Galbraith, Robert - Sangue inquieto

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Il nuovo caso arriva nelle mani di Cormoran Strike in una buia serata d'agosto, davanti al mare della Cornovaglia, mentre è fuori servizio e sta cercando una scusa per telefonare a Robin, la sua socia. In quel momento tutto desidera tranne che parlare con una sconosciuta che gli chiede di indagare sulla scomparsa della madre, Margot Bamborough, avvenuta per giunta quarant'anni prima. Un cold case più complesso del previsto, con un serial killer tra i piedi e un'indagine della polizia a suo tempo molto controversa, fra predizioni dei tarocchi, testimoni sfuggenti e piste scuramente intrecciate.

Sangue inquieto, quinto capitolo della bellissima serie Le indagini di Cormoran Strike, è un giallone lungo e corposo su cui ho un'opinione quantomai controversa. Adoro tutto di questa serie, i protagonisti, i comprimari, il modo di indagare lento e pacato, le descrizioni di luoghi, eventi e personaggi in modo a dir poco puntuale, la cura dei dettagli, persino la lunghezza dei romanzi che permette di dedicare alla lettura il giusto tempo… stavolta, però, in più punti mi sono sentita persa, smarrita, persino sul punto di chiudere il libro e rimandare la lettura ad un altro momento… cosa impensabile, per quanto mi riguarda, per un poliziesco. Il problema principale che poi racchiude tutti gli altri, a mio parere, è che Galbraith – alias J. K. Rowling, lo ricordiamo per i più smemorini – ha decisamente voluto strafare: un tomo di più di mille pagine con quella narrazione lenta che tanto mi era piaciuta nei romanzi precedenti, ma anche con una quantità di personaggi, storie, cambi di versione, ricordi mutevoli… decisamente difficile da seguire e da gestire. Ho avuto, in più punti, l'impressione che ci fosse uno stallo nella trama, non vedevo vie d'uscita. Il finale, poi, l'ho trovato sorprendente, sì, ma non incisivo quanto avrei sperato dopo cotanto impianto narrativo… per capirci, avrei voluto qualcosa che mi facesse saltare dalla sedia, che mi facesse pensare "ah, ecco dove voleva arrivare, magia magia!"… non l'ho trovata.
Ecco, dopo questa sfilsa di considerazioni non propriamente esaltanti, vengo ora a dirvi che il romanzo mi è comunque piaciuto. Cosa mi sia piaciuto di preciso non lo so neanch'io, ma non mi sento di dire che sia un flop, una battuta d'arresto né tantomeno che abbandonerò la serie. Anzi, continuerò a leggere i volumi che arriveranno con la stessa voracità, ad attenderli con la stessa trepidazione, sebbene anche con un pizzico di timore in più per ciò che mi attenderà. Strike e Robin li ho trovati in sintonia come e più del solito, il cold case era interessante sebbene vi prendessero parte troppi personaggi… dai, tutto sommato, non un cattivo libro.
 
Alto