovresti almeno conoscere prima le mie abitudini sessuali, le idee politiche e se per caso mi sono schierata con Chavez o no_O ti sembra troppo riduttivo?

ho letto dell'arte.
Mah. se incriticabile si toglie proprio quello di cui l'arte ha bisogno. Il fruitore e le sue emozioni.
O aveva ragione Piero Manzoni e la sua Merda d'artista venduta in barattoli di 90 grammi numerati.

L'arte non si discute. Prova a depensare quando diventi fruitore di arte(quella vera).


Come a dire: per voi bovinamente tutto e' arte, o uomini moderni.
Aveva ragione.
E' proprio la critica che salva l'arte.


Ma questa tua ragazzuolo mio è pura arte. Dovresti farne una raccolta e provare a venderle assieme ai barattoli da 90 grammi. :mrgreen:
 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
Mi rendo conto di arrivare tardi, Zef e Mizar si sono già espressi ampiamente sulla questione, intavolando buona parte del loro pensiero, per tradizione :)paura:) vicino al mio.
Davvero, non capisco la polemica intorno a questa onorificenza, quando le obiezioni non abbiano a mirare sul valore letterario dell'opera dell'autore in questione. Certo, il Nobel premio l'intellettuale, e allora? Un romanzo è cosa assai diversa dal trattato, di qualsivoglia disciplina: non seziona la realtà per analizzarla secondo metodo, non promuove alcunché che abbia il sostegno di una rigida struttura formale, delle regole, una parvenza di concretezza. Al più chi scrive condensa la sua interpretazione del reale all'unico e nobile scopo di trarne bellezza; e difatti a poco a nulla serve l'opera di un letterato nel travagliatissimo compito di comprensione e gestione del mondo: Zef citava Dante, il cui pensiero politico, la sua interpretazione, si è esaurito, eppure la cifra del suo capolavoro continua a vibrare, e splende e splenderà per molti anni a venire. Per pronunciarsi sui massimi temi, essere bravi centellinatori di romanzi non basta, occorre il pensiero lucido, serio e logico del filosofo, o dei vari scienziati, ma, ancora una volta, è una questione teleologica e metodologica. L'arte è tale perché non conosce tempo, non è passibile della superabilità, non è mai assimilabile al trattato su base storica. Esiste un topic simile, con simili posizioni espresse e finito chissà dove. Si sosteneva, mi ricordo, l'importanza straordinaria di scritti quali 'se questo è un uomo', ed io ritengo proprio questo esempio ben calzante. Perché, se da una parte Levi aveva scritto la propria denuncia, colto dalla propria urgenza divulgativa e da una irrazionalità ben comprensibile, ha poi sentito la necessità di comporre un nuovo scritto, traendolo dal precedente? Perché l'esigenza dell'artista imponeva che si trascurasse parte della Storia, perché era un taccuino di bellezza e spunti, e ricordi fissati affinché non andassero perduti: era qualcosa di molto diverso dalla testimonianza storica, per definizione lucida, precisa, completa. E difatti da qui arriveremo al Levi de 'I sommersi e i salvati'. Da una parte l'impeto d'esigenza e il valore estetico, dall'altra quello storico.
 

Zefiro

da sudovest
Ultima modifica:

Mizar

Alfaheimr
Qui non si tratta di aver ragione ragazzuoli.
Si tenta di rispondere a citazioni in modo da sviluppare un po' lo spirito critico.
Comprendo che possa risultarvi difficile ma, un po' d'impegno no?
Ma è proprio che non ce la facciamo !
Dona nobis lucem, dona nobis, dive Julia :)
 

lillo

Remember
Da fruitore delle scienze empiriche, ho la mania di sistematizzare e sintetizzare.
A mio parere la discussione si sta protraendo su due binari distinti:
1. Il premio nobel per la letteratura ha anche significati politici? Il premio a Llosa e ad alcuni altri autori hanno un significato politico? Se la riposta a queste due domande è affermativa, allora la discussione politica che si è aperta non è priva di significato, anzi ne costituisce quello più profondo e di primaria importanza.
2. Arte e politica sono interconnessi tra di loro? Vi può essere opera d’arte che non abbia anche un significato/messaggio storico/politico. Premesso che, a mio parere, unanimità non si possa avere in questa come in tutte le altre attività umane, reputo, che nella maggior parte delle opere artistiche, vi sia lo specchio, la visione, la concezione storico/politica dell’artista.
Infine concordo con il dire che alla scienza è dato obbligo di spiegare/interpretare la realtà ed all’arte lo scopo di interpretare la realtà al fine di creare bellezza. Ma questo è un principio generico, teorico che non sempre corrisponde a quello che realmente avviene nel mondo reale. Mi limito ad un solo esempio relativo alla prima affermazione: la scoperta dell’energia atomica, quale spiegazione della realtà e la costruzione della bomba atomica quale creazione di nuove realtà storico/politiche. Per quanto riguarda l’arte faccio mente locale sulle numerose opere di narrativa che hanno anche un significato di denuncia o stimolo per cambiamenti socio-politici.
 

sergio Rufo

New member
reputo, che nella maggior parte delle opere artistiche, vi sia lo specchio, la visione, la concezione storico/politica dell’artista.

Ciao Lillo, cito questo tuo passo perche' anch'io ritengo che sia cosi'. Certo, questo al contrario di altre " indiscutibilita' bovine ", e' solo un criterio di lettura di un'opera.( personale se vuoi) Vedere ed interpretare l'insieme della concezione storico politica dell'artista a meno che quest'ultimo sia una specie di marziano padre eterno venuto sulla terra ad incantarci con la sua bellezza. Le migliori opere, sono quelle che dici : lo sprone a cambiare l'uomo perche' la letteratura ha tra i suoi compiti maggiori far vivere il sentimento dell'uomo nel suo tempo.
 

Wilkinson

Member
Da fruitore delle scienze empiriche, ho la mania di sistematizzare e sintetizzare.
A mio parere la discussione si sta protraendo su due binari distinti:
1. Il premio nobel per la letteratura ha anche significati politici? Il premio a Llosa e ad alcuni altri autori hanno un significato politico? Se la riposta a queste due domande è affermativa, allora la discussione politica che si è aperta non è priva di significato, anzi ne costituisce quello più profondo e di primaria importanza.
2. Arte e politica sono interconnessi tra di loro? Vi può essere opera d’arte che non abbia anche un significato/messaggio storico/politico. Premesso che, a mio parere, unanimità non si possa avere in questa come in tutte le altre attività umane, reputo, che nella maggior parte delle opere artistiche, vi sia lo specchio, la visione, la concezione storico/politica dell’artista.
Infine concordo con il dire che alla scienza è dato obbligo di spiegare/interpretare la realtà ed all’arte lo scopo di interpretare la realtà al fine di creare bellezza. Ma questo è un principio generico, teorico che non sempre corrisponde a quello che realmente avviene nel mondo reale. Mi limito ad un solo esempio relativo alla prima affermazione: la scoperta dell’energia atomica, quale spiegazione della realtà e la costruzione della bomba atomica quale creazione di nuove realtà storico/politiche. Per quanto riguarda l’arte faccio mente locale sulle numerose opere di narrativa che hanno anche un significato di denuncia o stimolo per cambiamenti socio-politici.

io la riassumerei così :)
1) I libri del nostro sono poco letti (uno, al massimo due), ma il premio è sicuramente meritato, così è deciso :)
2) L'opera del nostro non mi interessa, ma non si può dare un nobel che assuma un valore politico per le azioni compiute dall'uomo (sarà un reazionario?) (Saramago alllora non era che un becero marxista anticattolico ? E Marquez così amico del Fidel, che uno stinco di santo pare non sia?) :)
Entrambe le contrapposte ipotesi mi lasciano perplesso :) (tanto più in un forum di libri):)
 
reputo, che nella maggior parte delle opere artistiche, vi sia lo specchio, la visione, la concezione storico/politica dell’artista.

Ciao Lillo, cito questo tuo passo perche' anch'io ritengo che sia cosi'. Certo, questo al contrario di altre " indiscutibilita' bovine ", e' solo un criterio di lettura di un'opera.( personale se vuoi) Vedere ed interpretare l'insieme della concezione storico politica dell'artista a meno che quest'ultimo sia una specie di marziano padre eterno venuto sulla terra ad incantarci con la sua bellezza. Le migliori opere, sono quelle che dici : lo sprone a cambiare l'uomo perche' la letteratura ha tra i suoi compiti maggiori far vivere il sentimento dell'uomo nel suo tempo.

E' questo il punto, secondo me. Come dice Sergio la letteratura ha tra i suoi compiti maggiori far vivere il sentimento dell'uomo nel suo tempo.
Il nobel per la letteratura deve tenerne conto.
Io ho letto tutti i libri di Vargas Llosa, una prosa semplice e provinciale. Agli ultimi posti nelle classifiche sudamericane, storie che non incidono nell'immaginario letterario.
E ho seguito tutta la sua carriera, sia politica che letteraria, leggendo in tutti questi anni i suoi articoli - saggiatene uno qui - ho avuto modo di vedere le molte facce di un letterato che si atteggia ad intellettuale.

Cosa fa di un uomo d'arte un intellettuale?
E' questo il punto: come Pasolini, l'intellettuale deve saper esprimere senza filtri ciò che guarda. La critica dev'essere limpida, coerente, attinente alla realtà.
Saramago, nel suo contesto, ha significato una voce dissidente che corrode, fa riflettere.
Vargas Llosa è riuscito, in questi anni, a dire tutto e il contrario di tutto.
E, per di più, è misconosciuto persino in questo forum.

Del perchè non era nella lista dei favoriti non vi dice niente?
 

asiul

New member
E' questo il punto, secondo me. Come dice Sergio la letteratura ha tra i suoi compiti maggiori far vivere il sentimento dell'uomo nel suo tempo.
Il nobel per la letteratura deve tenerne conto.

uhm e non è una citazione? :?

La letteratura non ha nessun compito, solo quello di essere letta, goduta, assaporata.
Leggere per il piacere e il piacere di/da leggere, nulla di più.


Io ho letto tutti i libri di Vargas Llosa, una prosa semplice e provinciale. Agli ultimi posti nelle classifiche sudamericane, storie che non incidono nell'immaginario letterario.

Finalmente,forse, un abbozzo di critica all'opera e non alla morale del suo autore.
Però...(ma tu guarda quest'antipatica di Luisa :mrgreen:)

Non è vero che non incidano nell'immaginario letterario.Anche se come tu dici, negativamente, incidono e come. Gli hanno fatto perfino vincere un Nobel!

AH!Le classifiche sudamericane.Ne terrò conto la prossima volta che sceglierò un libro.Ma scusa, non è Vargas che non si è schierato con Chavez? :roll:

E ho seguito tutta la sua carriera, sia politica che letteraria, leggendo in tutti questi anni i suoi articoli - saggiatene uno qui - ho avuto modo di vedere le molte facce di un letterato che si atteggia ad intellettuale.

Scusa (seria) e perché non apri un 3D sulla vita di quest'uomo e sulle sue scelte politiche.:) Qui alcuni di noi si ostinano a discutere la non attinenza della vita con l'opera visto che trattasi di premio alla lettertura.

Cosa fa di un uomo d'arte un intellettuale?
E' questo il punto: come Pasolini, l'intellettuale deve saper esprimere senza filtri ciò che guarda. La critica dev'essere limpida, coerente, attinente alla realtà.
Saramago, nel suo contesto, ha significato una voce dissidente che corrode, fa riflettere.
Vargas Llosa è riuscito, in questi anni, a dire tutto e il contrario di tutto.

Eh!ne conosco di gente che dice tutto e il contrario di tutto. Anche quella è un'arte.

E, per di più, è misconosciuto persino in questo forum.

Del perchè non era nella lista dei favoriti non vi dice niente?


Beh! c'è talmente tanta letteratura che qualcuno sfugge,ma sto recuperando anch'io.Gli altri invece lo hanno letto.

Mi dice solo una cosa che non ti piace. Ed è del tutto legittimo.:wink:
 
VARGAS LLOSA: MISERIA MORALE DEL PREMIO NOBEL
di Luis Arce Borja
********************************************

José Carlos Mariategui diceva che la letteratura coloniale non era peruviana, ma spagnola. Parafrasando questo pensatore, è certo che la letteratura di Mario Vargas Llosa non è peruviana ma straniera, appartiene alle grandi metropoli imperialiste. La traiettoria di questo scrittore è vasta e diversificata, ma non ha – come diceva Mariategui – una “fede appassionata e creatrice, è puro dilettantismo”. La sua vocazione è politica e accumula un percorso che poco ha a ché vedere con il talento e la creatività letteraria. Questo scrittore è reazionario ed esercita un anticomunismo primario. La sua difesa del liberismo è cieca, fanatica e lo fa da posizioni di estrema destra. Le sue pretese personali non hanno limiti né frontiere. Nel 1960 ha appoggiato la rivoluzione di Fidel Castro con l’ambizione di diventare un personaggio rinomato di questo cambiamento e, quando vide troncata la sua aspirazione, si trasformò in un feroce anticubano.

Nel 1983 si camuffò di difensore dei diritti umani ad Ayacucho, in Perù, e finì per appoggiare i militari criminali. Fare come fa Vargas Llosa, usare gli elementi estrapolati da un avvenimento storico sociale per favorire la repressione e il crimine, è trasformare la letteratura in una parafrasi oscurantista.

Separare arbitrariamente la condizione di scrittore e il comportamento sociale di un uomo è negare la relazione tra la morale e l’etica nel vissuto di ogni essere umano, quale che sia il ruolo che ricopre nella società. L’espressione del talento individuale, persino il più avanguardista, non può prescindere dai fatti primordiali che caratterizzano il suo tempo. La letteratura, la poesia e altre forme d’arte riflettono una realtà concreta, e questa esprime in vari modi i conflitti sociali più importanti che lo scrittore, sia come autore che come osservatore, vive quotidianamente. La letteratura, di qualunque genere essa sia, ha una dimensione classista e può risultare lucida o perversa, ma fuori dal contesto della lotta per la libertà, per la democrazia, si rende antiestetica, immorale e grottesca. L’arte per l’arte, senza contenuti sociali, è un’invenzione della propaganda borghese e dei meccanismi di dominio che i gruppi di potere impongono alla società. Il testo più innocente ha contenuti ideologici. E’ condizionato dalla lotta di classe ed esprime la sua posizione di fronte alla società odierna. La borghesia, così come fecero gli antichi colonizzatori, non gestisce solo l’economia, la politica, l’apparato militare, ma anche l’ideologia e la cultura. Per questo fine promuovono premi elitari, comprano scrittori e prostituiscono la creatività intellettiva.

Nell’ambito dell’alienazione culturale dei popoli, scrittori come Mario Vargas Llosa sono utili e si inseriscono nella struttura di dominio del sistema imperialista mondiale. Infatti, considerato il momento di crisi internazionale del capitalismo, con guerre imperialiste, bancarotta delle banche, milioni di disoccupati e significative resistenze popolari in tutto il mondo, non è un caso che la Commissione del Premio Nobel abbia consegnato questo premio allo scrittore Mario Vargas Llosa che, in campo politico, rappresenta le forze più destrorse e fasciste dello scenario politico d’Europa, Stati Uniti ed America Latina.

A riguardo, il giornale spagnolo di destra ABC ha titolato: Mario Vargas Llosa “Nobel dell’orgoglio ispanico”. Alan García Pérez, l’attuale presidente del Perù, ha segnalato: “Un grande giorno, perché il mondo riconosce la chiara intelligenza e la volontà libertaria e democratica di Mario Vargas Llosa”. Il parlamento peruviano, un ladrocinio della corruzione, ha reso pubblico il suo saluto al premiato scrittore. L’ufficio per gli Affari dell’Emisfero Occidentale del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha annunciato che Vargas Llosa è un “maestro della lingua spagnola” e che è “amico” degli Stati Uniti. E così, senza sosta, sono piovuti i convenevoli e i saluti per questo scrittore peruviano. Persino Carlos Alberto Montaner, anticubano e agente della CIA, ha espresso la sua felicità per la decisione dell’Accademia svedese.

Il nobel per Vargas Llosa è la ricompensa allo scrittore servile trasformato in simbolo culturale dalla decadente borghesia internazionale. Se il Nobel per la Pace del 2009 a Barack Obama ha confermato il discredito di questo premio, questo che è stato appena otorgato a Vargas Llosa rappresenta un’altra forma di mostrare la ricompensa che ricevono scrittori complici di abominevoli massacri, invasioni militari e violazioni dei diritti umani. Questo scrittore ha appoggiato la brutale aggressione imperialista contro l’Iraq, che secondo quanto riporta la britannica Opinion Research Business, fino al settembre 2007, ha causato la morte di 1.200.000 persone morte a causa dell’invasione militare. Tra giugno e luglio 2003, Vargas Llosa andò in Iraq per conto degli invasori. Lì, sotto la protezione delle forze militari degli Stati Uniti, scrisse una serie di articoli nauseabondi con il proposito di giustificare il massacro e l’invasione a nome della democrazia e della libertà. Questi testi, che nulla hanno da invidiare ai reporter nazisti della seconda guerra mondiale, sono pieni di falsità e segnalano, tra le altre cose, che tutta la sofferenza che l’azione armata ha inflitto al popolo iracheno è minima in confronto all’orrore vissuto con Saddam Hussein. “Adesso, per la prima volta nella sua lunga storia”, disse questo scrivente, “Iraq ha la possibilità di rompere il circolo vizioso di dittature in cui è vissuto e, come la Germania e il Giappone alla fine della seconda guerra mondiale, di inaugurare una nuova tappa, assumendo la cultura della libertà…”.

Mario Vargas Llosa, con la stessa tempra senza scrupoli con cui ha sostenuto gli abominevoli crimini imperialisti, ha avuto relazione con i personaggi più fascisti d’Europa. Si sente vicino al franchista José María Aznar in Spagna e a François Revel, ideologo neofascista che difende gli “aspetti positivi” della collaborazione durante la seconda guerra mondiale tra il governo francese e Adolf Hitler. In Cile appoggia il presidente di destra Sebastián Piñera, in Colombia ha difeso Álvaro Uribe (ex presidente di questo paese), un personaggio legato al narcotraffico internazionale e appoggiato dagli Stati Uniti. Vargas Llosa, parlando di Uribe, ha detto: “Credo che Uribe sia stato un presidente magnifico; tirando le somme, il suo governo sarà considerato come uno dei più grandi nella storia della Colombia”. Pubblicamente si dichiara un “difensore” del governo di Alan García, un presidente corrotto e repressivo. Su di lui pesano capi d’accusa come corruzione, organizzazione di gruppi paramilitari, eccidi di massa di prigionieri (1986) e recenti massacri di contadini nella selva peruviana. Vargas Llosa, nel riferirsi a lui ha detto “sono una persona che difende il suo secondo governo”.

Il Perù, come nessun altro paese, è testimone della miseria totale dello scrittore Vargas Llosa. Nel suo paese è stato complice dei gruppi di potere, dei governi corrotti e delle forze armate criminali. In diverse occasioni è stato accusato di evasione e di plagio. E’ vincolato all’Opus Dei ed è unito ai politici conservatori. Nel 1990, come candidato presidenziale, è stato leader del FREDEMO (fronte democratico) che raggruppò tra gli altri, il Partito popolare cristiano e Azione Popolare, due organizzazioni di destra che sono responsabili storiche della bancarotta e della rovina della società peruviana. Ma la sua maggior prova di complicità con i crimini organizzati dallo Stato è il caso Uchuraccay.

Nel 1983, per decisione del governo di Fernando Belaúnde, fu eletto presidente di una commissione per “indagare” sul massacro di Uchuraccay, una comunità andina situata nel dipartimento di Ayacucho, in cui furono assassinati selvaggiamente 8 giornalisti e una guida di quei luoghi. L’eccidio fu eseguito dalla Ronda Campesina di questa comunità, organizzazione che dipendeva dal Commando Militare della zona che, a quel tempo, era diretto dal generale Clemente Noel, un militare accusato di crimini di guerra. E’ stato Noel a stabilire in Ayacucho prigioni clandestine in cui centinaia di prigionieri accusati di sovversione sono stati torturati, mutilati e desaparecidos.

Finora nessun peruviano dimentica il dossier “Uchuracay Vargas Llosa”. La sua vergognosa versione è concentrata sulla protezione al generale Noel, ai militari, al governo e alle criminali Rondas Campesinas. Alla fine, come se si trattasse dell’ultimo paragrafo di un romanzo disse: “siamo tutti colpevoli”.

Luis Morales, un giornalista de El Diario, che sarebbe stato assassinato in seguito da un comando paramilitare del governo, scrisse nel 1985 su Vargas Llosa e la sua commissione. “Tutto il pasticcio della Commissione Vargas Llosa è messo a nudo dai familiari indignati dei giornalisti scomparsi. Mettono in chiaro che questa Commissione è servita soltanto per rendere torbide, in modo calcolato, le indagini, per impedire il veridico chiarimento dei fatti, il processo ai veri colpevoli e affinché quanto scritto da Vargas Llosa renda in profitto personale e faccia guadagnare soldi al costo dei cadaveri dei giornalisti assassinati”. (El Diario, 8 marzo 1985)
 

sergio Rufo

New member
Articolo interessante.

Separare arbitrariamente la condizione di scrittore e il comportamento sociale di un uomo è negare la relazione tra la morale e l’etica nel vissuto di ogni essere umano, quale che sia il ruolo che ricopre nella società. L’espressione del talento individuale, persino il più avanguardista, non può prescindere dai fatti primordiali che caratterizzano il suo tempo. La letteratura, la poesia e altre forme d’arte riflettono una realtà concreta, e questa esprime in vari modi i conflitti sociali più importanti che lo scrittore, sia come autore che come osservatore, vive quotidianamente. La letteratura, di qualunque genere essa sia, ha una dimensione classista e può risultare lucida o perversa, ma fuori dal contesto della lotta per la libertà, per la democrazia, si rende antiestetica, immorale e grottesca. L’arte per l’arte, senza contenuti sociali, è un’invenzione della propaganda borghese e dei meccanismi di dominio che i gruppi di potere impongono alla società. Il testo più innocente ha contenuti ideologici. E’ condizionato dalla lotta di classe ed esprime la sua posizione di fronte alla società odierna.


Quello che sostenevo.
La letteratura e' assolutamente interpretazione dell'uomo nel suo tempo, se vuole essere vera letteratura.
L'arte per l'arte, almeno nel mondo delle lettere, e' una finzione senza senso
 
Infatti, al di là degli aspetti biografici, diventa indispensabile avere chiari i linguaggi e le "voci" che l'autore vuole rappresentare.
Quell'antiestetismo è il risultato di un'espressione conservatrice, poco realista e persino servile.
Si gioca tutta qui la differenza tra letterato ed intellettuale e, si sa, gli intellettuali in Italia restano nell'ombra. O non ci sono più?
 

lillo

Remember
Infatti, al di là degli aspetti biografici, diventa indispensabile avere chiari i linguaggi e le "voci" che l'autore vuole rappresentare.
Quell'antiestetismo è il risultato di un'espressione conservatrice, poco realista e persino servile.
Si gioca tutta qui la differenza tra letterato ed intellettuale e, si sa, gli intellettuali in Italia restano nell'ombra. O non ci sono più?
l'ultimo rimasto è Claudio Magris... gli altri se li sono fagocitati la televisione, il berlusconismo con l'asservimento al padrone e il neoliberismo.
 

franceska

CON LA "C"
Ve ne prego, vade retro la politica!!! Purtroppo mi devo ripetere perché l’ho già scritto in qualche altro post (non ricordo quale), la letteratura, così come ogni forma d’arte, e qui mi dispiace caro Sergio Rufo sono in totale disaccordo su ciò che hai scritto, non dovrebbe ASSOLUTAMENTE essere usata politicamente, da nessuno!
Per me l’arte pregna di politica è un’invenzione dei meccanismi di dominio che i gruppi di potere, destra o sinistra non importa, impongono alla società. Praticamente l’esatto opposto di ciò che affermi tu.
Per quanto riguarda Vargas Llosa, potrebbe essere il peggiore degli uomini (cavoli suoi) ma se ha scritto qualcosa di buono saprò comunque apprezzarlo. Anche a Garcia Marquez, è stato detto di tutto e di più, ciò non toglie che per me scrive da dio, pur essendo stato accusato del peggiore dei discrediti.
E se chi ha scritto un libro è rosso o nero, a me poco importa quando leggo. Se ha scritto giusto del rosso, ben venga e se ha scritto giusto del nero, ben venga alla stessa maniera, non si può eliminare uno o l’altro solo per partito preso, a volte ascoltare più campane può essere utile a farci riflettere.
Non volevo dire la mia prima di leggere almeno un libro di questo autore ma mò con sta politica m’avete rotto!
 

sergio Rufo

New member
Politica?

Io non ho mai parlato di politica in senso stretto.
Semmai ho detto e scritto che per me un autore deve rispecchiare nella sua opera il sentimento del suo tempo. E per interpretazione del suo tempo, non intendo dire la situazione politica dominante, che sia di destra, sinistra, rossa, nera, gialla, ma bensi' l'animo e lo spirito che in quel periodo, in quella cultura, rappresentano i modelli di riferimento per una possibile tavola di valori.
Probabilmente diamo un significato diverso alla parola "politica", se vuoi usare questo termine: tu la intendi - stricto sensu - con una valenza da polo di potere che detiene le direttive governative di quel momento ( quasi partitica o di schieramento di qui' e di li') io la intendo , invece, in una accezione piu' ampia: come movimento ed energia dell'uomo ( o di una societa') in un contesto storico che abbraccia un piu' ampio campo di analisi: la religione, i costumi, le filosofie, le tavole di valori, i contenuti psicologici ed emotivi, le scelte di gruppo o individuali, gli aspetti economici, gli aspetti sociali, i comportamenti inter-relazionali,ecc.ecc.)
E credo che un autore debba necessariamente, per onesta' intellettuale, essere coerente tra quello che scrive e quello che dice.
Anche a costo di risultare antipatico o impopolare.
Dunque, per evitare malintesi, mettiamoci d'accordo sul significato della parola " politica"
In senso stetto ti do' ragione: ad esempio amo Pasolini ( di sinistra) e ho letto con fortissimo interesse Julius Evola ( Filosofo di estrema destra ma in senso classico e non partitico). Anche a me non interessa il colore della penna.
Adoro Saramago che e' quasi marxista e io non lo sono affatto.
Quello che si vuol dire e' per l'appunto molto semplice: alcuni autori, di qualsiasi schieramento siano a livello politico, risultano -proprio perche' onesti- trasparenti e limpidi anche in quello che scrivono: ma non e' nemmeno una scelta libera, e' un'innata auto-riflessione nella loro scrittura. Decodificano la realta' non solo vivendola ma trasportandola , per necessita', sulla pagina scritta. Volessero fare il contrario non vi riuscirebbero perche' allergici ad una dis-verita' storica sociale.
Prendi Scritti Corsari di un Pasolini e leggi la sua critica alla sinistra, a quell'italia proletaria , a quell'italia comunista che voleva abbattere la borghesia!- proprio lui che destava tutto cio' che e' basso-borghese - con quanto candore intellettuale rivolgeva a se stesso e ai suoi compagni la stessa rigorosa severita' di giudizio, di critica, di analisi.
Un puro, insomma, perche' NON stava facendo politica, ma interpretava ed interiorizzava il sentimento di quegli uomini in quella lotta sociale.
Cosa che non si puo' dire di un Llosa, nonostante i suoi bei romanzi.
 

lillo

Remember
Ve ne prego, vade retro la politica!!! Purtroppo mi devo ripetere perché l’ho già scritto in qualche altro post (non ricordo quale), la letteratura, così come ogni forma d’arte, e qui mi dispiace caro Sergio Rufo sono in totale disaccordo su ciò che hai scritto, non dovrebbe ASSOLUTAMENTE essere usata politicamente, da nessuno!
Per me l’arte pregna di politica è un’invenzione dei meccanismi di dominio che i gruppi di potere, destra o sinistra non importa, impongono alla società. Praticamente l’esatto opposto di ciò che affermi tu.
Per quanto riguarda Vargas Llosa, potrebbe essere il peggiore degli uomini (cavoli suoi) ma se ha scritto qualcosa di buono saprò comunque apprezzarlo. Anche a Garcia Marquez, è stato detto di tutto e di più, ciò non toglie che per me scrive da dio, pur essendo stato accusato del peggiore dei discrediti.
E se chi ha scritto un libro è rosso o nero, a me poco importa quando leggo. Se ha scritto giusto del rosso, ben venga e se ha scritto giusto del nero, ben venga alla stessa maniera, non si può eliminare uno o l’altro solo per partito preso, a volte ascoltare più campane può essere utile a farci riflettere.
Non volevo dire la mia prima di leggere almeno un libro di questo autore ma mò con sta politica m’avete rotto!

Cara Franceska ecco il discorso di Pericle agli ateniesi (461 AC)
Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.
 
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