Ondine
Logopedista nei sogni
Protagonista del racconto è Clelia, una ragazza povera di Torino che parte per Roma per migliorare la propria vita, avere soldi e un po' di successo. Dopo 17 anni torna a Torino e apre un negozietto di sartoria alla moda romana. Il suo sogno si realizza e lei, che una volta era povera, si trova socialmente più in alto, all'interno di una società alla quale sempre desiderava appartenere. Ma avendo scoperto il mondo borghese, lo trova noioso, vuoto, senza senso. Il libro è pieno di critiche che Clelia esprime sulla gente cinica e fredda della borghesia. Tuttavia anche se vede la vacuità di quel mondo non sa più rinunciarvi e quando deve scegliere tra l'amore per un operaio e la sua carriera, dice no al proprio cuore e preferisce non rinunciare alla propria indipendenza e ai propri successi professionali, raggiunti con tanto sacrificio. La protagonista sa di essere abbastanza forte per resistere al suo tormento interiore, al contrario di Rosetta, personaggio verso cui ho provato una profonda compassione. Clelia secondo me potrebbe rappresentare la parte più forte di Pavese mentre Rosetta la parte più fragile. La scansione temporale del romanzo è breve, da carnevale a pasqua, un lasso di tempo altamente simbolico: il carnevale è frivolezza, il poter diventare ciò che si vuole, nascondendosi dietro una maschera, la pasqua rappresenta la resurrezione, il tornare ciò che si era (quando a Torino Clelia rincontra una sua vecchia amica d'infanzia, di una classe sociale inferiore alla sua, si rende conto che il mondo povero della classe proletaria è un mondo autentico). Un altro aspetto simbolico è la scelta di Rosetta di affittare lo studio di un pittore impersonificando così la morte dell'arte in cui ormai Pavese forse non credeva più (anche qui ritroviamo l’ambiente artistico e bohemien dei pittori). In questo racconto gli uomini appaiono e spariscono senza far troppo rumore, sono le donne ad essere protagoniste e ognuna di loro si trova a dover fare una scelta, accettare o rinunciare a determinate cose. La ricerca di dare un senso alla propria vita implica un conflitto interiore a cui ognuno risponde in modo diverso, mi sembra questo il messaggio, e comunque noto che, in generale, il finale dei romanzi di Pavese è aperto e questo mi piace molto.