Esposito, Francesca Marzia - Corpi di ballo

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Anita e Miriam sono le due ballerine di punta di un’importante compagnia di danza classica. Hanno lo splendore e l’energia dei vent’anni, ma hanno qualcosa in più delle loro coetanee: la leggerezza, la capacità di spiccare il volo. E qualcosa in meno: la danza fagocita le loro vite e spazza via tutto il resto. Si allenano molte ore al giorno, e il tempo che rimane è dedicato alla cura del corpo e alla ricerca di nuovi modi per rendersi impermeabili al cibo. Le uniche incursioni del mondo esterno nel loro appartamento sono le visite notturne del ragazzo di Miriam e di un suo amico strambo con la fissa per la scrittura, oltre ai messaggi degli ammiratori che Miriam ha collezionato sui social network pubblicando le sue foto. Anita considera Miriam talentuosa e carismatica, è convinta che sia una ballerina migliore di lei, ne è sedotta e al tempo stesso non può fare a meno di invidiarla, di sentirsi sottilmente in competizione con lei. L’estate è appena cominciata, insieme alle prove per Ondine, il nuovo balletto che la direttrice della compagnia – un’ex ballerina ossessionata dalla perfezione e dalla magrezza delle sue allieve – ha deciso di mettere in scena. Gli allenamenti sono massacranti, Anita è sempre più stanca, sotto pressione, gelosa della palese predilezione dell’insegnante per Miriam. Un giorno che sembra uguale agli altri, mentre le ragazze fanno la spesa dopo una lunga sessione di prove, Miriam si accascia al suolo e perde i sensi.
Questo evento è destinato a cambiare per sempre la vita di Anita, mandando in frantumi tutte le sue certezze, a cominciare dal rapporto col proprio corpo. È l’inizio, per lei, di un cammino accidentato di ricostruzione della propria identità.
Nel mondo della danza le leggi che valgono là fuori si annullano, la parola perfezione ha un significato diverso, che si avvicina molto al concetto di sparizione: “Quando si balla si azzera la distanza tra la vita e la morte, ci si innalza al di sopra dell’ovvio e del normale, e per farlo occorre ridursi a meno corpo possibile”. È quello che Francesca Marzia Esposito riesce a fare con la sua scrittura leggera, plastica, delicata – a tratti cruda, feroce: ci porta lì dentro con sé, e di quel mondo ci fa sentire la fame, la violenza, l’assoluta vertigine.

La perfezione si avvicina molto al concetto di sparizione. Ecco, questa è stata l'idea che più mi ha colpita in un libro già di per sé destabilizzante. Mi sono chiesta, leggendo, come si arrivi ad incanalare un'idea di perfezione così avulsa rispetto a quella comune, canonica. Come si arriva a pensare che, per amore della danza, il proprio corpo va cambiato, rimpicciolito, annientato, reso invisibile? Come si arriva a "nutrirsi" di un frutto seguito da bustine di lassativo o dita in gola… perché diversamente non si può danzare? Perché il proprio corpo è sbagliato, non va bene per la scena? Basta un'insegnante con l'ossessione per la perfetta magrezza? Io ne dubito, ma non giudico, non posso né voglio farlo e neppure Francesca Marzia Esposito – che questo mondo lo conosce molto più di me – lo fa mai. Lei si "limita" a raccontarci il viaggio infernale di due danzatrici, due ragazze, verso la perfezione e quindi, paradossalmente, verso la sparizione. Non servono giudizi qui, serve cercare di capire e, magari, di cambiare qualcosa, se possibile. Anita e Miriam, brave, belle, più amiche di quanto sappiano, sempre in apparente competizione, sempre messe a confronto, sono l'emblema dei sacrifici durissimi che si fanno per ciò che si ama; ci mostrano dove possono arrivare tenacia e abnegazione che non sarebbero di per sé negative, se non spingessero a mettersi a rischio. Miriam, la perfetta, instancabile, inarrivabile Miriam, non regge e Anita, che fino ad allora la odiava e l'amava, la detestava e l'ammirava, si ritrova a dover fare i conti con se stessa, il suo corpo, la sua incredibile somiglianza a Miriam, la direzione da dare al resto della sua vita.
Non vi dirò se questo libro è bello o brutto… ciò che so io è che ho apprezzato molto la scrittura di Francesca Marzia Esposito, così cruda, pregnante, adatta al pathos continuo di questa storia; la storia in sé è un pugno nello stomaco, è troppo difficile da assorbire così, su due piedi e di sicuro non si può giudicare in due parole affrettate. Tutto il resto di questo libro importante, perciò, lo dovrete scoprire da voi… è soggettivo… a me non resta, in tutta sincerità, che invitarvi davvero a farlo.
 
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