Robecchi, Alessandro - Questa non è una canzone d'amore

qweedy

Well-known member
«Milano non è una città da guardare ad altezza d’occhi» racconta Alessandro Robecchi. «Per capirla davvero bisogna guardare in basso, dove i seminterrati si riempiono di traffici, magazzini, laboratori, (…) oppure bisogna guardare in alto, dove i palazzi del primo Novecento sono cresciuti come per levitazione». Tra la Milano di sotto e quella di sopra si svolge una storia irrefrenabile di delitti e scherzi del destino, che vede in azione un gruppo vario e strampalato di personaggi che bene raccontano lo stato delle cose, quel misto assurdo e a tratti esilarante di fortuna e disgrazie, ricchezza e povertà, violenza e moralità. Un fortunato autore televisivo ha abbandonato la trasmissione cui deve il successo. Si chiama Crazy Love e racconta la vita sentimentale della «né buona né brava gente della Nazione». Sotterfugi, tradimenti, odio, passioni e rancori, al motto di «Anche questo fa fare l’amore». Un enorme successo, ma lui non ne può più. Mentre è felice e orgoglioso della sua scelta, una sera gli si presenta in casa un tizio che cerca di ucciderlo. Tre dita di un buon whiskey di 14 anni gettate in faccia al malintenzionato gli salvano la vita. Ma da qui in poi è un disastro. Una coppia di killer colti e professionali, due zingari in cerca di vendetta, una giovane segugia col cuore in frantumi, collezionisti e contrabbandieri di souvenir nazifascisti, qualche morto di troppo: questo di Robecchi è un giallo e una commedia, tra Sanantonio e Scerbanenco, lo Zelig e le canzoni di Enzo Jannacci. Una commedia nera, piena di suspense, di sorprese e paradossi. Raccontata da una voce caustica e cattiva, che tutto commenta e descrive con acuminata ironia, ma che si ferma anche a scrutare nel cuore dei personaggi, nel buio e nella luce della loro vita di inchiostro."

Carlo Monterossi, il protagonista, è un autore televisivo di successo, creatore del programma televisivo cult "Crazy Love" (cinico esempio di tv spazzatura, la cosiddetta "tv del dolore"), condotto dalla star Flora de Pisis, evidentissimo clone di una Barbara d'Urso dei nostri giorni.
Il Monterossi si trova, suo malgrado, coinvolto per sbaglio, per sfortuna o per destino, in una vicenda di vendette personali che si incrociano con loschi affari di un esaltato criminale neo nazista un po' pasticcione, ricercato per motivi diversi da due sicari professionisti e da due zingari. Sullo sfondo la Milano delle periferie, dei campi rom, che si alterna alla Milano borghese e apparentemente sicura dove vive lo stesso Monterossi.

Questo primo romanzo (ce ne sono altri 5) non mi è piaciuto molto, è tutto troppo "esagerato", inverosimile. Ad altri però potrebbe piacere.
Voto tra 2 e 3.
 
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MonicaSo

Well-known member
Sono assolutamente d'accordo con te.... esagerato è la parola giusta... e anche la scrittura di Robecchi non mi piace molto.
Nonostante ciò ho deciso di riprovare, dopo aver letto alcune recensioni, e ho iniziato Flora. Sperem...
 

isola74

Lonely member
Mi aspettavo di meglio. La storia si fa troppo ingarbugliata a un certo punto e pian piano sempre più inverosimile. Peccato, bastava non alzare troppo il tiro.
Non so se leggerò gli altri della serie.
 
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